+Dark & Gothic Lolita+

Posts written by Valene

view post Posted: 23/9/2005, 17:34 Cosa state ascoltando?! - DARKWHISPERS...
Lady Sadness-Under medusa shadow
Him: Gone with the sin live
69 eyes Lost boys
view post Posted: 23/9/2005, 12:31 LAST QUARTER (KAGEN NO TSUKI) - ASIAN MOVIES
ahhhhhhhhhh l'ho vistoooooooo x ben due sere di seguito (x capire meglio la trama...sapete e' dura guardar le immagini ascoltare dialoghi in giapponese e poi leggere i sottotitoli in inglese^^) cmq devo dire che rispecchia proprio il manga e che e' davevro carino cm film...la canzone tema portante del film "cape of storm" di Hyde e' bellissimaaaa lui e'...stuppendo e la ragzza pure cn abiti stupendi poi....davvero bello^^
view post Posted: 20/9/2005, 18:42 Mary Shelley - Arte e Letteratura Oscura
MARY SHELLEY

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CREDITS: GOOGLE, WIKIPEDIA.IT

Mary Shelley, nata Mary Wollstonecraft Godwin (Londra, 30 agosto 1797 – Londra, 1º febbraio 1851), è stata una scrittrice, saggista e filosofa britannica.
Figlia della filosofa Mary Wollstonecraft, antesignana del femminismo, e del filosofo e politico William Godwin, a 16 anni si dichiarò a Percy Bysshe Shelley, all'epoca già sposato, e i due fuggirono in Europa.

A 18 anni scrisse quello che viene considerato il primo romanzo gotico di fantascienza, Frankenstein (Frankenstein: or, The Modern Prometheus), pubblicato nel 1818.
Fu curatrice di diverse pubblicazioni postume del marito, che contribuì a far conoscere e comprendere.
Studi recenti si sono concentrati su opere meno conosciute dell'autrice, tra cui romanzi storici come Valperga (1823) e The Fortunes of Perkin Warbeck (1830), romanzi apocalittici come L'ultimo uomo (1826), e gli ultimi due romanzi, Lodore (1835) e Falkner (1837).

Altri suoi scritti meno conosciuti, come il libro di viaggi A zonzo per la Germania e per l'Italia (1844) e gli articoli biografici scritti per la Cabinet Cyclopedia di Dionysius Lardner (1829-46), contribuirono a supportare l'opinione che Mary Shelley rimase una politica radicale per tutta la sua vita. Le opere di Mary Shelley sostengono spesso gli ideali di cooperazione e di comprensione, praticati soprattutto dalle donne, come strade per riformare la società civile.
Questa idea era una diretta sfida all'etica individualista-romantica promossa da Percy Shelley e alle teorie politiche illuministe portate avanti da William Godwin.

Biografia
Infanzia


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Ritratto di Mary Shelley (particolare) di Richard Rothwell (1840) esposto alla Royal Academy, accompagnato dai versi di dedica del poema La Rivolta dell'Islam di Percy Shelley in cui Mary viene definita "Figlia dell'amore e della luce".[1]

Mary Wollstonecraft Godwin nacque a Somers Town, Londra, nel 1797, secondogenita di Mary Wollstonecraft, filosofa e promotrice dei diritti delle donne antesignana del femminismo, e primogenita del saggista e scrittore politico William Godwin.

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Diario di William Godwin che riporta la data di nascita di Mary (sulla colonna sinistra, quarta sezione) "Birth of Mary, 20 minutes after 11 at night"

Mary Wollstonecraft morì di setticemia dodici giorni dopo aver messo al mondo Mary.
Godwin fu così lasciato solo con la piccola Mary e Fanny Imlay, figlia primogenita della Wollstonecraft, alla quale decise di dare il proprio cognome[2] crescendola come fosse figlia propria.

Un anno dopo la morte della moglie Godwin pubblicò Memorie dell'autrice della Rivendicazione dei diritti della donna (1798), con cui intendeva rendere omaggio al ricordo della moglie.
Il contenuto dell'opera fu tuttavia considerato immorale a causa delle relazioni extraconiugali e dei figli illegittimi della Wollstonecraft, ripercuotendosi così sulla fama e sulle opere dell'autrice.
Mary Godwin lesse queste memorie e le opere di Mary Wollstonecraft, il che contribuì a rinsaldare l'affetto di Mary nei confronti del ricordo della madre.[3]

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Il Polygon (sulla sinistra) a Somers Town, tra Camden Town e St Pancras, dove Mary nacque e trascorse la sua infanzia.

I primi anni della vita di Mary furono felici, giudicando dalle lettere di Louisa Jones, governante e badante di William Godwin.[4]
Godwin tuttavia era spesso in debito e, convintosi di non essere in grado di badare da solo a due bambine, cambiò le sue idee sul matrimonio decidendo di contrarne un secondo[5]; dopo due proposte fallite di matrimonio a due conoscenti[6] Godwin sposò la sua vicina di casa Mary Jane Clairmont, una casalinga con due figli illegittimi avuti probabilmente da due diversi compagni[7], Charles Gaulin Clairmont e Claire Clairmont.[8]

Molti degli amici di Godwin disprezzavano la nuova moglie, descrivendola spesso come una persona corrucciata e litigiosa[9], ma Godwin le era devoto e il matrimonio ebbe successo;[10] la piccola Mary Godwin invece detestava la sua matrigna.[11]
Il biografo di Godwin, C. Kegan Paul, suggerì che forse la signora Godwin favoriva i propri figli a scapito di quelli della Wollstonecraft.[12]

Nel 1805, dietro suggerimento della moglie, i coniugi Godwin fondarono una casa editrice per l'infanzia, la Juvenile Library, che pubblicò opere come Mounseer Nongtongpaw (opera attribuita a Mary Shelley) e Tales from Shakespeare di Charles e Mary Lamb, oltre che le opere stesse di Godwin scritte sotto lo pseudonimo di Baldwin.[6]
La casa editrice però non fruttò guadagno, al punto che Godwin fu costretto a prendere in prestito una sostanziosa somma di denaro per tirare avanti.[13]
Godwin continuò a farsi prestare soldi per cercare di rimediare ai debiti contratti, peggiorando così la propria situazione finanziaria.
Dal 1809 i suoi affari fallirono e lui si sentì "vicino alla disperazione".[14]
Si salvò dalla prigione grazie ad alcuni sostenitori delle sue teorie filosofiche tra i quali Francis Place, che gli prestò una considerevole somma di denaro.[15]

Sebbene Mary Godwin avesse ricevuto poca istruzione formale, suo padre contribuì alla sua formazione anche in vari altri campi.
Spesso portava i figli e le figlie in viaggi di istruzione, dava loro libero accesso alla biblioteca di casa e li faceva assistere alle visite di alcuni intellettuali, come Samuel Taylor Coleridge (Mary e Claire assistono alla lettura da lui fatta de La ballata del vecchio marinaio[16]) e il futuro vicepresidente degli Stati Uniti Aaron Burr.[17]

Godwin ammise di non essere d'accordo con le concezioni educative di Mary Wollstonecraft presenti nell'opera Rivendicazione dei diritti della donna (1792); nonostante ciò Mary Godwin ricevette un'istruzione inusuale e avanzata per una ragazza del suo tempo.
Ebbe infatti una governante, un tutore ed ebbe l'opportunità di leggere i manoscritti dei libri per bambini redatti dal padre sulla storia greca e romana.[18]
Nel 1811 Mary frequentò per un periodo di sei mesi un college a Ramsgate.[19]
All'età di quindici anni suo padre la descriveva come "straordinariamente audace, piuttosto imperiosa e attiva di mente. Il suo desiderio di conoscenza è grande e la sua perseveranza in tutto ciò che intraprende quasi invincibile".[20]

Nel giugno del 1812, Godwin mandò Mary a risiedere dalla famiglia radicale di William Baxter, amico del padre, vicino Dundee, in Scozia.[21]
A Baxter scrisse: "Voglio che lei cresca (...) come un filosofo, anzi come un cinico."[22]
Vari studiosi hanno ipotizzato che il motivo di questo viaggio avesse a che fare con problemi di salute di Mary (Muriel Spark nella sua biografia di Mary Shelley ipotizza che la debolezza al braccio di cui Mary soffriva in certi periodi potesse derivare da motivi nervosi dati dai cattivi rapporti con la Clairmont[23]), per allontanarla dalla sgradevole situazione finanziaria della famiglia, oppure per introdurla alle idee politiche radicali.[24]

Mary Godwin trascorse momenti felici a Baxter; il soggiorno fu però interrotto dal ritorno a casa con una delle figlie di Baxter nell'estate del 1813; sette mesi dopo però Mary vi ritornò, accompagnando l'amica, restandovi poi per altri dieci mesi.[25]

Nella prefazione di Frankenstein del 1831 Mary, ricordando con nostalgia quel periodo, scrisse: "A quel tempo scrivevo, ma nello stile più banale. Era sotto gli alberi del parco attorno alla nostra casa o sui pendii squallidi delle brulle montagne poco distanti, che le mie vere composizioni, i voli aerei della mia fantasia nascevano e crescevano."[26]

L'incontro e la fuga con Percy Bysshe Shelley

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Ritratto di Percy Shelley eseguito da Amelia Curran (1819)

Mary incontrò per la prima volta il poeta e filosofo radicale Percy Bysshe Shelley nel periodo intercorso fra i due viaggi in Scozia.[27]
Il suo secondo rientro a casa avvenne il 30 marzo 1814: Percy Shelley era oramai, assieme a sua moglie Harriet Westbrook, ospite abituale di Godwin, che aiutava nel sanare i suoi debiti.[28]
Il radicalismo di Percy Shelley, e soprattutto le sue idee economiche apprese mediante la lettura del trattato Political Justice (1793) di Godwin, furono la causa dell'allontanamento dalla sua famiglia aristocratica: essa voleva infatti che Percy continuasse a seguire il tradizionale modello dell'aristocrazia terriera, mentre egli preferiva utilizzare la maggior parte del patrimonio familiare per aiutare i bisognosi.
A causa di questo progetto di "Giustizia politica", Percy Shelley si ritrovava ad avere notevoli difficoltà ad accedere al patrimonio familiare; a causa di ciò, dopo diversi mesi di promesse, Shelley annunciò a Godwin, sempre in difficoltà economiche, che non poteva e non voleva risanare tutti i suoi debiti.
A causa di ciò Godwin si arrabbiò e si sentì tradito dal discepolo.[29]

Mary e Percy si incontrarono segretamente alcune volte presso la tomba di Mary Wollstonecraft, nel cimitero di Saint Pancras, dove si confidarono il loro amore[30] (Muriel Spark nella sua biografia di Mary Shelley ipotizza che fosse il 27 giugno).[31]

Con grande scoramento di Mary, Godwin disapprovò questa unione e provò a ostacolarla per salvare la reputazione di sua figlia.
All'incirca nello stesso momento, Godwin ebbe notizia dell'impossibilità di Shelley di saldare i prestiti che gli aveva concesso.[32]
Mary, che più tardi scrisse del suo "eccessivo e romantico attaccamento"[33] al padre, si sentì confusa.
Vedeva Percy Shelley come un'incarnazione delle idee riformistiche e liberali del 1790 dei suoi genitori, in particolare l'idea di Godwin del matrimonio come un "repressivo monopolio", idea che aveva argomentato nella sua edizione del 1793 di Political Justice ma che avrebbe in seguito rivisto.[34] Il 28 luglio 1814 la coppia fuggì in segreto in Francia, portando con sé la sorellastra di Mary, Claire Clairmont.[35]
Il commento di Godwin fu "Entrambi mi hanno deluso".[36]

Dopo aver convinto Mary Jane Godwin, che li aveva inseguiti fino a Calais[37], della loro intenzione di non ritornare a casa, il trio viaggiò verso Parigi e quindi, a dorso di mulo o di asino o su carrettini, attraversarono la Francia, recentemente dilaniata dalla guerra, fino a raggiungere la Svizzera. "Era come recitare un romanzo, divenire un romanzo vivente", scrisse Mary ricordandosene nel 1826.[38]
Viaggiando, Mary e Percy leggevano le opere di Mary Wollstonecraft e di altri autori come l'abate Barruel[39], tenevano un diario comune e continuavano le proprie scritture[40]
A Lucerna a causa della penuria di denaro decisero tuttavia di tornare indietro.
Costeggiarono il Reno raggiungendo via terra il porto di Maassluis (dove Mary scrisse l'abbozzo di un racconto mai terminato intitolato Hate[41]), arrivando poi a Gravesend, nella contea inglese del Kent, il 13 settembre 1814.[42]
Tre anni più tardi, nel 1817, il diario di questo loro viaggio fu riadattato per essere pubblicato come opera narrativa dal titolo Storia di un viaggio di sei settimane (History of Six Weeks' Tour through a Part of France, Switzerland, Germany, and Holland, with Letters Descriptive of a Sail round the Lake of Geneva, and of the Glaciers of Chamouni), a cui Percy diede uno piccolo contributo.[43]

La situazione in Inghilterra fu ricca di complicazioni, molte delle quali Mary non aveva previsto.
Durante, o dopo, il loro viaggio, Mary era infatti rimasta incinta.
Inoltre si ritrovarono di nuovo senza soldi e, con grande sorpresa da parte di Mary, suo padre si rifiutava di avere con loro il minimo contatto, sebbene poi accettasse senza troppi problemi del denaro da Percy[44].
La coppia trovò alloggio assieme a Claire nei pressi di Somers Town[45] e quindi a Nelson Square.
Vissero questo periodo mantenendo il loro intenso programma di letture, leggendo il Caleb Williams di Godwin[45] e di scrittura, ricevendo gli amici di Percy Shelley, come Thomas Jefferson Hogg e lo scrittore Thomas Love Peacock.[45]
A volte Percy si allontanava da casa per sfuggire ai numerosi creditori, rischiando a volte di finire in prigione.[46]
Le lettere scambiate dai due amanti in questo periodo rivelano la loro pena a causa della separazione forzata.[47]

Incinta e spesso malata, Mary Godwin si trovò a far fronte alla gioia di Shelley per la nascita di Charles, figlio del poeta e di Harriet, e al rapporto sempre più difficile con Claire, la quale cominciò ad attirare l'attenzione della coppia perché si sentiva trascurata.[48]
Mary trovò parziale conforto in Hogg, che all'inizio non trovava molto simpatico ma che col tempo cominciò a considerare un amico.
Percy spinse i due a diventare amanti in nome dell'ideale dell'amore libero;[49] si suppone che Mary non abbia disprezzato l'idea, condividendo anche lei gli stessi ideali,[50] ma non si hanno prove certe dell'attuazione di tale relazione.
Uniche testimonianze sono gli affettuosi scambi epistolari fra Mary ed Hogg, che comunque non chiariscono con esattezza la situazione.
In pratica però Mary continuò ad amare Percy e non mise mai in dubbio il suo amore per lui, come del resto afferma chiaramente in una lettera diretta ad Hogg: "So quanto mi ami e con quale tenerezza, e mi piace pensare che posso costituire la tua felicità. (...) ma la nostra ancora più grande felicità sarà in Shelley - che io amo così teneramente e interamente, la mia vita è nella luce dei suoi occhi e la mia intera anima è completamente assorbita da lui".[51]
Il 22 febbraio 1815 Mary diede alla luce una bimba prematura, Clara, che morì circa due settimane dopo.[51]

A seguito della morte della piccola, Mary contattò Hogg mediante una lettera, che in quel frangente si rivelò un buon amico:

«Mio caro Hogg la mia bambina è morta - vieni il più presto possibile. Voglio vederti - Stava perfettamente bene quando sono andata a letto - mi sono svegliata nella notte per darle il latte e sembrava dormire così tranquillamente che non ho voluto svegliarla. Era già morta, ma non lo abbiamo saputo che al mattino - e dall'aspetto è evidentemente morta di convulsioni - Vieni - tu sei una creatura così calma e Shelley teme che mi venga una febbre da latte - perché ora non sono più una madre.[52]»

La perdita della figlia precipitò Mary in una profonda depressione, spesso ossessionata proprio dalla visione della bimba;[53] presto tuttavia si riprese ed entro l'estate si ristabilì.
A seguito del risanamento delle finanze di Percy - seguito alla morte di suo nonno, sir Bysshe Shelley - la coppia trascorse un periodo di vacanza a Torquay e in seguito affittò una casa a due piani a Bishopsgate, vicino al parco di Windsor.[54]
Poco si sa di questo periodo, dato che il diario di Mary che va dal maggio 1815 al luglio 1816 è andato perduto; Percy scrisse il suo poema Alastor e il 24 gennaio 1816 nacque il secondo figlio di Mary e Percy, che fu chiamato William in onore di Godwin e soprannominato dalla coppia "Willmouse".

Lago di Ginevra e Frankenstein


Nel maggio 1816 Mary e Percy si diressero assieme al figlio verso Ginevra, accompagnati da Claire Clairmont.
L'eruzione del vulcano Tambora, in Indonesia, avvenuta l'anno prima, causò temperature rigidissime, anche d'estate.
I tre avevano pianificato di trascorrere l'estate con il poeta Lord Byron, che di recente aveva cominciato una relazione con Claire, la quale era rimasta incinta.[55]
Lo scopo di tale incontro era infatti quello di prendere decisioni sul da farsi nei confronti della creatura che stava venendo al mondo.
Il gruppo raggiunse Ginevra il 14 maggio 1816, prendendo in affitto una casa chiamata Maison Chapuis nei pressi della villa in cui Byron risiedeva, villa Diodati, vicino al villaggio di Cologny[56]; Mary in quel periodo cominciò a definirsi "Signora Shelley".
Byron, accompagnato dal medico John William Polidori, incontrò il gruppo il 25 maggio; trascorrevano le giornate scrivendo, andando in barca e parlando fino a notte fonda.[57]

"Ma fu un'estate piovosa e poco clemente", ricorda Mary nel 1831. "la pioggia incessante ci costrinse spesso in casa per giornate intere."[58][59] In queste giornate vari furono gli argomenti affrontati dalla compagnia: gli esperimenti condotti nel XVIII secolo da Erasmus Darwin, il quale affermò di esser riuscito a rianimare la materia morta, il galvanismo e la possibilità di ricomporre e ridare vita alle parti di un essere vivente.[60]

Sedendosi davanti al fuoco alla villa di Byron, la compagnia si divertiva leggendo storie tedesche di fantasmi tradotte in francese e raccolte nell'antologia Fantasmagoriana.
Byron propose poi un gioco: ognuno avrebbe dovuto scrivere una storia di fantasmi; poco tempo dopo Mary nel dormiveglia ebbe l'idea, che divenne il romanzo Frankenstein:

"Vedevo -a occhi chiusi ma con una percezione mentale acuta- il pallido studioso di arti profane inginocchiato accanto alla "cosa" che aveva messo insieme. Vedevo l'orrenda sagoma di un uomo sdraiato, e poi, all'entrata in funzione di qualche potente macchinario, lo vedevo mostrare segni di vita e muoversi di un movimento impacciato, quasi vitale. Una cosa terrificante, perché terrificante sarebbe stato il risultato di un qualsiasi tentativo umano di imitare lo stupendo meccanismo del Creatore del mondo."[61]

Mary cominciò a scrivere la storia dandole l'impostazione di un racconto breve.

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Manoscritto di Frankenstein ("It was on a dreary night of November that I beheld my man completed ...")

Percy, dopo aver visto la prima bozza, la incoraggiò tuttavia a proseguire ed espandere il racconto in ciò che sarebbe divenuto il romanzo d'esordio di Mary: Frankenstein; ovvero il moderno Prometeo, pubblicato anonimo nel 1818.[62]
In seguito Mary definì il periodo svizzero come "il momento in cui passai dall'adolescenza all'età adulta."[63]

Bath e Marlowe

Dopo il loro rientro a Londra a settembre Mary e Percy presero casa a Bath, sempre accompagnati da Claire, la quale prese dimora vicino a loro.
Motivo principale di questo loro spostamento a Bath fu la speranza di riuscire a tenere nascosta la gravidanza, oramai evidente, di Claire.[64] Quando erano ancora a Cologny, Mary aveva ricevuto lettere dalla sorella Fanny Imlay la quale si lamentava della propria "infelice vita"[65]; il 9 ottobre[66] Fanny scrisse una "lettera allarmante"[67], che spinse Percy a correre da lei, ma oramai era troppo tardi.
Il 10 ottobre Fanny fu trovata morta in una camera a Swansea con una bottiglietta di laudano e una lettera di suicidio:

«Da tempo ho deciso che la cosa migliore che io potessi fare era di porre fine all'esistenza di una creatura sfortunata dalla nascita, la cui vita è stata soltanto una serie di dispiaceri per coloro che si sono rovinati la salute per procurarle benessere. Forse la mia morte vi addolorerà, ma avrete presto la fortuna di dimenticare che una creatura simile è esistita come ...[67]»

Vi aveva rimosso la firma, probabilmente per rispetto al nome Godwin.[67] Il suicidio fu tenuto segreto; Godwin sparse la voce che Fanny era morta di malattia in Irlanda e impedì a Mary di andare a farle visita.[68]
La reputazione di Fanny era così salva.

Poco tempo dopo a questa si aggiunse un'altra disgrazia: il 10 dicembre infatti Harriet, moglie di Percy, fu trovata affogata nel Serpentine, un laghetto di Hyde Park a Londra.[69]
Come accadde per quello di Fanny, anche questo suicidio fu tenuto nascosto.
I familiari di Harriet contrastarono il tentativo di Percy (appoggiato anche da Mary) di ottenere l'affidamento dei due bambini di Harriet.
Gli avvocati di Percy, per favorire l'affidamento, gli consigliarono di sposarsi; così lui e Mary, di nuovo incinta, si sposarono il 30 dicembre 1816 nella chiesa di San Mildred, a Bread Street (Londra),[70] alla presenza dei coniugi Godwin.[71]

Il 13 gennaio del 1817 nacque la figlia di Claire, Alba, ribattezzata poi da Byron Allegra nel 1818.[72]
Nel marzo dello stesso anno Percy fu dichiarato "moralmente inadatto a ottenere la tutela dei figli", che furono così affidati alla famiglia di un ecclesiastico del Kent.[73]
Nello stesso periodo gli Shelley, con Claire e Alba, traslocarono in una casa ad Albion, presso Marlow, nel Buckinghamshire, sulle rive del Tamigi.
Qui il 2 settembre nacque la terza figlia di Mary, Clara Everina.[74]
A Marlow incontrarono Marianne e Leigh Hunt, lavorarono alle loro opere e discussero spesso di politica.

Nel maggio del 1817 Mary terminò di scrivere Frankenstein, che fu pubblicato anonimo nel 1818 con una prefazione scritta da Percy.
Critici e lettori affermarono che Percy Shelley fosse il vero autore, probabilmente anche perché l'opera era dedicata a William Godwin.[75]
Fu proprio a Marlow che Mary sistemò le carte del viaggio del 1814, aggiungendoci degli appunti scritti in Svizzera nel 1816 e il poema di Percy Mont Blanc, pubblicando così nel 1817 Storia di un viaggio di sei settimane. Quell'autunno Percy si allontanò frequentemente da Londra per sfuggire ai creditori.
La minaccia di prigione da parte dei creditori, la sua debole salute e la continua paura di perdere anche l'affidamento dei figli avuti con Mary spinsero la coppia a lasciare per sempre l'Inghilterra per raggiungere l'Italia. Il 12 marzo 1818 partirono, portando con loro anche Claire e Alba.[76]


Italia

Uno dei primi impegni che ebbe il gruppo una volta raggiunta l'Italia fu di portare Alba da suo padre Byron, che viveva a Venezia.
Byron accettò di allevare ed educare la figlia, a patto che però Claire ne stesse alla larga; non voleva avere più niente a che fare con lei.[77] Cominciarono così il loro viaggio in Italia, visitando molte città senza mai fermarsi troppo a lungo in un posto.[78]
Lungo la via fecero nuove amicizie e conoscenze, spesso viaggiando insieme al nuovo gruppo di amici.
La coppia dedicava il proprio tempo alla scrittura, alla lettura, visitando le città, imparando la lingua e socializzando.
L'avventura italiana fu comunque rovinata dalla morte di entrambi i figli di Mary: Clara morì per dissenteria a Venezia nel febbraio 1818, William morì invece di malaria a Roma nel giugno del 1819.[79]
Queste perdite gettarono Mary in una profonda depressione che la allontanò da Percy[80], il quale scrisse:[81]

(EN)
«My dearest Mary, wherefore hast thou gone,
And left me in this dreary world alone?
Thy form is here indeed—a lovely one—
But thou art fled, gone down a dreary road
That leads to Sorrow's most obscure abode.
For thine own sake I cannot follow thee
Do thou return for mine.»

(IT)
«Mia carissima Mary, per quale ragione te ne sei andata,
E mi hai lasciato solo in questo mondo desolato?
Il tuo corpo è qui in verità -un corpo piacevole-
Ma tu sei fuggita, ti sei inoltrata per una strada desolata
Che porta alla più tetra dimora del Dolore
Dove anche per amor tuo io non posso seguirti
Ritornerai per me?»



Per un po' di tempo Mary trovò come unico conforto la scrittura.[82]
La nascita a Firenze di un altro figlio, Percy Florence, il 12 novembre 1819, la aiutò a riprendersi,[83] sebbene Mary serbasse il ricordo dei propri figli sino alla fine della propria vita.[84]

L'Italia consentiva agli Shelley, a Byron e agli altri esuli una libertà politica irrealizzabile in patria.
Malgrado le perdite personali, diventò per Mary "un paese nel quale la memoria viene dipinta come il paradiso"[85]
Gli anni italiani furono intensi sia dal punto di vista intellettuale che creativo per entrambi i coniugi Shelley.
Mentre Percy compose la maggior parte dei suoi poemi, Mary scrisse la novella semi autobiografica Matilda, il romanzo storico Valperga e le opere teatrali Proserpina e Mida.
Mary scrisse Valperga per aiutare la situazione finanziaria del padre, dato che Percy si rifiutò di assisterlo ulteriormente.[86]

In questo periodo era spesso malata e facilmente cadeva in depressione; inoltre fu costretta ad affrontare l'interesse di Percy verso altre donne come Sophia Stacey, Emilia Viviani e Jane Williams.[87]
Dato che Mary condivideva l'idea di Percy della non esclusività del matrimonio, decise di riorientare le proprie emozioni, rafforzando i legami fra gli uomini e le donne all'interno del loro circolo ed in particolare si affezionò al principe Alessandro Mavrocordato, rivoluzionario greco, a Jane ed Edward Williams[88].

Nel dicembre 1818 gli Shelley si diressero verso Napoli, dove rimasero tre mesi, ricevendo come ospite soltanto un visitatore, un medico.[89]
Proprio a Napoli Mary trasse ispirazione per la realizzazione del romanzo apocalittico L'ultimo uomo.[90]
Nel 1820 si trovarono a dover affrontare le accuse e le minacce di Paolo e Elise Foggi, ex domestici che Percy aveva licenziato a Napoli dopo che la coppia Foggi si era sposata.[91]
I due avevano scoperto che il 27 febbraio 1819, a Napoli, Percy aveva registrato come figlio suo e di Mary una bambina di due mesi chiamata Elena Adelaide Shelley,[92] affermando inoltre che la vera madre non fosse Mary, ma Claire.[93]
I biografi hanno offerto varie interpretazioni di questa vicenda: che Shelley avesse deciso di adottare una bambina del luogo per lenire il dolore di Mary dopo la perdita della figlia[94]; che la figlia fosse sua e di Elise, oppure di Claire o di un'altra donna; o anche che la bambina fosse nata da una relazione di Elise con Byron.[95]
Mary Shelley affermò più volte che se Claire fosse stata incinta lei lo avrebbe certamente saputo, ma in realtà non è molto chiaro ciò che effettivamente Mary sapeva della situazione.[96]
Gli eventi di Napoli, città che Mary più tardi definì come un "paradiso abitato da demoni"[97], rimangono avvolti dal mistero.
L'unica cosa certa era che Mary non era la madre della bambina.[97]
Elena Adelaide Shelley morì a Napoli il 9 giugno 1820.[98]

Nell'estate del 1822 Percy e Mary (nuovamente incinta) si diressero, assieme a Claire e Williams, a Villa Magni, a San Terenzo, nella baia di Lerici.
Una volta sistematisi nella nuova dimora, il clima di tranquillità fu spezzato dall'annuncio della morte di Allegra, figlia di Claire, deceduta di tifo nel convento a Bagnacavallo in cui Byron aveva voluto educarla.[99]
Questo evento gettò sia Claire che Mary in una profonda depressione.[100] Mary Shelley era distratta e infelice nella ristretta e remota Villa Magni, nella quale si sentiva come in prigione.[101]
Il 16 giugno ebbe un aborto spontaneo e rischiò di morire.
Percy intervenne prontamente, immergendo Mary in una vasca con ghiaccio per rallentare l'emorragia prima dell'arrivo del medico, salvandole così la vita.[102]
I rapporti fra Mary e Percy comunque non migliorarono durante l'estate e Percy trascorse molto più tempo con Jane Williams che non con la moglie debilitata.[103]
La maggior parte delle poesie che Percy scrisse erano rivolte a Jane e non a Mary.

La vicinanza col mare permise a Percy Shelley e a Edward Williams l'occasione di divertirsi navigando con la loro nuova barca.[104]
La barca era stata progettata da Daniel Roberts e da Edward Trelawny, un ammiratore di Byron che aveva raggiunto il gruppo nel gennaio del 1822.
Il 1º giugno 1822 Percy, Edward Williams e il capitano Daniel Roberts salparono diretti verso la costa di Livorno.
Là Percy doveva discutere con Byron e Leigh Hunt sulla possibilità di avviare una rivista radicale chiamata The Liberal.[105]
L'8 luglio Percy e Edward salparono di nuovo, accompagnati dal marinaio Charles Viviani, per fare ritorno a Villa Magni.[106]
Non arrivarono mai a destinazione.
Giunse a Villa Magni una lettera di Hunt per Percy datata all'8 luglio, in cui Hunt chiedeva come fossero riusciti a tornare a casa dato il brutto tempo il giorno della loro partenza.
Mary e Jane Williams partirono subito verso Livorno e quindi alla volta di Pisa, con la speranza di trovare i mariti salvi.
Dieci giorni dopo la partenza i tre corpi furono rinvenuti presso la costa di Viareggio.
Trelawny, Byron e Hunt cremarono il corpo di Shelley sulla spiaggia di Viareggio[107], come disponeva la legge dell'epoca.
Per volontà di Mary, durante il rogo furono versati sul corpo di Percy profumi, incensi e oli aromatici procurati da Byron, come avvenne durante il funerale di Miseno descritto nel sesto libro dell'Eneide.[108]

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Il funerale di Percy Bysshe Shelley, dipinto di Louis Edouard Fournier


Una leggenda narra che Trelawny riuscì a sottrarre dalle fiamme il cuore di Percy che non bruciava e lo consegnò a Mary in una scatola di legno.[108]

Le spoglie di Percy furono mandate nel cimitero acattolico di Roma, vicino a quelle del figlio William.[109]

Rientro in Inghilterra, la carriera di scrittrice

Dopo la morte del marito Mary Shelley visse per un anno a Genova, affittando una casa con gli Hunt.[110]
Non fu un periodo facile per Mary: la situazione non le permetteva di dedicarsi alla scrittura, il suo unico conforto, inoltre scoprì che Hunt covava amarezza nei suoi confronti a causa del comportamento che ella aveva avuto nei confronti di Percy negli ultimi suoi giorni di vita.
Ciò creò un senso di colpa in Mary, che cominciò a pentirsi e ad autoaccusarsi.[111]

Mary decise di vivere unicamente per suo figlio e per la scrittura, ma la sua situazione finanziaria era precaria.
Il 23 luglio 1823 lasciò Genova per tornare in Inghilterra, dove visse per un breve periodo al nr. 195 dello Strand (Londra) assieme a suo padre e alla matrigna.[112].
Suo suocero, Sir Timothy Shelley, le offrì sostegno finanziario a patto di non pubblicare più nessun manoscritto del marito, di non usare il cognome da sposata "Shelley" come firma nelle sue pubblicazioni[113] e di rinunciare alla custodia di suo figlio, che non avrebbe dovuto più avere contatti con lei[114].
Mary rifiutò la proposta[115] e decise invece di investire in una carriera di scrittrice, in modo da potersi mantenere insieme al figlio.

Mary Shelley si occupò della revisione delle edizioni delle poesie di Percy, dato che possedeva molti manoscritti del marito e informazioni riguardanti le poesie che scrisse.
Dedicò anche del tempo a dei tentativi letterari, preferendo però concentrare i suoi sforzi nel mantenimento del figlio.
Sir Timothy però minacciò di bloccare la rendita al nipote se fosse stata pubblicata una biografia riguardo a suo figlio Percy.[116]

Nel 1826 Percy Florence divenne l'unico erede del patrimonio degli Shelley a causa della morte di Charles Shelley, il figlio che Percy ebbe con Harriet.
Sir Timothy alzò l'assegno per Mary da 100 a 250 sterline l'anno, ma nonostante ciò le difficoltà economiche non mancarono.[117]
Mary poté comunque godere della compagnia degli intellettuali del circolo di Godwin, incontrando personalità come William Hazlitt, Charles Lamb e Samuel Taylor Coleridge; a causa però della sua povertà che non le permetteva di ricambiare l'ospitalità fu costretta a interrompere queste relazioni sociali.[118]
Dovette inoltre sopportare l'ostracismo di chi, come sir Timothy, disapprovava la sua relazione con Percy Shelley.[119]

Nell'estate del 1824 Mary Shelley si trasferì a Kentish Town, nel nord di Londra, vicino a Jane Williams.
Il rapporto con Jane fu particolare: Mary le voleva molto bene (Muriel Spark nella sua biografia la definì come "un po' innamorata"[120]) e credeva di aver trovato una buona amica, mentre Jane più tardi la disilluse facendo circolare la voce che Percy preferisse lei a Mary, la quale non sarebbe stata capace di essere una buona moglie.[121]

In questo periodo Mary fu impegnata nella stesura del romanzo L'ultimo uomo (1826), dove sono ben riconoscibili i ritratti di persone lei care come il marito Percy e Lord Byron[122] (morto nel 1824 a Missolungi).
Nello stesso anno fece inoltre conoscenza dell'attore John Howard Payne che chiese a Mary di sposarlo nell'estate del 1825, ottenendo tuttavia un rifiuto.[123]
Payne accettò il rifiuto e tentò di fare da tramite fra lei e il suo amico Washington Irving, scrittore statunitense di successo che Mary ammirava; fra i due non ci fu mai una vera e propria relazione ma solo stima reciproca.[124]

Nel 1827 Mary partecipò a un piano messo in atto per permettere alle sue amiche Isabel Robinson e Mary Diana "Doddy" Dods, scrittrice che pubblicava opere sotto lo pseudonimo di David Lyndsay, di cominciare una vita insieme in Francia come marito e moglie.[125]
Con l'aiuto di Payne, Mary riuscì a ottenere dei passaporti per la coppia.[126]
Nel 1828, quando si recò a Parigi per far visita alle amiche, Mary contrasse la variola vera.
Guarì dopo diverse settimane, senza cicatrici ma perdendo la sua bellezza giovanile.[127]

Durante il periodo 1827-40 Mary fu occupata sia come scrittrice che come curatrice editoriale.
Scrisse i romanzi The Fortunes of Perkin Warbeck (1830), Lodore (1835) e Falkner (1837). Contribuì ai cinque volumi di Lives' of Italian, Spanish, Portuguese, and French author della Lardner's Cabinet Cyclopedia.
Scrisse storie per riviste femminili e cercò di risolvere i problemi economici del padre.[128]

Nel 1830 vendette i diritti di Frankenstein per una sua nuova edizione a Henry Colburn e Richard Bentley che lo pubblicarono nella collana Standard Novels.[129]
Dopo la morte del padre William Godwin, nel 1836, Mary cercò di scrivere una biografia su di lui, come egli stesso aveva desiderato nelle sue ultime volontà; il progetto fu però abbandonato dopo due anni.[130]
In tutto questo periodo continuò a lavorare alla raccolta delle poesie del marito, tentando di farne un'unica pubblicazione, dato che la fama di Shelley dopo la sua morte era aumentata.[131]
Nell'estate del 1838 Edward Moxon, genero di Charles Lamb, si propose per pubblicare le opere di Shelley.
Mary pagò così 500 sterline per la loro pubblicazione sotto il titolo di Poetical Works (1838), nella quale, a causa dell'insistenza del suocero sir Timothy, non poté includere una vera e propria biografia.
Mary riuscì comunque ad aggirare il problema aggiungendo delle note biografiche alle poesie in cui venivano narrati i contesti in cui Percy le compose.[132]

Mary Shelley curò i suoi pretendenti con molta attenzione: nel 1828 ebbe una relazione con l'autore francese Prosper Mérimée; l'unica lettera che ci è giunta che lo riguarda sembra però aberrare la sua dichiarazione d'amore.[133]
Al ritorno di Edward Trelawny dall'Italia i due scherzavano su un loro eventuale matrimonio.[134]
La loro amicizia però venne alterata dal rifiuto da parte di Mary di collaborare alla stesura di una biografia su Percy (sempre a causa della minaccia di sir Timothy di togliere l'assegno annuale a Percy Florence): più tardi Trelawny si adirò per l'omissione di Mary della parte sull'ateismo nel poema di Shelley Queen Mab.[135]
Alcune informazioni che si ricavano dal diario di Mary dei primi del 1830 fanno supporre che avesse un'infatuazione per il politico radicale Aubrey Beauclerk; infatuazione che però terminò con il successivo matrimonio di Beauclerk.[136]

La prima preoccupazione di Mary comunque fu sempre il benessere dell'unico figlio rimastole, Percy Florence.
Onorò il volere del padre che Percy frequentasse una scuola pubblica e più tardi, con un piccolo aiuto da parte di sir Timothy, riuscì a iscriverlo a Harrow.
A causa delle tasse elevate Mary si trasferì a Harrow, dove Percy Florence sarebbe stato uno studente non residente, con una conseguente riduzione della retta.[137]
Percy tuttavia si iscrisse in seguito al Trinity College di Cambridge, scegliendo gli studi di legge e politica, mostrando così di non aver ereditato il talento e le aspirazioni dei genitori.[138]
Fu un figlio devoto alla madre e dopo aver lasciato l'università nel 1841 decise di andare a vivere con lei.

Ultimi anni

Fra il 1840 e il 1842 madre e figlio viaggiarono insieme per il continente.
Il viaggio sarà descritto nell'opera A zonzo per la Germania e per l'Italia (1844).[139]
Nel 1844 sir Timothy Shelley morì all'età di novant'anni, "cadendo dallo stelo come un fiore spampanato",[140] come disse Mary a Hogg; per la prima volta Mary e suo figlio erano finanziariamente indipendenti, anche se l'eredità lasciata era inferiore a quella sperata.[141]

Intorno al 1845 Mary finì sul mirino di tre diversi ricattatori.
Il primo, un esule politico italiano chiamato Gatteschi, che Mary aveva già incontrato a Parigi, minacciò di pubblicare delle lettere che lei gli aveva scritto.
Un amico di suo figlio la aiutò a recuperarle corrompendo un comandante di polizia e le lettere furono subito distrutte.[142]
Poco tempo dopo fu costretta ad acquistare delle lettere sue e di Percy Shelley (lettere probabilmente perse nel loro viaggio del 1814) da un uomo che si faceva passare per il figlio illegittimo di Byron, tale G. Byron.[143] Infine, sempre nel 1845, Thomas Medwin, cugino di Shelley, minacciò di pubblicare una biografia molto compromettente di Percy se lei non avesse pagato la somma di 250 sterline; Mary rifiutò e la biografia venne pubblicata, senza però provocare lo scalpore previsto.[144]

Nel 1848 Percy Florence sposò Jane Gibson St John.
Il matrimonio fu felice e Mary e Jane si affezionarono l'una all'altra.[145] Mary visse con il figlio e la nuora a Field Place, Sussex, nella vecchia dimora degli Shelley, e a Chester Square a Londra e li accompagnò nei loro viaggi all'estero.

Gli ultimi anni di Mary Shelley furono pesantemente segnati dalla malattia. Dal 1839 soffrì di gravi emicranie e colpi apoplettici in varie parti del corpo che le impedirono di leggere e scrivere.[146]

Il 1º febbraio 1851, a Chester Square, morì all'età di cinquantaquattro anni per quello che venne definito un probabile tumore al cervello.[147]

Mary Shelley aveva chiesto di essere sepolta con suo padre e sua madre; Percy e Jane però definirono "atroce" il cimitero di St Pancras, preferendo invece il cimitero della chiesa di St Peter a Bournemouth, vicino alla loro nuova casa di Boscombe.
Nella nuova tomba furono trasferite le ceneri di William Godwin e Mary Wollstonecraft e in seguito anche quelle di Percy e Jane Shelley.[148]

QgUipse

Per il primo anniversario della morte di Mary, la coppia decise di aprire il cassetto della sua scrivania.
All'interno trovarono le ciocche dei capelli dei suoi figli, un quaderno compilato assieme a Percy e una copia del suo poema Adonais con una pagina ripiegata attorno a un involto di seta contenente le ceneri del cuore di Shelley.[84]

I temi della sua poetica

«Mary Shelley è nata ed è vissuta nel sangue, e se è possibile usare una metafora squisitamente romantica, ha scritto con il sangue. Non il flusso vitale e furioso della vita, ma piuttosto un rivolo scuro, raggrumato, il rivolo che scivola via dal corpo e che conduce verso la morte»
(Patrizia Carrano, Le scandalose, 2003)


Scorrendo la vicenda umana di Mary Shelley non si trovano gioie durature: dalla nascita alla maternità, fino all'amore per il suo compagno e sposo sembra ripetersi sempre un identico modello di catastrofe che conduce da un attimo di felicità al precipizio del dramma.

Bimba cresciuta nell'idealizzazione di una madre cui aveva di fatto tolto la vita nascendo, adolescente entrata nel mondo di una sessualità subito associata a maternità luttuose, emarginata per ragioni sociali e politiche, a ventiquattro anni, infine vedova dopo il naufragio del marito.

Fa della scrittura il mezzo di sostentamento suo e dell'unico figlio rimastole. Mary scriverà per lo più versi di disperazione e di ricordi laceranti: la caduta tragica nella morte e nella privazione è la sostanza delle sue poesie, da The choice (La scelta) del 1823, che è quasi un poemetto in versi sulla morte dei figli e del marito, a quelle scritte successivamente.

Al suo ritorno da vedova in patria sir Timothy, suo suocero, che non perdonava nemmeno alla memoria del figlio, le pose una serie di divieti come condizione per mantenere una rendita a favore del figlio: non doveva scrivere sul marito, né doveva scrivere lei stessa, e non doveva allontanarsi più dall'Inghilterra.
Finché, finalmente, nel 1837 il vecchio baronetto, mutando in parte il suo atteggiamento, comunicò che avrebbe consentito la pubblicazione, con note da lei redatte, delle opere di Shelley, purché non si parlasse degli episodi che avrebbero turbato la moralità pubblica e la sensibilità dello stesso sir Timothy.

Nella sua ultima e incompleta opera Shelley parla del trionfo della vita, mentre ne L'ultimo uomo Mary parla del trionfo della morte attraverso la peste che stermina l'umanità.

In ogni modo il rapporto tra i due fu sempre molto profondo non solo sul piano sentimentale ma anche artistico.

Opere principali

Frankenstein

La più nota opera di Mary Shelley è Frankenstein, o il moderno Prometeo, scritto nel 1818. L'idea del romanzo risale al 1816, quando Mary Shelley era in vacanza a Bellerive, nei pressi di Ginevra, in compagnia di suo marito, della sorellastra Claire Clairmont e del loro comune amico Lord Byron, che aveva avuto una relazione con Claire.
La stagione era molto piovosa e gli amici, costretti in casa, discutevano a lungo; è da una di queste discussioni sulla letteratura tedesca che la scrittrice ebbe l'idea di un romanzo gotico che raccontasse la creazione di un uomo, senza essere Dio, ma utilizzando un'energia di essenza divina il cui uso era considerato da Plinio il Vecchio un sacrilegio dalle terribili conseguenze.
Di qui il sottotitolo "Prometeo moderno" con chiara allusione al mito, tratto da Ovidio, del Titano che aveva dato il fuoco agli uomini.
Il gruppo decise di intraprendere una gara letteraria per scrivere una storia sul soprannaturale.
Un altro ospite, il Dott. John William Polidori, scrisse in quell'occasione Il vampiro, che in seguito avrebbe avuto una forte influenza sul Dracula di Bram Stoker.
La storia di Mary si dimostrò di ancora maggior successo ed è oggi generalmente considerata il primo vero romanzo di fantascienza.[149]

Altre opere

Mounseer Nongtongpaw or The Discoveries of John Bull in a Trip to Paris, Juvenile Library, 1808
Storia di un viaggio di sei settimane (History of Six Weeks' Tour through a Part of France, Switzerland, Germany, and Holland, with Letters Descriptive of a Sail round the Lake of Geneva, and of the Glaciers of Chamouni), con il contributo di Percy Bysshe Shelley, 1817
Matilda, 1819
Maurice o La capanna del pescatore (Maurice or the Fisher's Coat), 1820
Valperga (Valperga or The Life and Adventures of Castruccio, Prince of Lucca), 1823
Posthumous Poems of Percy Bysshe Shelley, 1824
L'ultimo uomo (The Last Man), 1826, una storia pioniera della fantascienza che narra dell'apocalisse dell'umanità nel XXI secolo, da alcuni considerata la sua opera migliore;
The Fortunes of Perkin Warbeck, 1830
Lodore, 1835
Falkner, 1837
The Poetical Works of Percy Bysshe Shelley, 1839
contribuì a Lives of the Most Eminent Literary and Scientific Men, parte della Lardner's Cabinet Cyclopedia, costituita da saggi sulle vite di molti illustri personaggi (Petrarca, Boccaccio, Goldoni, Cervantes, Molière, Voltaire, Rousseau), 1835-1839
A zonzo per la Germania e per l'Italia (Rambles in Germany and Italy in 1840, 1842, and 1843), 1844

Racconti brevi

Mary Shelley non pubblicò mai una vera e propria raccolta dei propri racconti, ma si limitò a scriverli destinandoli a riviste come il The Keepsake. La maggior parte delle storie, a carattere prevalentemente gotico-romantico e politico, sono ambientate in periodi che vanno dal XIX secolo britannico, alla guerra d'indipendenza greca e al XIV secolo italiano.

Lista dei racconti in ordine cronologico:

Una storia di passioni o la morte di Despina (A Tale of the Passions, or, the Death of Despina). The Liberal 1 (1822): 289–325.
The Bride of Modern Italy. The London Magazine 9 (1824): 351–363.
Lacy de Vere. Forget Me Not for 1827. 1826.[150]
The Convent of Chailot. The Keepssake for MDCCCXXVIII.[151]
The Sisters of Albano. The Keepsake for MDCCCXXIX. Ed. Frederic Mansel Reynolds. Londra: Pubblicata per il Proprietario, da Hurst, Chance, and Co., e R. Jennings, 1828.
Ferdinando Eboli (Ferdinando Eboli. A Tale). The Keepsake for MDCCCXXIX. Ed. Frederic Mansel Reynolds. Londra: Pubblicata per il Proprietario, da Hurst, Chance, and Co., e R. Jennings, 1828.
The Mourner. The Keepsake for MDCCCXXX. Ed. Frederic Mansel Reynolds. Londra: Pubblicata per il Proprietario, da Hurst, Chance, and Co., e R. Jennings, 1829.
The Evil Eye. A Tale. The Keepsake for MDCCCXXX. Ed. Frederic Mansel Reynolds. Londra: Pubblicata per il Proprietario, da Hurst, Chance, and Co., e R. Jennings, 1829.
The False Rhyme. The Keepsake for MDCCCXXX. Ed. Frederic Mansel Reynolds. Londra: Pubblicata per il Proprietario, da Hurst, Chance, and Co., e R. Jennings, 1829.
Metamorfosi (Transformation). The Keepsake for MDCCCXXXI. Ed. Frederic Mansel Reynolds. Londra: Pubblicata per il Proprietario, da Hurst, Chance, and Co., e R. Jennings e Chaplin, 1830.
The Swiss Peasant. The Keepsake for MDCCCXXXI. Ed. Frederic Mansel Reynolds. Londra: Pubblicata per il Proprietario, da Hurst, Chance, and Co., e R. Jennings e Chaplin, 1830.
The Dream, A Tale. The Keepsake for MDCCCXXXII. Ed. Frederick Mansel Reynolds. Londra: Pubblicato da Longman, Rees, Orme, Brown, e Green, 1831.
The Pole. The Court Magazine and Belle Assemblée. 1 (1832): 64–71.
The Brother and Sister, An Italian Story. The Keepsake for MDCCCXXXIII. Ed. Frederick Mansel Reynolds. Londra: Pubblicato da Longman, Rees, Orme, Brown, Green, e Longman/Parigi: Rittner e Goupill/Francoforte: Charles Jügill, 1832.
La ragazza invisibile (The Invisible Girl). The Keepsake for MDCCCXXXIII. Ed. Frederick Mansel Reynolds. Londra: Pubblicato da Longman, Rees, Orme, Brown, Green, e Longman/Parigi: Rittner and Goupill/Francoforte: Charles Jũgill, 1832.
Il mortale immortale (The Moral Immortal). The Keepsake for MDCCCXXXIV. Ed. Frederick Mansel Reynolds. Londra: Pubblicato da Longman, Rees, Orme, Brown, Green, e Longman/Parigi: Rittner and Goupill/Berlino: A. Asher, 1833.
The Elder Son. Heath's Book of Beauty. 1835. Ed. Countess of Blessington. Londra: Longman, Rees, Orme, Brown, Green, e Longman/Parigi: Rittner e Goupil/Berlino: A. Asher, 1834.
The Trial of Love. The Keepsake for MDCCCXXXV. Ed. Frederick Mansel Reynolds. Londra: Pubblicato per Longman, Rees, Orme, Brown, Green, e Longman/Parigi: Rittner and Goupill/Berlino: A. Asher, 1834.
The Parvenue. The Keepsake for MDCCCXXXVII. Ed. The Lady Emmeline Stuart Wortley. Londra: Pubblicato per Longman, Rees, Orme, Green, e Longman/Parigi: Delloy and Co., 1836.
The Pilgrims. The Keepsake for MDCCCXXXVIII. Londra: Pubblicato da Longman, Orme, Brown, Green, e Longmans/Parigi: delloy and Co., 1837.
Eufrasia (Euphrasia, a A Tale of Greece). The Keepsake for MDCCCXXXIX. Ed. Frederic Mansel Reynolds. Londra: Pubblicato per Longman, Orme, Brown, Green, e Longmans/Parigi: Delloy e Co., 1838.
The Heir of Mondolpho. Appleton's Journal: A Monthly Miscellany of Popular Literature (NY) N.S. 2 (1877): 12–23.

In italiano sono state tradotte poche raccolte dei suoi racconti, la maggior parte dei quali è ancora inedita:

La sposa dell'Italia moderna e altri racconti, Ladisa, 1993, p.120. ISBN 8872900700.
Racconti scelti, Aletheia, Firenze 2002, p. 142. ISBN 888536831X.
La Ragazza Invisibile, racconti, Barbieri Editore, Taranto 2005, p.117. ISBN 8875330166.
Metamorfosi, La Tartaruga edizioni, p. 88. ISBN 887738445X.
Il segreto di Falkner, Edizioni della Sera, 2017, p.525, ISBN 9788897139744

Rivalutazione di Mary Shelley

Per decenni l'opera di Mary Shelley rimase molto in ombra, oscurata dalla preminente figura del marito.
La rivalutazione di Mary Shelley è avvenuta molto lentamente, negli ultimi venti anni, anzitutto nel mondo anglosassone.[senza fonte] Frankenstein ha avuto molte traduzioni in italiano dal dopoguerra presso diverse case editrici, ma, ad esempio, Matilda è stato tradotto soltanto nel 1980, L'ultimo uomo (The last man) nel 1996 e addirittura il suo ultimo romanzo, Falkner, pubblicato in italiano nel 2017.
Per il resto solo alcune poesie e racconti sono stati tradotti e pubblicati, sparsi in diverse raccolte.

NOTE E BIBLIOGRAFIA
^ Child of love and light; Seymour, pag. 458.
^ Spark, 22
^ St Clair, 179–188; Seymour, 31–34; Clemit, "Legacies of Godwin and Wollstonecraft" (CC), 27–28.
^ Seymour, 38, 49; St. Clair, 255–300.
^ St Clair, 199–207.
Spark, 22.
^ Corrado, 32.
^ il nome di Claire era Mary Jane, ma quest'ultima decise di cambiarlo nel 1814 in "Claire", con cui poi fu conosciuta (Spark, 32).
^ Seymour, 47–49; St Clair, 238–54.
^ St Clair, 243–44, 334; Seymour, 48.
^ Letter to Percy Shelley, 28 October 1814. Selected Letters, 3; St Clair, 295; Seymour 61.
^ St Clair, 295.
^ St. Clair, 283–87.
^ St. Clair, 306.
^ St. Clair, 308–9.
^ Corrado,36.
^ Bennett, An Introduction, 16–17.
^ Sunstein, 38–40; Seymour, 53; vedi anche Clemit, "Legacies of Godwin and Wollstonecraft" (CC), 29.
^ Seymour, 61.
^ "(...) singularly bold, somewhat imperious, and active of mind. Her desire of knowledge is great, and her perseverance in everything she undertakes almost invincible." Sunstein, 58; Corrado, 37; traduzione da Spark, 24.
^ Seymour, 74–75.
^ Citato in Seymour, 72 e Spark, 25; traduzione Spark, 25.
^ Spark, 23.
^ Seymour, 71–74.
^ Spark, 26-27; Seymour, 73–86.
^ "I wrote then—but in a most common-place style. It was beneath the trees of the grounds belonging to our house, or on the bleak sides of the woodless mountains near, that my true compositions, the airy flights of my imagination, were born and fostered." (Shelley, introduzione all'edizione del 1831 di Frankenstein)
^ Bennett, An Introduction, 17; St Clair, 357; Seymour, 89; Spark,27.
^ Sunstein, 70–75; Seymour, 88; St. Clair, 329–35; Spark, 27.
^ St. Clair, 355.
^ Spark, 31; St Clair, 358.
^ Spark, 31 (nota 1)
^ Seymour, 94, 100; Spark, 31; St. Clair, 355.
^ Letter to Maria Gisborne, 30 ottobre–17 novembre 1824. Seymour, 49.
^ St Clair, 373; Seymour, 89 n, 94–96; Spark, 32, nota 2.
^ Spark, 33; Seymour, 98–99; Corrado, 47.
^ Corrado, 47.
^ Corrado, 48.
^ "It was acting by a novel, being an incarnate romance", citato in Sunstein, 84.
^ Spark, 39.
^ Spark, 35-42.
^ Spark, 41.
^ Spark, 41; Seymour, 109, 113.
^ Corrado, 49.
^ Bennett, An Introduction, 20; St Clair, 373; Sunstein, 88–89; Seymour, 115–16
Spark, 42.
^ Spark, 45; St Clair, 374.
^ Sunstein, 91–92; Seymour, 122–23.; Spark, 46-49.
^ Spark, 44.
^ St Clair, 375; Spark, 52; Corrado, 53.
^ Sunstein, 94–97; Seymour, 127.
Spark, 56.
^ Citata in Spark, 56-57: "My dearest Hogg my baby is dead—will you come to see me as soon as you can. I wish to see you—It was perfectly well when I went to bed—I awoke in the night to give it suck it appeared to be sleeping so quietly that I would not awake it. It was dead then, but we did not find that out till morning—from its appearance it evidently died of convulsions—Will you come—you are so calm a creature & Shelley is afraid of a fever from the milk—for I am no longer a mother now."
^ Spark, 57.
^ spark, 60; Sunstein, 93–94, 101; Seymour, 127–28, 130.
^ Spark, 61; Gittings and Manton, 28–31.
^ Spark, 62; Gittings and Manton, 31; Seymour, 152.
^ Sunstein, 118.
^ Introduzione all'edizione del 1831 di Frankenstein: "It proved a wet, ungenial summer, and incessant rain often confined us for days to the house"
^ Il maltempo che caratterizzò il 1816, che fu definito "L'anno senza Estate", fu dovuto all'eruzione del vulcano Tambora del 1815 (Sunstein).
^ Holmes, 328; vedi anche l'Introduzione del 1831 a Frankenstein
^ Introduzione del 1831 di Frankenstein: "I saw the pale student of unhallowed arts kneeling beside the thing he had put together. I saw the hideous phantasm of a man stretched out, and then, on the working of some powerful engine, show signs of life, and stir with an uneasy, half vital motion. Frightful must it be; for supremely frightful would be the effect of any human endeavour to mock the stupendous mechanism of the Creator of the world."
^ Bennett, An Introduction, 30–31; Sunstein, 124.
^ Sunstein, 117.
^ Sunstein, 124–25; Seymour, 165, Spark, 63.
^ Spark, 63.
^ Corrado, 55.
Spark, 65.
^ Spark, 66.
^ St Clair, 413; Seymour, 175; Spark, Spark, 67; Corrado, 55.
^ Sunstein, 129; St Clair, 414–15; Seymour, 176.
^ Spark, 68; Seymour, 176–77.
^ Spark, 73; Seymour, 177.
^ Spark, 71; Bennett, An Introduction, 21–22.
^ Spark, 74.
^ Seymour, 195–96.
^ Spark, 75-76; St Clair, 443; Sunstein, 143–49; Seymour, 191–92.
^ Gittings and Manton, 39–42; Spark, 76; Seymour, 205–6.
^ Gli Shelley vissero a Livorno, Bagni di Lucca, Venezia, Este, Napoli, Roma, Firenze, Pisa, Bagni di Pisa, e San Terenzo.
^ Seymour, 214–16; Bennett, An Introduction, 46; Spark, 78-82;
^ Sunstein, 170–71, 179–82, 191.
^ Citato in Seymour, 233 e Spark, 84
^ Bennett, An Introduction, 47, 53.
^ Spark, 86.
Sunstein, 384–85.
^ "a country which memory painted as paradise"; Bennett, An Introduction, 115.
^ Seymour, 251.
^ Bieri, 170–76; Seymour, 267–70, 290; Sunstein, 193–95, 200–201; Spark 89-90.
^ Bennett, An Introduction, 43–44; Spark, 93,105-106 ; Gittings and Manton, 61–62. Jane ed Edward non erano tecnicamente sposati, dato che Jane era ancora sposa di un tale Johnson.
^ Holmes, 464; Bieri, 103–4.
^ Corrado, 64.
^ Gittings and Manton, 46.
^ Gittings and Manton, 46; Seymour, 221–22; Corrado, 65-66.
^ Spark, 101; Seymour, 224; Holmes, 469–70.
^ Corrado, 66.
^ Journals, 249–50 n3; Seymour, 221; Holmes, 460–74; Bieri, 103–12.
^ Seymour, 221; Spark, 86; Letter to Isabella Hoppner, 10 August 1821, Selected Letters, 75–79.
Seymour, 221.
^ Holmes, 466; Bieri, 105.
^ Spark, 110; Seymour, 292.
^ Spark, 110.
^ Seymour, 301. Holmes, 717; Sunstein, 216.
^ Spark, 113;Gittings and Manton, 71.
^ Holmes, 725; Sunstein, 217–218; Seymour, 270–73.
^ Gittings and Manton, 71; Holmes, 715.
^ Holmes, 728.
^ Seymour, 298.
^ Seymour, 302–7, Spark, 117.
Sanguineti, 99.
^ Sanguineti, 87.
^ Spark, 117.
^ Spark, 118.
^ Spark, 121.
^ Sir Timothy Shelley, Portrait, KNARF University of Pennsylvania
^ Walter Edwin Peck, "The Biographical Element in the Novels of Mary Wollstonecraft Shelley", PMLA Vol. 38, No. 1 (Mar., 1923), pp. 196-219
^ Seymour, 321–22.
^ Spark, 123; Seymour, 336–37; Bennett, An Introduction, 65.
^ Seymour, 362.
^ Spark, 123.
^ Spark, 126.
^ Spark, 135.
^ Spark, 124-136.
^ Seymour, 341, 363–65; Corrado, 129.
^ Spark, 130.
^ Spark, 130-33; Seymour, 370–71.
^ Spark, 137-138; Dods, che aveva una figlia, adottò il nome di Walter Sholto Douglas e fu accettata in Francia come un uomo.
^ Seymour, 384–85.
^ Seymour, 389–90.
^ Seymour, 404, 433–35, 438.
^ Seymour, 406.
^ Seymour, 450, 455.
^ Seymour, 453.
^ Seymour, 465.
^ Vedi Bennett, Introduction to Selected Letters, XX, e Mary Shelley's letter del 24 maggio 1828, con le note di Bennett, 198–99.
^ Spark, 141-42.
^ Seymour, 401–2, 467–68.
^ Spark, 156; Seymour, 425–26; Bennett, Introduction to Selected Letters, xx.
^ Spark, 144-45; Seymour, 424.
^ Spark, 144; Seymour, 429, 500–501.
^ Seymour, 489; Spark,157.
^ Spark, 161: falling from the stalk like an overblown flower.
^ Spark, 162; Seymour, 495.
^ Spark, 163; Seymour, 506–7.
^ Spark, 164-66; ; Seymour, 508–10.
^ Spark, 166-67; Seymour, 515–16; Bieri, 112. Secondo Bieri le informazioni compromettenti di Medwin riguardo Shelley avevano a che fare con l'episodio della bambina adottata a Napoli. Medwin è la fonte primaria della teoria secondo la quale la bambina fosse figlia di una donna misteriosa.
^ Spark, 167; Seymour, 528.
^ Spark, 168; Bennett, Introduction to Selected Letters, XXVII.
^ Garrett, 117: Il certificato di morte riportava: Disease of the Brain Supposed Tumor in left hemisphere, of long standing.
^ Seymour, 540; Garrett, 118-19.
^ Proprio su questi eventi il regista Roger Corman nel 1988 ha girato il film Frankenstein oltre le frontiere del tempo
^ Questa storia è catalogata da Clemit e Markley, ma non da Lyles.
^ Clemit e Markley scrivono che la faccenda di attribuzione a MS è fortemente suggestiva (lxxxiv). Questa storia è catalogata da Clemit e Markley, ma non da Lyles.

Bibliografia

Bennett, Betty T. Mary Wollstonecraft Shelley: An Introduction. Baltimore: Johns Hopkins University Press, 1998. ISBN 080185976X.
Bieri, James. Percy Bysshe Shelley, a Biography: Exile of Unfulfilled Reknown, 1816–1822. Newark: University of Delaware Press, 2005. ISBN 0874138930.
Clemit, Pamela. "From The Fields of Fancy to Matilda." Mary Shelley in her Times. Ed. Betty T. Bennett. Baltimore: Johns Hopkins University Press, 2003. ISBN 0801877334.
Clemit, Pamela. The Godwinian Novel: The Rational Fictions of Godwin, Brockden Brown, Mary Shelley. Oxford: Clarendon Press, 1993. ISBN 0198112203.
Corrado, Adriana. Mary Shelley donna e scrittrice. Una rilettura. Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 2000. ISBN 8849500262.
Crisafulli, Lilla Maria e Giovanna Silvani (a cura di). "Mary versus Mary", Napoli: Liguori, 2001. ISBN 9788820732578.
Garrett, Martin. Mary Shelley. Londra: The British Library, 2002. ISBN 0712347682.
Gittings, Robert e Jo Manton. Claire Clairmont and the Shelleys. Oxford: Oxford University Press, 1992. ISBN 0198185944.
Holmes, Richard. Shelley: The Pursuit. 1974. London: Harper Perennial, 2003. ISBN 0007204582.
Sanguineti, Carla. Figlia dell'Amore e della Luce. Mary Godwin Shelley nel Golfo dei Poeti. Genova, Sagep, 2000. ISBN 8870588068.
Seymour, Miranda. Mary Shelley. New York: Grove Press, 2000. ISBN 0802139485.
Spark, Muriel. Mary Shelley. Firenze: Le Lettere, 2001. ISBN 8871666070.
St Clair, William. The Godwins and the Shelleys: The Biography of a Family. London: Faber & Faber, 1989. ISBN 0571154220.
Sunstein, Emily W. Mary Shelley: Romance and Reality. 1989. Baltimore: Johns Hopkins University Press, 1991. ISBN 0801842182.

Approfondimenti
(EN) Lucy Madox Brown Rossetti, Mrs Shelley, Internet Archive, London, W. H. Allen, Ann Arbor, Michigan: University of Michigan Library, 1890, OCLC 671923469.


Edited by Valene - 21/9/2021, 16:43
view post Posted: 20/9/2005, 17:50 Le Cattedrali francesi... - Architettura Gotica & More...

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Sain-Germer-de-Fly (Oise)YR0X6Ds

Io le trovo assolutamente stupende...mi lascia senza parole vedere certe opere d'arte gotica...ancora in piedi nonostante i secoli...qui trovate la loro storia e tantissime foto io ne posto solo alcune.

Credits: Google, Wikipedia. Modificato by Darky

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Laon (Aisne), cattedrale di Notre- Dame XI-XII sec

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Chartres (Eure-et-Loir) cattedrale di Notre-Dame

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Remis (Marne): Notre-Dame

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Parigi: Sainte-Chapelle



Edited by Valene - 30/3/2022, 19:03
view post Posted: 20/9/2005, 17:41 Architettura gotica in Italia - Architettura Gotica & More...

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Credits: Google, Wikipedia,www.mtholyoke.edu/~mvbelous/gotica.html , expoitalyart.it . Modificato by Darky

A prescindere da alcune costruzioni elevate in Italia da artisti stranieri, ben pochi sono gli edifici nei quali l'uso degli elementi costituzionali dello stile gotico, l'arco a sesto acuto, le volte a costoloni impostate su altissimi pilastri, i contrafforti o gli archi rampanti siano usati con la logica e il rigore matematico che caratterizzano in terra di Francia quello stile. Diremo piuttosto che in Italia, ove l'arte romanica aveva dato tanti nobili frutti, e rimesso a contatto l'animo degli artisti e il gusto del popolo con alcuni dei valori più significativi della razza, con lo spirito cioè dell'arte classica, l'arte gotica non poteva attecchire perchè, nella sua essenza, assolutamente estranea allo spirito latino.

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Bologna, San Francesco

Ma gli antichi Italiani, adattandosi a un gusto, quasi una moda, che s'era diffusa e s'andava diffondendo per tutta Europa, sedotti anche dalla profonda bellezza delle più alte manifestazioni del nuovo stile, di cui ebbero esempi nel loro territorio, cercarono di assorbirne alcuni elementi e li introdussero nel loro linguaggio architettonico, dandogli inflessioni del tutto nuove e originali. Venne così creato in Italia una sorta di nuovo stile architettonico, alla base del quale è sempre il chiaro, semplice, schietto spirito costruttivo romanico, cui alcuni elementi dell'arte gotica dànno nuova grazia e slancio.

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Duomo di Orvieto

Fin dalla metà circa del XII secolo in alcune costruzioni romaniche italiane, specie nelle province che avevano per ragioni politiche, commerciali o culturali maggiori contatti con la Francia, cominciano ad apparire elementi architettonici di carattere gotico. Sono tuttavia case sporadici e quasi accidentali, che non possono interessarci che come prime manifestazioni di quel sovrapporsi e fondersi di elementi romanici e gotici che caratterizzerà poi l'arte italiana del XIII e XIV secolo.

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Basilica di Santa Croce, Firenze

Ma è alla fine del I secolo che in Italia appaiono le prime coni di puro carattere gotico, quasi sempre abbazie o inventuali. Il gruppo più importante di queste costruzioni è dato dalle abbazie cistercensi, numerose e importantissime, specie nel centro e nel settentrione d'Italia."

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Duomo di Milano

"L'architettura delle grandi chiese erette nell'Italia centrale e settentrionale durante la seconda metà del Duecento e nel Trecento, si rivela ispirata da un medesimo forte senso di crescente unità, severa e grandiosa, specchio di una concezione dell'essere come armonia totale e infinità fantastica. Questa visione si traduce coerentemente in una figurazione architettonica che aspira ad una spazialità unitaria illimitata, ma che la realizza contenendola e svolgendola nei limiti dell'edificio, i quali vengono così a coincidere con i limiti stessi dello spazio. Ed è l'edificio che crea lo spazio interamente a propria somiglianza e si identifica in esso, dandogli una forma architettonica definita e precisa. Di qui la necessità di avere delle raffigurazioni interamente nuove, dove spiegare la potenza espressiva nella completa disponibilità di tutti i mezzi formali, ed il bisogno di ricavare la veduta entro l'orizzonte concluso dalla stessa figurazione; necessità e bisogno che, insieme alla forza di tutta la tradizione medievale, hanno portato ad assumere come unico tema l'interno delle chiese.

Il motivo dell'unità spaziale ha provocato in questi interni radicali trasformazioni rispetto ai modi consueti: ogni sezionamento o separazione di spazi scompare, e le navate e le altre parti vi sono considerate come costituenti tutte un unico vano, che i pilastri e le colonne non devono dividere, ma formare, ordinare e scandire. Perciò il numero delle campate diminuisce, gli archi si allargano, i sostegni intermedi si riducono a sei, a cinque e persino a quattro ogni lato; le navate si slanciano, e quelle laterali aumentano di altezza fin quasi a raggiungere il livello della nave di centro, cosicchè l'interno della chiesa tende ad assumere la forma di una sala.

I fattori dimensionali e proporzionali dei vari elementi architettonici prendono con ciò la maggiore importanza; il duplice segno distintivo di questi monumenti è nell'altezza delle arcate che risulta eguale o maggiore all'ampiezza della grande navata, e nella profondità delle navatelle che resta sempre minore alla larghezza degli stessi archi. Le campate delle navi laterali sono rettangolari, strette e lunghe, liberamente aperte verso il vano centrale, tanto che l'arco di passaggio dall'una all'altra è piccolo e ristretto rispetto a quello verso la navata principale. In tal modo i vuoti interni delle navate, del transetto, delle cappelle, posti in reciproco immediato contatto sulla più ampia superficie, si combinano compenetrandosi e si saldano tutti in uno spazio unico e continuo; la raffigurazione diviene necessariamente semplice, raccolta sul perimetro compatto, ma aperta entro quei limiti, e può così essere appresa a prima vista, con un solo sguardo nel quale si concentrano d'un tratto i suoi valori fondamentali, e si realizza di colpo il pieno possesso dell'opera.

In queste grandi chiese che presentano tutte la loro veduta lungo l'asse longitudinale e in direzione dell'abside, la collocazione del punto di vista principale risulta perciò un fattore predominante. Il motivo generatore dell'unità architettonica esige la visibilità immediata e completa della composizione, allo scopo di formare lo spazio come blocco unito, e per spiegare di sorpresa, in un attimo, tutta la pienezza e la potenza dell'immagine. L'unità espressiva e figurative tende dunque a manifestarsi attraverso l'unità visiva. Qualunque sia la posizione del punto di vista, necessita che la veduta abbracci e contenga gli elementi essenziali della forma architettonica; quello che non è visibile dal punto di vista principale e rimane fuori della veduta, resta estrinseco al ritmo dell'opera, ed è rifiutato e respinto.

L'esigenza della continuità formale-visiva dell'interno e del suo immediato apprendimento, conduce all'adozione di schemi assai semplici sui quali sviluppare la figurazione, scegliendo solidi geometrici elementari. E qui agisce anche l'altro aspetto del motivo caratterizzante, quello che anima lo spazio interno di una tensione diretta ad un illimitato ampliamento; ma questo tema non è sentito come rapporto fra un vano interno limitato, contornato e composto, ed uno esterno senza confini e privo di forma, bensì quale sviluppo di una spazialità assoluta, immanente e progressiva, nascente come essenza stessa dell'opera. Perciò quest'aspirazione non è lasciata sospesa e insoddisfatta in una relazione fra due presupposti inconciliabili, bensì è inclusa, spiegata e risolta nei termini stessi della raffigurazione.

Per mantenere e svolgere il ritmo in perfetta coerenza con tali intime premesse, le architetture di questi interni assumono una forma chiusa, anche se ampia, fin dagli schemi-guida della composizione, che sono il cubo o il parallelepipedo, la sfera o l'ovoide; e per la stessa logica interna il moto di dilatazione allontana i fondali seguendo gli allineamenti dettati dalla figura fondamentale. Le qualità figurative adoperate per ottenere l'effetto di ampliamento del vano, oltre alle grandi e spesso grandissime dimensioni, sono quelle degli scorci prospettici, operati interponendo più di un elemento architettonico fra punto di vista e fondale e quelle dei vuoti chiaroscurati, con ombre la cui densità è proporzionale alla distanza. Entrambe in funzione della profondità atmosferica che subordina ai propri fini ogni altro mezzo formale; massa plastica, linearità e superfici cromatiche valgono solo in dipendenza dei risultati di approfondimento spaziale. S'intende come una raffigurazione così composta assuma preferibilmente l'aspetto di una concavità avvolgente il vuoto dell'interno, più sviluppata e fonda in corrispondenza dell'asse principale, ma che mira anche ad estendersi e poi ad accentuarsi nelle altre direzioni.

Appare perciò evidente che il fattore pratico costruttivo e la presenza dell'edificio in quanto organismo statico non costituiscono presupposti che siano assunti come contenuti per essere poi riuniti e promossi a motivo informatore dell'opera. Lo schema delle linee forze, quando appare, è interpretato e riprodotto come una pura e musicale cadenza di contorni, la serie delle volte è considerata semplicemente come una superficie di raccordo e di approfondimento, cava e scandita di luci, senza alcuna indicazione alla sua azione spingente, e spesso ad essa si sostituisce il tetto, quale piano prospettico multiplo, discontinuo e ombroso. L'edificio come oggetto d'uso, la costruzione quale sistema pesante o spingente, non sono sentiti e raffigurati come tali, ma servono di pretesto e di impalcatura ad un quadro, plastico ed insieme pittorico. Egualmente, anche l'ispirazione religiosa, o meglio il motivo mistico è assente; nessuno slancio esclusivo quale contemplazione o esaltazione di un singolo e distaccato soggetto, e di conseguenza nessun linguaggio unilaterale ed esasperato nell'insistenza sopra una sola qualità figurativa.

La serie delle grandi chiese del Duecento e del Trecento si anima invece nel suo insieme di un sentimento più complesso e più largo, pieno di un profondo senso dell'umano, dove si riflette la scoperta di un mondo diverso, vasto e agitato. È l'annuncio e poi l'affermazione di una civiltà in continuo rapido sviluppo, con la sua cultura carica di varie tendenze e di numerosi fermenti, che alimenta una sensibilità ormai aperta e vibrante, creando le premesse fondamentali per l'architettura dell'epoca."

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L’architettura gotica apparve in Italia nel 12° secolo. Le audaci soluzioni architettoniche e le innovazioni tecniche delle cattedrali gotiche francesi non sono mai arrivate veramente in Italia: gli architetti italiani preferivano mantenere la tradizione costruttiva stabilita nei secoli precedenti. Esteticamente, in Italia lo sviluppo verticale era raramente visto come importante. Si prediligeva la forza e la struttura pesante dell’architettura romanica.

Una possibile linea temporale dell’architettura gotica in Italia può comprendere:

uno sviluppo iniziale dell’architettura cistercense
una fase del “primo gotico” (1228-1290 circa)
il “gotico maturo” del 1290-1385
una fase tardo gotica dal 1385 al XVI secolo, con il completamento dei grandi edifici gotici iniziati in precedenza, come il Duomo di Milano e la Basilica di San Petronio a Bologna o la Cattedrale di San Lorenzo a Genova.

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L’architettura gotica fu importata in Italia, proprio come in molti altri paesi europei. L’ordine cistercense benedettino era, attraverso i loro nuovi edifici, il principale vettore di questo nuovo stile architettonico. Si diffuse dalla Borgogna (nell’attuale Francia orientale), la loro area originaria, nel resto dell’Europa occidentale.

Questo tipo di architettura aveva infatti già incluso la maggior parte delle novità che caratterizzavano le cattedrali gotiche dell’Île-de-France, ma con un approccio formale più sommesso e un po’ “ascetico”. Le decorazioni figurative erano vietate. Le vetrate sono di dimensioni ridotte e incolori. Il verticalismo è ridotto. Nell’esterno sono assenti campanili multipli e troppo alti.

Sempre presenti, tuttavia, le volte ovali rettangolari e i pilastri raggruppati, composti da un insieme di colonne più piccole, che continuano con pilastri agganciati alle costole a volta. I capitelli hanno decorazioni molto semplici, di solito non figurative. Anche il rivestimento in pietra è molto accurato. Il risultato è una pulizia quasi moderna, priva di abbellimenti.

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Basilica San Francesco di Assisi

L’architettura cistercense poteva essere facilmente adattata, con lievi modifiche, alle necessità degli ordini mendicanti come i domenicani e i francescani, che all’epoca si stavano espandendo rapidamente in tutta Italia. Entrambi cercavano una certa pulizia, quando non la povertà, nei loro edifici. Avevano bisogno di grandi navate e corridoi per consentire ai fedeli di seguire il sermone e i riti senza ostacoli visivi, come spesso accadeva nelle cattedrali, i cui interni contenevano numerosi pilastri e avevano il coro separato da mura dalla navata.

Ma considerare il gotico in Italia un “gotico minore” sarebbe un grave errore. Il gotico italiano è una versione diversa ma pienamente motivata interpretazione. Un tipo unitario che diffonde in quasi tutta la penisola il gotico ed è appunto come detto il cistercense.

Il tipo del monastero e della chiesa cistercense è fissato dalle regole dell’ordine vi è un funzionale insieme di chiostri sale capitolari foresterie e laboratori. La funzionalità determina la planimetria. Le navate minori sono molto più basse ed oscure della maggiore, illuminata da finestre laterali e dai rosoni della fronte e dell’abside.

L’incrocio di navate e transetto forma un nitido incastro di volumi ortogonali punto gli stessi contrafforti assai pronunciati ribadiscono la forte geometria dei volumi e li legano come le alette o i denti di un ingranaggio allo spazio aperto. La spinta ascensionale non è espressa da un esplicito verticalismo di elementi in tensione. ciò che si vuole esprimere non è l’aspirazione dell’anima all’alto e all’infinito ma la certezza di una dottrina.

Il primo artista che passa dall’equilibrio romanico alla spinta gotica in Italia e Benedetto Antelami architetto e scultore. lavora in Emilia e poi a Vercelli tra la fine del XII e il principio del XIII secolo associando la tradizione Lombarda Da cui proviene e l’esperienza dell’arte francese. Tra le altre opere di Benedetto Antelami e il battistero di Parma è uno dei capolavori più alti dell’architettura gotica italiana. Una nuova immagine architettonica, la correlazione ideale tra esterno e interno. La parte più classica creata da Antelami viene dal suo legame profondo con l’arte romana di provincia.

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Battistero di Parma

In tutto il Nord iniziano ad apparire nuove opere con apparato decorativo gotico questo si sovrappone a una struttura romanica a Ferrara, a Bologna, Padova. Ad Aquileia forme gotiche si innestano su una composizione preesistente paleocristiana. Venezia nel 200 comincia a spostare i suoi interessi figurativi verso il nord, nello slancio ascensionale del gotico scorgendo soprattutto la possibilità di sviluppare anche in altezza la spazialità bizantina.

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Basilica Sant’Antonio di Padova

Nell’Italia centrale l’ordine Francescano comincia a costruire la propria Chiesa in Assisi nel 1228, 2 anni dopo la morte di San Francesco. E’ la chiesa di un ordine che predica la povertà e del proprio fondatore esalta più che la dottrina la virtù eroica della vita vissuta da perfetto cristiano.

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Come già detto i primi edifici gotici italiani furono le abbazie cistercensi. Essi ebbero una diffusione su tutto il territorio della penisola, adeguando spesso le tecniche costruttive alle tradizioni locali. Abbiamo infatti edifici in laterizio nella pianura padana, mentre prevale l'uso della pietra nell'Italia centrale e in Toscana. In quest'ultima area talvolta vengono riprese le decorazioni a bicromia delle pareti come nella locale tradizione romanica.

Italia del nord:
Abbazia di Chiaravalle

Italia centrale:
Abbazia di Casamari

Fra gli edifici non cistercensi di questo secolo che risentono dell'influsso dell'architettura gotica, pur mostrando ancora evidenti persistenze romaniche, abbiamo l'opera di Benedetto Antelami a Parma, in particolare il battistero e a Vercelli la chiesa di Sant'Andrea.

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Palazzo ducale a Venezia

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In questo secolo vengono costruiti numerosi edifici degli ordini mendicanti. Fra questi i più importanti sono:

Basilica di San Francesco ad Assisi (1228 - 1253)
Basilica di Sant'Antonio a Padova
Chiesa di San Francesco, Bologna (1236 - 1263)
Chiesa di Santa Maria Novella, Firenze
Un posto di particolare rilievo nell'arte del XIII secolo è tenuto dall'architettura civile e militare sviluppatasi nell'Italia meridionale con l'imperatore Federico II di Svevia. Tra le opere più importanti si ricordano:

Castel del Monte in Puglia
Castel Maniace in Sicilia
Porta trionfale a Capua (distrutta)
In questo secolo vengono costruite o terminate anche alcune cattedrali, fra cui: La Cattedrale di Siena.

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Verso la fine del XIII vengono cominciati alcuni importanti cantieri di edifici che verranno realizzati nel corso del Trecento. Fra questi gli edifici fiorentini:

Basilica di Santa Croce, Firenze
Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze
Basilica di Santa Maria gloriosa dei Frari (Venezia)
Palazzo Vecchio di Firenze
e, in Umbria, il

Duomo di Orvieto
Al termine del secolo verranno iniziati i due maggiori cantieri tardo gotici italiani:

Duomo di Milano. Questo edificio rappresenta una eccezione nel panorama artistico italiano per la presenza di architetti dell'Europa centrale che impostano un progetto di impianto più nordico che italiano. L'edificio, il cui progetto sarà fonte di discussioni e conflitti fra architetti italiani e tedeschi e francesi, verrà terminato solo nel XIX secolo in pieno clima di revival neogotico e storicista, integrando ecletticamente fra loro le diverse scuole di pensiero architettonico e le stratificazioni artistiche dovute al protrarsi del cantiere e alle straordinarie dimensioni dell'edificio.
Basilica di San Petronio, Bologna.

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Nel Quattrocento non vengono più realizzati nuovi edifici gotici, mentre proseguono i cantieri iniziati nei secoli precedenti. In particolare la realizzazione della cupola della cattedrale gotica di Firenze da parte di Filippo Brunelleschi è considerata una delle opere più significative del nuovo linguaggio del rinascimento, che in Italia farà apparire come antiquate le forme costruttive del gotico.



Edited by Valene - 29/3/2022, 19:07
view post Posted: 19/9/2005, 14:11 VILLA PASTORE - **MYSTERIUM**

VILLA PASTORE

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Villa molto conosciuta per le sue leggende, e soprattutto per il suo sotterraneo.
Ben due tragedie colpirono la famiglia che ci viveva e da allora sono nate molte storie....

Credits: Google, comune.valenza.al.it, clubghost.it web.tiscali.it/teses

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La villa fu edificata tra il 1835 e il 1845 dall'Ingegner Pietro Antonio Pastore. Un tempo splendida residenza aristocratica, e' formata da due corpi paralleli e separati molto diversi tra loro nella struttura architettonica: il più grande è il rustico, in cui vivevano diverse famiglie di mezzadri, che comprendeva anche una stalla, un fienile e una chiesa.
Di fronte si trova l'edificio padronale, ornato con merletti e due grosse torri, dove si possono ancora scorgere pregiati mosaici pavimentali.
Sotto i due edifici si snoda un tunnel, di circa 40 metri, interrotto a metà da un pozzo profondo, che molto probabilmente veniva utilizzato come ghiacciaia o magazzino per gli attrezzi.

La leggenda nera di questa villa maledetta, dall'aspetto ormai spettrale, nasce da due tragici eventi luttuosi che colpirono la famiglia Pastore nell'800: la morte di Elisa, deceduta all'età di due anni per febbre miliare (tubercolosi) e quella di Giovanni, di 13 anni, travolto dal crollo di una torretta della casa mentre suonava il pianoforte.
Nel parco è presente un cippo commemorativo dedicato ad Elisa.
Si crede che i resti dei due fanciulli si trovino sulla collina, Elisa sotto il cippo e Giovanni nei sotterranei inagibili della villa, in una tomba nascosta.

La Villa è ridotta in pessime condizioni dal tempo, dalla guerra e dal terremoto .

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Le due torrette e i piani superiori della Villa sono inaccessibili a meno che non abbiate voglia di arrampicarvi per i resti delle scale ma visto le condizioni della casa non lo consiglio a nessuno.

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All’interno dei due edifici si vedono ancora resti di decori sui muri ma soprattutto pavimenti in mosaico eccezionalmente conservati.
Da svariate grate e fori sul pavimento si capisce che sotto il pianterreno c’e’ qualcosa.
La porta della cantina è aperta ma la parte sotterranea del primo edificio è inaccessibile tre metri d’acqua che ricoprono la parte visibile delle cantine! Se li c’era il passaggio per Piazza Duomo a Valenza ora non credo ci sia più la possibilità di scoprirlo.
Fra i due edifici ci sono i resti di un vecchio aratro trainato da animali e alcuni pezzi arrugginiti delle balconate in ferro.

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A sinistra dei caseggiati guardando Valenza, vi trovate un piccolo laghetto con ringhiera attorno e davanti la tomba della piccola Elisa Pastore.
La lapide era attaccata a un piccolo monumento in pietra poi deve essere caduta o è stata strappata e si è rotta in due parti.

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Sulla lapide troviamo scritto:

ELISA PASTORE
FANCIULLETTA BIENNE
VISPA E AMOROSA
MORTA PER FEBBRE MIGLIARE
NEL 7 LUGLIO 1873
I SUOI GENITORI


Se la bimba è morta di tubercolosi nel 1873 come minimo la Villa ha 150 anni; alla base del monumento c’è un foro quasi come se ci fosse stata la tomba o il vaso con i resti della piccola.

La famiglia Pastore dopo la morte della bambina ha avuto un altro figlio il figlio Giovanni, di 13 anni, travolto dieci anni più tardi dal crollo di una parete della casa mentre suonava il pianoforte, e seppellito in una tomba nascosta situata nei sotterranei della villa.
I fantasmi dei due bambini continuerebbero a infestare la dimora: Elisa apparirebbe in occasione dell’anniversario della sua morte, mentre il fratello si farebbe udire mentre suona il pianoforte…

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La parte più interessante la troviamo scendendo verso la collinetta davanti al secondo edificio: qui ci troviamo davanti all’ingresso di una delle gallerie della casa.
Entrando nella galleria ci si imbatte subito in un vecchio pozzo alto almeno 10 metri.
Non fate la triste esperienza di lanciarvi dentro una pietra: l’acqua sul fondo è putrida e stagnante da almeno un secolo e vi tornerà su un fetore di fogna che vi farà compagnia per un bel po'! Se avete abbastanza fegato da superare il pozzo che sbarra la strada vi troverete nella parte della galleria che passa sotto al secondo edificio, un’esperienza tanto esaltante quanto breve!
La galleria finisce dopo una decina di metri sotto la casa diroccata. S’intravede uno svincolo ma l’ingresso è stato murato!
Qualcuno ha comprato la Villa poco tempo fa ma durante i lavori di restauro un operaio è rimasto ucciso in circostanze misteriose e i lavori sono stati interrotti.

La Famiglia Pastore dopo la morte del figlio si è trasferita in una casa a Valenza vicino al Municipio, ma da lì sono partiti senza avvisare e di loro non si hanno più notizie. La casa accanto al Municipio non è stata più abitata dalla loro partenza.


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Come arrivare

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Autostrada Milano-Genova uscita Alessandria Ovest.
- Entrate in Alessandria e seguite per Valenza.
- Arrivati a Valenza seguite per Bassignana.
- Sulla strada , poco prima del benzinaio, troverete una via laterale che porta in collina Via … Zeno, non ricordo bene.
Prendetela vi porterà direttamente a Villa Pastore.
Se vi perdete chiedete informazioni ai locali, la Villa è molto conosciuta.



Edited by Valene - 26/1/2024, 17:49
view post Posted: 19/9/2005, 13:28 KAGEN NO TSUKI - MANGA & ANIME

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(Modificato by Darky)

Titolo originale: Kagen no Tsuki – (下弦の月)
Titolo internazionale: Last Quarter (che è anche il sottotitolo originale della storia)
Autrice: Ai Yazawa
Genere: shoujo – drammatico, sentimentale, soprannaturale
Rating: adatto ad un pubblico maturo
Anno di pubblicazione in Giappone: 1998 – 1999
Casa Editrice giapponese: Shueisha
Volumi: 3 (conclusa)
Titolo in Italia: Ultimi raggi di luna
Traduzione: Claudia Baglini
Anno di pubblicazione in Italia e Volumi: 2000 e poi 2006
Casa Editrice italiana: Planet Manga.
– Prima edizione in 6 volumi con la metà di pagine di un volume originale
– La serie è stata poi ristampata nel 2006, dalla stessa casa editrice, in 3 numeri identici all’originale.

Trasposizione video
– Film live: “Last Quarter” film con attori veri, uscito in Giappone nei cinema

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Ultimi raggi di luna (下弦の月 Kagen no tsuki?) è un manga di Ai Yazawa.
È un'opera in 3 volumi che si differenza delle altre opere dell'autrice, grazie ad un'atmosfera misteriosa e ai temi trattati (la vita dopo la morte e la teoria della metempsicosi).

In Italia la prima edizione comprende 6 volumi, successivamente ristampati secondo la suddivisione originale col sottotitolo "Collection". Dal maggio 2013 sono stati ristampati nella versione "Deluxe" che comprende 2 volumi.

Ne è stata tratta nel 2004 una pellicola cinematografica con Hyde ed Hiroki Narimiya dal titolo Kagen no Tsuki "LAST QUARTER" X INFO QUIIII

Trama

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Kagen no Tsuki (Ultimi Raggi di Luna) edito in Italia dalla Planet Manga è stato scritto di seguito a Gokinjo Monogatari (Cortili del Cuore), ma a differenza di quest'ultimo è pervaso da un'atmosfera misteriosa e da temi che si discostano da quelli trattati in precedenza, come ad esempio la vita dopo la morte.

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I protagonisti sono Mizuki e Adam.
Lei è una ragazza di 17 anni che poco si adatta alla nuova situazione familiare, visto che sua madre è morta e suo padre si è risposato.
Inoltre scopre che suo padre ha tradito sua madre mentre questa era ancora in vita e che anche il suo ragazzo la stava tradendo con la sua migliore amica.
A questo punto entra in scena Adam, rockstar dal passato sconosciuto.
I due si innamorano e vanno a vivere insieme in una bellissima villa, ma Adam un giorno decide di partire e chiede a Mizuki di andare con lui.
Mentre la ragazza attraversa la strada per raggiungere Adam dall'altra parte, viene investita da un'auto.
Il suo spirito incontra quello di Hotaru Shiraishi, una bambina anch'essa investita da un'auto mentre era alla ricerca del suo gatto Lulu, la quale riesce a trovare la via del ritorno alla vita grazie allo spirito del suo gatto.

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Hotaru si riprende dal coma e un giorno mentre insegue un gatto che assomiglia a Lulu entra in una casa nella quale si ode una dolce melodia suonata al pianoforte.
Ed è così che Hotaru ha la possibilità di reincontrare Mizuki, la quale ha perso la memoria.
Hotaru è l'unica che può vederla e le darà il nome di Eve.
Comincia così la ricerca da parte di Hotaru e dei suoi amici del perduto amore di Eve, Adam.
L'impresa è resa ancora più ardua dal fatto che la ragazza non ricorda nulla del proprio passato. Gli unici indizi che i piccoli detective hanno a disposizione sono un anello con le iniziali S.K., una melodia che Eve suona al pianoforte e la divisa scolastica della ragazza....


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I protagonisti sono Adam e Mizuki. Mizuki è una studentessa di un istituto femminile di 17 anni che fugge da casa perché infelice a causa della sua situazione familiare e della separazione dal fidanzato che l'aveva tradita con la sua migliore amica. Adam, invece, è un musicista inglese che conosce Mizuki una sera quando la luna è crescente e i due si innamorano e vanno a vivere insieme in una villa. Però Adam può rimanere solo per due settimane e chiede a Mizuki di andare via con lui. Alle 5 di mattina Mizuki viene investita mentre attraversa la strada per andare da Adam. Si ritrova in un posto strano con una cancellata e lì incontra una bambina che cerca la sua gatta Lulu, poi si risveglia direttamente nella villa dove ha vissuto con Adam senza ricordare nulla.

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Hotaru è una bambina delle elementari che, come Mizuki, ha avuto un incidente stradale e un giorno mentre insegue un gatto somigliante a Lulu entra in una villa abbandonata e trova Mizuki. Hotaru con l'aiuto dei suoi amici Kayama, Miura e Sugisaki scopre che Eve (Mizuki) è un fantasma intrappolato nella villa abbandonata e a poco a poco scopre la vera identità di Eve (soprannome dato a Mizuki perché lei stessa non ricorda nulla del suo passato). Eve però vuole ritrovare Adam perché sa che, senza lei, ora lui sarà molto triste.

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In Italia

In Italia venne pubblicato nel dicembre del 2000 con il titolo "Ultimi Raggi di Luna" dalla Planet Manga ed era composto da 6 volumetti (ndr: solita edizione sottiletta che ci tocca sorbirci!) alla modica cifra di Lire 3.500 (1,80 euro/circa).

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Però nel marzo 2006 ne è stata fatta una ristampa "collection", con volumi del tutto simili agli originali (infatti sono in totale 3), al prezzo di 5 euro l'uno.

In Giappone

Il manga di Kagen No Tsuki è stato pubblicato in Giappone tra il 1998 e il 1999 sulla rivista Ribon della casa editrice Shueisha ed è composto da 3 volumi.


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Edited by Valene - 19/8/2020, 18:04
view post Posted: 19/9/2005, 12:37 THE SKELETON KEY - OTHER MOVIES

THE SKELETON KEY

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Titolo originale The Skeleton Key
Paese di produzione Stati Uniti d'America
Anno 2005
Durata 104 min
Genere orrore, thriller
Regia Iain Softley
Soggetto Ehren Kruger
Sceneggiatura Ehren Kruger
Fotografia Dan Mindel
Montaggio Joe Hutshing
Effetti speciali Matt Sweeney
Musiche Ed Shearmur
Scenografia John Beard

Interpreti e personaggi

Kate Hudson: Caroline Ellis
Gena Rowlands: Violet Devereaux
Peter Sarsgaard: Luke Marshall
Joy Bryant: Jill Dupay
John Hurt: Ben Devereaux
Maxine Barnett: Mama Cynthia
Fahnlohnee R. Harris: Hallie

Doppiatori italiani

Chiara Colizzi: Caroline Ellis
Rita Savagnone: Violet Devereaux
Vittorio Guerrieri: Luke Marshall
Eleonora De Angelis: Jill Dupay
Sergio Graziani: Ben Devereaux

Credits: Google, Wikipedia 35mm.it

The Skeleton Key è un film del 2005 diretto da Iain Softley e interpretato da Kate Hudson, Gena Rowlands, Peter Sarsgaard e John Hurt.
La pellicola si basa su una sceneggiatura originale di Ehren Kruger.


TRAMA


Caroline Ellis è un'infermiera che si occupa di assistere i malati terminali nelle loro ultime settimane di vita.
Dopo la morte di un ultimo paziente in clinica, Caroline decide di cambiare lavoro a causa della maniera dell'ospedale di trattare i corpi dei pazienti deceduti.
Trova lavoro come infermiera per Benjamin Deveraux, l'anziano proprietario di una residenza isolata nei pressi di New Orleans, paralizzato da un ictus.

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Ma Caroline non è la sola ad aver aiutato Ben, infatti è soltanto l'ultima delle cinque infermiere che, dopo poco tempo, hanno rinunciato all'incarico.

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Caroline accetta il compito, ma la tranquillità iniziale viene rotta da una serie di sconcertanti avvenimenti.
Alcuni particolari fanno sorgere nella ragazza domande ossessive, come l'assenza di specchi nella casa, lo sguardo di Ben che spesso sembra chiederle aiuto, il comportamento misterioso di sua moglie Violet e soprattutto gli strani rumori provenienti da una porta nascosta da un armadio in soffitta.

I giorni passano comunque tranquillamente, ma nel sentire di nuovo quegli strani rumori Caroline decide di aprire la porta misteriosa, nonostante la contrarietà precedentemente espressa da Violet al riguardo.
Ciò che si trova all'interno della stanza è sconcertante: bambole, testi esoterici, foto della famiglia proprietaria della casa negli anni '20, vecchi dischi e altro ancora.

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Dopo questa raccapricciante scoperta Caroline decide di parlarne con Violet e farsi raccontare la verità; scopre così che la prima famiglia ad aver dimorato lì bruciò i due servi di colore dopo aver scoperto che insegnavano riti hoodoo ai loro due figli.

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Quello che ne seguì fu una tragedia: il padre si suicidò dopo il fallimento della sua banca e con lui la moglie, mentre i fratellini sparirono.

Caroline decide quindi di confidarsi con la propria migliore amica, Jill, la quale le consiglia di andarsene il prima possibile; così dice anche l'ex badante di Ben, sicura che nella casa si nasconda qualcosa di terribile.

Ma la curiosità dell'infermiera è troppo grande, inoltre non vuole abbandonare Ben.
Si reca quindi in un negozio di magia ed esoterismo per procurarsi il materiale utile a fare un sortilegio per aiutare Ben a tornare normale, e per farsi dire da lui che cosa nasconda sua moglie.

La sera stessa tenta il sortilegio, ma Violet si accorge di tutto, e le uniche parole che Ben riesce a pronunciare sono una richiesta di aiuto a uscire da quella casa. Sempre più intimorita dalle vicende che si sono venute a creare, Caroline contatta Luke, l'avvocato che gestisce il patrimonio di Ben e Violet. Luke si rivela però complice della macchinazione: infatti, dopo averla invitata a casa sua, stordisce Caroline e la riporta nella residenza dei Deveraux per compiere un incantesimo.

Però qualcosa va storto: infatti Caroline prima di recarsi da Luke ha nascosto Ben per tenerlo al sicuro dalla moglie, ma sotto minaccia di morte si vede costretta ad indicare il nascondiglio. Rimanendo da sola con Luke riesce a fuggire e spargere in alcune stanze la polvere di mattone, che serve a tenere lontani i nemici, e quindi i due si vedono costretti a usare un diversivo.

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Alla fine, Luke e Violet riescono a raggiungere il loro scopo completando il rito magico. Caroline si sveglia dopo essere svenuta e stranamente si accende una sigaretta, nonostante non avesse mai fumato: la fumatrice era invece Violet. Si comprende quindi che Violet ha trasferito la sua anima nel più giovane e sano corpo di Caroline, e che il medesimo scambio è avvenuto tra Ben e Luke. Attraverso i tanto odiati specchi si ripercorre la storia delle anime dei due neri adepti del hoodoo, che prima di essere linciati si erano impossessati del corpo dei bambini e successivamente dei corpi di Violet e del marito. I due personaggi vivevano quindi, immortali, impossessandosi delle vite altrui; i padroni che pensavano di averli impiccati e bruciati, lo avevano fatto invece ai loro figli. Per loro si apre un nuovo ciclo, mentre Caroline è rinchiusa, paralizzata ed impotente, in un corpo prossimo alla fine.


Il mio PARERE

Visto al cinema e svariate volte in dvd.
A parte il finale che speravo migliore, il film non e' male.
I colpi di scena riescono a farti saltare sulla sedia, gli effetti speciali ci sono ma non ne hanno abusato come troppo spesso accade e poi x chi come me ama certe storie il film e' godibile^^....



Edited by Valene - 19/12/2020, 17:19
view post Posted: 19/9/2005, 12:29 il topic degli SFOGHI - DARKWHISPERS...
Del film ho capito tranqui pero' mi da moooooooooolto fastidio qnd si parla al cinema xche' io mi concentro sul film e nn voglio venir disturbata da risate e stupidate varie...cmq il film non e' male confronto a cetrti schifi...e nn si capisce subito la fine^^....faro' recensione ora nella sezione dark movie^^
muahahahhahahaahaha Marcy super ricercato al cell cm sempre????
view post Posted: 18/9/2005, 19:10 Ospedale psichiatrico di Aguscello - **MYSTERIUM**

Ospedale Psichiatrico Infantile di Aguscello(Ferrara)

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Ho sentito parlare di questo luogo tempo fa, e facendo le dovute ricerche sono riuscita a scoprire qualche info al riguardo.
Ovviamente nel corso degli anni il posto e' stato preso di mira da molti team che si definiscono "Ghost hunters" o anche solamente dagli esploratori urbani.
Ma voglio farvi conoscere la sua storia, tristissima ed ancora avvolta dal mistero.

CREDITS per info e foto : Google, wikipedia.it, abandonedme.com
pagine fb : facebook.com/sid.effe , facebook.com/TonyLaguardiaTrumpet
Traduzioni ed approfondimenti by Valene.
PS: Di alcune foto/info purtroppo non ho potuto segnalare i credits perche' i siti sono stati cancellati, archiviati ed utenti rimossi.

La Storia.

Innanzitutto sappiate che Aguscello è una frazione di Ferrara di 535 abitanti, facente parte della Circoscrizione 4.
Il toponimo deriva dal latino lacuscellus ovvero laghetto o acquitrino.

Aguscello ricopre anche una certa notorietà al di fuori della comunità ferrarese a causa della presenza nella frazione di un ex ospedale psichiatrico infantile, spesso oggetto di leggende sulla presenza dei fantasmi dei bambini che si suppone fossero stati torturati al suo interno dai medici che avrebbero dovuto curarsi di loro.

L'ospedale è stato anche l'oggetto di un servizio del programma televisivo Mistero, il quale ha indagato proprio sulle presunte anime dei bambini...

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Qualche informazione storica..

Le prime prove documentali dell'esistenza di questa struttura risalgono al 1870, quando i fratelli Pareschi acquistarono il lotto in un'asta pubblica il 1 ° aprile.
Nel 1896 un documento certifica che la proprietà passa nelle mani del signor Lombardi, che esercita l'usufrutto per 12.000 lire all'anno sotto la concessione del vescovo Enrico Grazioli. Le azioni di questo periodo (1900-1933) certificano che la clinica Aguscello cambia proprietario ogni 3 anni.

Investigando ho scoperto qualcosa sul primo proprietario di questo posto: la signora Amelia Guerra, moglie del dott. John Bernardi, che ha trasformato l'edificio fino ad allora come residenza privata dai precedenti proprietari - in un ospedale per pazienti affetti da tubercolosi.
Nel 1940 fu venduto alla Croce Rossa Italiana, che lo trasformò in un ospedale psichiatrico per bambini di età inferiore ai 13 anni.

Ricostruire la storia di Aguscello non è facile.
La Croce Rossa ha amministrato il pedagogico per 30 anni, fino al suo abbandono improvviso che ha avuto luogo nel 1970.
Per quanto riguarda questo periodo, la documentazione ufficiale della struttura - che comprende anche le cartelle cliniche dei pazienti giovani - è conservata negli archivi del comitato provinciale di Ferrara, a disposizione di chiunque desideri svolgere un'indagine.

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Questo edificio situato in Via del parco,era, prima che venisse abbandonato all’inizio degli anni 70, un ospedale psichiatrico infantile di proprietà della Croce Rossa Italiana, i motivi del suo decadimento sono sconosciuti ma numerose sono le leggende che si narrano su questo posto.

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Oltre ad essere stato, per diversi anni, sede di messe nere e riti occulti è ritenuto infestato dagli spettri.

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Infatti si narra che i piccoli ospiti dell’istituto morirono tragicamente qualche anno prima della chiusura, la causa di questa morte prematura è ancora oggi un mistero, c’è chi dice che fu lo scoppio di un incendio ad ucciderli anche se quest’ipotesi risulta improbabile in quanto dalle fotografie non risultano segni di bruciature o strutture carbonizzate, altre versioni parlano di un improvvisa epidemia o addirittura che furono vittime di un pazzo assassino.
Fra le tante storie, una racconta che ci sia persino una fossa comune al centro dell’edificio.

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Fatto sta che durante la notte, fra le rovine dell’ospedale, si sentono ancora i pianti disperati dei bambini e all’ultimo piano, irraggiungibile in quanto la scala è crollata, la leggenda narra che vi siano le impronte delle manine stampate sui muri.
Secondo altre versioni, i piccoli pazienti ricoverati nell'Ospedale, subivano terapie , torture e trattamenti orribili (come l’elettroshock, la lobotomia e le immersioni in acqua fredda) da parte del personale medico.

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Dopo essere stati legati alle reti dei letti venivano storditi con una sorta di elettroshock che spesso risultava letale.
Qualcuno afferma che queste reti siano state fatte sparire da qualche ignoto, e poi ritrovate lungo i vecchi canali di scolo della zona.

Un'altra leggenda narra di un bambino affetto da schizofrenia che, per sfuggire ai maltrattamenti dei medici, arrivò a gettarsi dalla finestra dell'ultimo piano.
E' la storia del piccolo Filippo Erni, il bambino avrebbe ucciso alcuni suoi compagni dell’istituto, e sarebbe stato quindi imprigionato in una stanza nel piano più alto dell’edificio.
L’insopportabile prigionia lo costrinse a tentare la fuga gettandosi dalla finestra, trovando la morte sul pavimento esterno dell’edificio.
In tanti sostengono che la notte si possano sentire i suoi piccoli e agili passi fra le stanze e i cortili desolati dell’ospedale, mentre altri sostengono che il bambino biondo di 12 anni faccia addirittura girare la giostrina che si trova nella cappella adiacente lo stabile centrale.

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Misteriosamente il suo corpo non fu mai ritrovato e nemmeno sua madre non ebbe mai più sua notizia.
Anni dopo alcune persone giurano di aver visto un bambino correre nel giardino dell'Ospedale abbandonato, chi ha tentato di raggiungerlo non ha mai trovato nulla, a parte le vecchie giostre del cortile che si muovevano ancora.

Ma i misteri e leggende sull'Ospedale non finiscono qui.
Si racconta infatti che, prima della Seconda Guerra Mondiale, dentro l'edificio non solo si curavano bambini con problemi mentali ma anche quelli con problemi respiratori.
Il luogo era gestito da alcune suore, le quali si occupavano personalmente dei pazienti.
Queste odiavano i bambini e ne avevano talmente paura che la leggenda vuole che al terzo piano ci sia una sagoma nera: un disegno a grandezza naturale che raffigura una specie di ombra di bambino.
La sagoma esiste veramente e si dice che, in quel punto esatto, fu lapidato un bambino.
Con l'inizio della guerra, le suore lasciarono l'ospedale e rinchiusero all'interno di esso tutti i piccoli pazienti, senza provviste.
In breve tempo i bambini morirono tutti di fame e di sete.
Questa è solo una leggenda ma i misteri di questo luogo sembrano non finire mai.

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La Giostra...

Su un muro c'è scritto che, chiunque faccia girare la giostrina, non riuscirà più a fermarla poichè le anime dei bambini vi giocheranno in eterno.

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Aguscello oggi....

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Purtroppo gli anni, gli agenti atmosferici , l'abbandono ed i vandali hanno reso in gran parte inagibile questo luogo ridotto in alcune zone molto male.

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L'accesso ai piani superiori e' crollato in gran parte.

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Il luogo resta come ho detto meta di curiosi, urbex e "cacciatori di Fantasmi", io mi raccomando, prima di recarvi in luoghi simili informatevi o cercate di aggregarvi a qualche gruppo che abbia ricevuto i permessi necessari soprattutto perchè si rischia di farsi male, oltre che ricevere eventuali denunce.

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In conclusione, passeranno gli anni, i secoli, ma le storie di luoghi come questo sopravvivranno per sempre ed avranno sempre quell'alone misterioso che tanto ci affascina..





Approfondimenti

Quì di seguito vi segnalo alcuni siti che hanno parlato di questo luogo e nella quale potrete vedere foto e leggere delle loro esperienze.

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www.facebook.com/pages/Ex-Ospedale...215964685088473

www.facebook.com/sncurbex/

https://emadion.it/misteri/luoghi-misterio...o-di-aguscello/

Sono visibili alcune foto QUI



Edited by Valene - 28/4/2023, 15:19
view post Posted: 18/9/2005, 18:46 ABBAZIA DI LUCEDIO - **MYSTERIUM**
ABBAZIA DI SANTA MARIA DI LUCEDIO...
(VERCELLI)

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Chiesa di Santa Maria

Credits: Google, Wikipedia.
www.principatodilucedio.it

L'abbazia di Santa Maria di Lucedio è un grande complesso abbaziale sito a Lucedio, presso Trino, in provincia di Vercelli.

Le leggende riguardanti Lucedio

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Il campanile della chiesa abbaziale



Il nome "Lucedio" significa "Luce di Dio" o, forse, "Dio di Luce", ovvero Lucifero.

A questo proposito, l'atmosfera medievale che si respira entrando nei cortili, nel refettorio e, soprattutto, nell'aula capitolare, sta verosimilmente alla base delle numerose leggende ambientate in quest'abbazia. Le leggende parlano di cripte segrete, di salme mummificate di abati seduti su dei troni disposti a cerchio, di fiumi sotterranei e di una colonna che "piange" a causa degli orrori di cui sarebbe stata silente testimone

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Altre leggende non sono ambientate nell'abbazia, ma presso il vicino cimitero di Darola e nella vicina chiesetta della Madonna delle Vigne; in essa in particolare, nell'aula circolare della chiesa c'è un dipinto raffigurante un organo a canne presso il quale è riportato uno spartito che è stato chiamato "spartito del diavolo". Questo perché – secondo la leggenda - suonando lo spartito dentro la chiesa al contrario, ovvero da destra verso sinistra e dal basso verso l'alto, si evoca il diavolo all'interno della chiesa. Suonando la frase musicale in senso normale il diavolo viene nuovamente intrappolato nelle segrete dell'abbazia. L'11 maggio 2010, è andato in onda un servizio su questo caso all'interno del programma Mistero con il sopralluogo di Marco Berry.



I MONACI CHE SECOLI FA VISSERO TRA LE MURA DI QUESTA CHIESA FURONO ARTEFICI DI ABOMINEVOLI PERVERSIONI E CRUDELTA' DI OGNI TIPO.
L'ABBAZIA SI TROVA NEL PRINCIPATO DI LUCEDIO, UN PICCOLO AGGLOMERATO DI CASE FONDATO NEL 1120, MA TUTTI GLI ORRORI DI S.MARIA HANNO COME PUNTO D'ORIGINE IL CIMITERO E LA CHIESA DI DAROLA.
QUI',SECONDO LA LEGGENDA, IL DIAVOLO IN PERSONA APPARIVA NEL PICCOLO CIMITERO ABBANDONATO DI DAROLA X INCONTRARE LE STREGHE DURANTE I SABBA.
IL DIAVOLO ,CORRUTTORE E MALVAGIO,SECONDO UN DOCUMENTO STORICO DATATO 1684,ENTRAVA NEI SOGNI DELLE NOVIZIE DOMENICANE DELLA VICINA CHIESA X TENTARLE, RIUSCENDO NEL PROPRIO INTENTO.
DA QUI' IN POI FURONO COINVOLTI ANCHE I MONACI DELL'ABBAZIA DI LUCEDIO,INFATTI IL DIAVOLO, DOPO AVER MANDATO DELLE DIAVOLESSE TENTATRICI NELLA CHIESA, RIUSCI' A CORROMPERE GLI ABATI E I PRETI DI S. MARIA, IN BREVE TEMPO I MONACI COMINCIARONO AD ADORARE SATANA,ABBANDONANDOSI AD OGNI TIPO DI PERVERSIONE,TRA VIZI,CRUDELTA',TORTURE,OMICIDI E ADDIRITTURA CASI DI PEDOFILIA.
FU NEL 1784 CHE IL PAPA,GIUNTO A CONOSCENZA DI QUELLO CHE STAVA SUCCEDENDO, FECE CHIUDERE DEFINITIVAMENTE L'ABBAZIA E DISPERSE TUTTI I SATANISTI.
QUESTA E' LA STORIA DI LUCEDIO, MA VI SONO ALTRI PARTICOLARI DEGNI DI NOTA: AD ESEMPIO LO STRANO FENOMENO DELLE NEBBIE, CURIOSAMENTE SORGONO MISTERIOSAMENTE SOLO INTORNO AL PRINCIPATO E ALLA TORRE,UN CAMPANILE CHE, DAL PUNTO DI VISTA ARCHITETTONICO,Eì TOTALMENTE DIVERSO DALLE COSTRUZIONI DI ALLORA,INFATTI POSSIEDE UNA PIANTA OTTAGONALE( FORMA CHE ERA TUTT'ALTRO CHE RELIGIOSA,NON SIMBOLO CRISTIANO MA PIU' CHE ALTRO ESOTERICO...) NELLE CRIPTE SOTTO L'ALTARE, SECONDO LA LEGGENDA,VI E' UNA MISTERIOSA FORZA MALIGNA IMPRIGIONATA CHE VIENE CUSTODITA DAI CADAVERI MUMMIFICATI DEGLI ABATI. INFINE DENTRO L'ABBAZIA VI E' LA "STANZA DEL GIUDIZIO", UNA CAMERA IN CUI, UNA DELLE COLONNE "PIANGE" X VIA DEGLI ORRORI DI CUI E' STATA TESTIMONE.....
NEL XIII SECOLO, UNO STORICO INGLESE VISITO' LUCEDIO E FRA I SUOI APPUNTI SCRISSE QUESTA ANNOTAZIONE:

"La vista di un impiccato, appeso al ramo di un albero che si intravede tra le nebbie della palude,non guasterebbe di certo il paesaggio!!"
Conlusioni.....
Esistono parecchie altre leggende a riguardo dell'Abbazia,tra cue quella dell'esistenza di un passaggio sotterraneo che conduceva fuori dalle mura.
La misteriosa forza maligna fu catturata e imprigionata nelle cripte e' custodita dalle mummie degli abati , mummificatesi a causa dell'umidita' della zona,sono seduti su troni e disposti in cerchio a custodire questa forza infernale.
Oggi la chiesa di S.Maria e' chusa poiche' pericolante.
La leggenda delle nebbie fitte e basse viene spiegata da anni, x la presenza di fontanili, piccoli serbatoi sotterranei d'acqua.
Riguardo alla "colonna piangente",situata nella Sala Capitolare,in cui si svolgevani i processi e decidevano torture,anche qui' esiste una spiegazione razionale: pare che essa , e solo lei, sia costruita da una pietra piu' porosa delle altre e che riesca a pescare acqua e umidita' dal terreno x poi rilasciarla in altre condizioni climatiche cosi' da far sembrare che stia "versando lacrime"...
Inseguito alla diffusione della leggenda della presenza di forze demoniache, naquero nuove teorie. Si nota come la chiesa sia stata costruita a sud del complesso, contrariamente a come si faceva di solito. A nord sarebbe stata piu' protetta dai venti e l'illuminazione solare x le cerimonie mattutine sarebbe stata ottimale. Ricordandoci la classica pianta a forma di croce delle altre chiese, costruirne con l'ingreso a sud, era come disegnare una croce capovolta.........

Edited by Valene - 13/8/2017, 17:03
view post Posted: 18/9/2005, 18:37 il topic degli SFOGHI - DARKWHISPERS...
arghhhhh ma xche' i ragazzini vengono al cinema a veder film horror e qnd prendon paura scoppiano a ridere cm i deficenti????e parlano parlano parlaaaaanoooo nn facendoti capire na' mazza?????
view post Posted: 18/9/2005, 18:31 Cosa state ascoltando?! - DARKWHISPERS...
Mmmaaaaaaaaaaaaammmaaa Marcy che discografia^^

ora ho il lettore cd cn le cuffie e ascolto varie cosucce tra cui:
Evanescence-bring me to life
M.Manson-Nobodies
Klaha-stay in the rain
Him- vampire heart
view post Posted: 17/9/2005, 13:54 GLAY - *Japan Music & More*

GLAY

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LINE UP

Cantante : Teru
Chitarrista : Takuro
Chitarrista : Hisashi
Bassista : Jiro

Batterista : Nagai Toshi [Collaboratore in concerto]
Batterista : Nobumasa [ha abbandonato : 1995]
Batterista : Akira [ha abbandonato : 1993]
Tastiere : D.I.E. [ha abbandonato : 1998] [Collaboratore in concerto]


PROFILI

TERU
Vero nome : Teruhiko Kobashi
Ruolo : Vocalist
Data di nascita : 8 giugno 1971
Residenza : Hakodate , Hokkaido
Gruppo sanguigno : O

TAKURO
Vero nome : Takuro Kubo
Ruolo : chitarrista
Data di nascita : 26 maggio 1971
Residenza : Hakodate , Hokkaido
Gruppo sanguigno : O

HISASHI
Vero nome : Hisashi Tonomura
Ruolo : chitarrista
Data di nascita : 2 febbraio 1972
Residenza : Hakodate , Hokkaido
Gruppo sanguigno : O

JIRO
Vero nome : Yoshihito Wayama
Ruolo : bassista
Data di nascita : 17 ottobre 1972
Residenza : Hakodate , Hokkaido
Gruppo sanguigno : A


BIOGRAFIA

I Glay sono uno dei gruppi rock più popolari del Giappone.
La loro storia comincia agli inizi degli anni ’80 a Hakodate (città situata al sud dell'isola di Hokkaido).
Nel 1983 Takuro si trasferisce nella stessa scuola elementare di Teru, i due, entrambi con la passione per la musica, fanno subito amicizia.

Nel 1987, al liceo, Takuro è nella stessa classe di Hisashi, i due si conoscevano già, anche qui grazie alla loro passione per la musica diventano amici.
Lo stesso anno Takuro decide di formare una band e partecipa ad un piccolo concerto locale, al quale partecipa anche Hisashi, che a quel tempo faceva parte degli Ari.

Nel 1988 Takuro e Teru formano ufficialmente i Glay, Teru, fino allora batterista, ne diventa il cantante, su consiglio di Takuro.

Nel 1989, dopo la separazione degli Ari, Hisashi, spinto da Takuro e Teru decide di inseguire la sua carriera musicale entrando a far parte dei Glay.

Lo stesso anno viene organizzato un concerto dove si esibiscono diversi gruppi, vi partecipano pure loro ed incontrano Jiro, allora bassista del gruppo PIERROT (ndr: non si tratta del celebre gruppo omonimo) e fanno subito amicizia.
Dopo il liceo, i tre giovani decidono di andare a Tokyo, sperando di poter realizzare i loro sogni.

Nel 1991, sebbene i loro vecchi batteristi e bassisti siano restati a Hakodate, incidono tre demo: DANCE VISION, GREATEST SHADOW e SPEED Pop (niente a vedere con l'album)

In seguito Jiro, sedotto dall'entusiasmo di Takuro per Tokyo decide di raggiungere anche lui la capitale.
È un periodo abbastanza difficile per il gruppo, poiché i membri sono obbligati a fare dei piccoli lavori per provvedere ai loro bisogni. Inoltre il gruppo non ha né un batterista né un bassista.

Nel 1992, i GLAY danno il loro primo concerto allo Shinjuku Loft con un batterista di nome Akira, e Takuro chiede a Jiro di unirsi alla formazione, il quale, ovviamente, accetta.

Alla fine d’ottobre di quell’anno partecipano all’EXTASY Summit, dove si esibiscono anche gli X Japan e i Luna Sea.

Il 13 gennaio 1993 Teru ha un incidente automobilistico, ma fortunatamente non è niente di grave.

Lo stesso anno, Yoshiki propone al gruppo di pubblicare un album sotto l’etichetta dell’EXTASY Records (casa discografica di Yoshiki).

Inizia così la registrazione del loro primo album indie “Hai to Diamond", sul quale troviamo dei titoli diventati culto come “Kanajo no Modern” o “Kissin’ Noise”. Poco dopo Akira lascia il gruppo e viene sostituito da un certo Nobumasa.

Nel 1994 Yoshiki fa passare i Glay sotto l’etichetta major “Platinum Records”. Il loro primo singolo major, “Rain”, esce nel maggio dello stesso anno (quello che suana il pianoforte è Yoshiki)

I live “sold out” del gruppo si moltiplicano, così come le uscite dei singoli: tre nel 1994, il tutto coronato da un tour di 13 date attraverso il Giappone.

Nel 1995, il loro quarto singolo “Freeze My Love” raggiunge il diciannovesimo posto dell'oricon chart, seguito in maggio dal loro primo album major “SPEED Pop” che si piazzerà direttamente all’ottavo posto.

I Glay sono molto apprezzati sia dai fans del Visual kei che dai fans del pop.

Dopo la partenza di Nobumasa, i Glay decidono di mantenere la formazione ufficiale a quattro membri di base. Chi sarà alla batteria e più tardi la tastiera sarà solo un membro di supporto, così Toshi Nagai diventa il loro batterista di supporto e D.I.E il tastierista di supporto.

I Glay intanto si preparano all’uscita del loro nuovo album.

Nel 1996 esce il loro ottavo single," Glorious" che arriva al quarto posto dell'oricon. In seguito viene pubblicato il loro secondo album “Beat out” che si piazza al primo posto della classifica.
I Glay finiscono l’anno in bellezza, poiché anche il loro terzo album “Beloved” si piazza al primo posto e supera il milione di copie vendute: un primato per il gruppo.

Dal 1997 al 1999, i successi dei singoli continuano ad aumentare “ Kuchibiru, HOWEVER, Yuuwaku, Be with you, Winter again” finiscono tutti direttamente al primo posto dell'ORICON.

Nel 1998, i Glay entrano nella storia vendendo in una settimana tre milioni di copie di REVIEW, il loro album best of.

Alla fine dell’anno anche il loro album “Pure Soul” si piazza al primo posto.

D.I.E. che lavorava anche con hide, deceduto lo stesso anno, decide di lasciare il gruppo.

Il 31 agosto 1999, i Glay danno uno dei più grandi concerti della storia della musica giapponese davanti a 200.000 persone (un nuovo record per il gruppo)

Dopo questa data, le uscite dei singoli, di video, così come i concerti del gruppo proseguono.

La band è uno dei rari gruppi ancora “attivi”, usciti dal movimento Visual dell'inizio degli anni '90

I Glay riescono ancora oggi a mantenere i loro singoli e album classificati nelle 50 migliori vendite dell’anno.


La musica dei Glay è un rock molto melodico caratterizzata da un suono molto energico e da motivi molto orecchiabili, un’alternanza tra rock vero e proprio e una miscela con il pop.

DA JAME:

PROFILI
Amici di infanzia, Takuro e Teru non si aspettavano molto dal loro gruppo quando formarono in GLAY nel 1988. Forse anche il nome (che è la pronuncia giapponese della parola inglese “grey” [grigio]) accenna a quello che una volta era il loro opaco entusiasmo per il progetto. Tuttavia, questa band è tutto fuorchè un’altra tonalità di grigio. Dall’uscita del loro primo album, Hai to Daiyamondo (灰とダイヤモンド), i GLAY sono uno dei gruppi musicali più famosi del Giappone. Con la loro musica facilmente accessibile, i GLAY continuano ad arrivare in vetta alle classifiche e a dominare la scena con i loro brani rock e pop-rock eclettico e non presuntuoso.


Mentre erano ancora al liceo, Takuro (chitarra) e Teru (allora batterista) crearono i GLAY nel 1988 con la sola intenzione di divertirsi. Entro l’estate di quell’anno, Teru passò dalla batteria alla voce facendo la loro prima apparizione amatoriale. Un altro amico di liceo, Hisashi, entrò nel gruppo come secondo chitarrista dopo aver lasciato la sua band di scarso successo, gli ARI.

Nei primi anni ’90, i GLAY suonarono la loro canzone originale ‘Zutto futari de’ (ずっと二人で) al matrimonio della sorella di Teru. L’emozione della sorella e degli altri invitati provocata dalla loro musica, suggerì a Teru di trasferire i GLAY a Tokyo nella speranza di espandere la loro carriera musicale. Shingo, un altro amico di liceo, entrò come bassista nei GLAY in occasione dei primi tour nelle live house che ebbero un moderato successo. I membri dei GLAY tornarono nella loro città natale per esibirsi insieme ai PIERROT (nessuna relazione con gli attuali Pierrot), incontrando il bassista Jiro per la prima volta. Takuro convinse i recenti diplomati a trasferirsi a Tokyo per seguire una carriera musicale.

La prima apparizione degna di nota dei GLAY fu nel programma televisivo Ikasu Band Tengoku, che dava l’occasione alle band indie di stare sotto i riflettori. Anche un’altra band poco conosciuta, i Lunacy (che sarebbero in seguito diventati i famosissimi LUNA SEA), si esibirono in quello spettacolo nello stesso giorno. Questa grande svolta diede ai GLAY una nuova popolarità, facendo guadagnare al gruppo delle performance in alcune delle live house più grandi di Tokyo e mandando esaurita la loro prima demo tape.

Durante l’anno seguente si verificarono molti cambi di formazione. Shingo passò alla batteria fino alla sua partenza nel 1992, obbligando Hisashi a stare al basso.
Akira entrò nel gruppo come batterista, più tardi seguito da Jiro al basso dopo lo scioglimento dei PIERROT.
Il 1992 portò a fomentare il fanbase dei GLAY grazie a piccoli live e demo tape gratuite.
I piccoli raggiungimenti dei GLAY mostravano gradualmente i segni del successo futuro, lasciando ottimisti i suoi componenti.

Purtroppo, il 13 Gennaio 1993, Teru ebbe un incidente automobilistico, lasciando leggermente danneggiate le sue corde vocali.
Ma ogni maledizione viene con una benedizione poichè la voce ruvida e spesso artificiosa divennero l’accento della firma dei GLAY.
A metà di quell’anno i GLAY catturarono l’attenzione del batterista degli X JAPAN e rappresentante della Extasy Records Yoshiki.
Con un contratto sicuro, i GLAY iniziarono a registrare il loro primo album Hai to Daiyamondo.

Dopo una serie di concerti a Tokyo, i GLAY pubblicarono Hai to Daiyamondo sotto la Extasy lo stesso giorno che pubblicò anche il loro primo singolo ufficiale, “Rain”, sotto la PLATINUM Records il 25 Maggio 1994.
Seguirono poi il loro secondo e terzo singolo, ed i GLAY andarono in tour per la prima volta da soli nelle maggiori città del Giappone: Osaka, Nagoya e Tokyo.
Alla fine dell’anno, il futuro della carriera musicale dei GLAY sembrava solido e speranzoso.

Il 1995 portò il loro primo album major, SPEED POP; il quarto, quinto, sesto e settimo singolo; una collection di video clip; apparizioni TV sui maggiori programmi; un tour nazionale sold-out; e l’entrata nel gruppo del tastierista D.I.E.
Purtroppo quell’anno incontrò il suo grande numero di tragedie.
Akira lasciò il gruppo, facendo rimanere i GLAY senza un batterista.
La casa di Jiro fu distrutta (ma fortunatamente la sua chitarra rimase illesa) e più tardi si infortunò al dito proprio prima di una esibizione.

Ma tutto ciò non fermò mai i GLAY. Nel 1996, uscirono il secondo ed il terzo album, e quest’ultimo riuscì a vendere oltre un milione di copie.
Riuscirono a vendere più di un milione di copie anche con il quarto album, Best Album Review del 1997, che battè i record della Oricon vendendo 3 milioni di copie, un record che ancora oggi nessun gruppo giapponese è riuscito a battere.
Anche se le dimensioni del successo dei GLAY possono essere attribuite al loro appeal musicale, un po’ è stato intasato con la loro finezza nel marketing.
Pubblicando libri (ありがとう (Arigatou) di Hisashi, per citarne uno) ed apparendo a show radiofonici (‘TERU ME NIGHT with GLAY’ e ‘Love Over Time’) incoraggiarono le vendite e la popolarità dei membri.
Con il singolo ‘However’ usato come brano per il drama Stolen Love = Dangerous Woman, i GLAY divennero un nome familiare a partire dal 1998.

Appena si avvicinò il loro decimo anniversario non ufficiale, i GLAY pubblicarono un best of dal titolo REVIEW~BEST OF GLAY. Terminarono l’anno con un album, pure soul, ed altri singoli insieme a video.
All’inizio del 1999, Komori entrò nei GLAY com tastierista dopo l’abbandono di D.I.E.
Subito dopo, i GLAY registrarono una cover di “Misery” in memoria di hide, che faceva parte della ex casa discografica dei GLAY, la Extasy Records. Collaborarono poi con i colleghi LUNA SEA per “The Millennium Eve A Christmas present for the people live a lot”, davanti a 56000 persone.

Il primo anno del nuovo milleno vide l’uscita del 20esimo singolo dei GLAY, “Tomodoi/SPECIAL THANKS”, il 23 Agosto.
Seguì poi uno dei loro più grandi tour, GLAY ARENA TOUR 2000 “HEAVEY GAUGE”.
Con undici tappe, i GLAY suonarono per un pubblico di oltre 44000 persone iniziando dal 2 Settembre.
Un live segreto vicino all’hide Museum’s Café le Psyence ed un evento riservato al fanclub tennero i GLAY con i piedi per terra, rendendoli più accessibili ai fan.

Il loro travolgente successo non si fermò qui.”GLOBAL COMMUNICATION”, uscito l’11 Aprile 2001, raggiunse la posizione numero 1 nella Oricon Singles Chart.
Ma ai componenti dei GLAY tutti questi successi non diedero alla testa poichè Takuro e Teru (in collaborazione con il famoso compositore Sakamoto Ryuichi) parteciparono in una campagna contro le mine anti-uomo nell’Aprile del 2001.
I membri dei GLAY continuarono ad espandersi con Takeru e Teru che visitarono Taiwan, Honk Kong, Bangkok e Seul per promuovere il loro imminente tour.
L’ultima metà dell’anno arrivò con GLAY EXPO 2001 “GLOBAL COMMUNICATION” ed un nuovo show radiofonico, GLAY RADIO COMMUNICATION.

Il 2002 vide altri singoli e tour, e tutti ebbero lo stesso successo dei loro precedenti. Il 24 Aprile, Takuro collaborò con la violinista di fama internazionale Vanessa Mae per “Flow of Soul”.
I GLAY fecero un altro passo verso l’espansione al di fuori dal Giappone esibendosi in uno show sponsorizzato da JAL a Pechino il 4 Luglio.
Come molti concerti dei GLAY, riscosse un successo strabiliante. Rappresentanti il Giappone, i GLAY intervistarono il presidente della Repubblica Popolare Cinese Jiang Zemin come segno delle relazioni pacifiche tra Cina e Giappone.

I GLAY ritornarono subito in Giappone per non abbandonare il loro pubblico originale.
A Febbraio 2003, pubblicarono due best of, GLAY rare collections vol.1 e GLAY rare collections vol.2 lo stesso giorno.
Seguirono poi altri singoli inediti, ognuno raggiungendo alte posizioni nella Oricon Singles Chart.

Nel Maggio del 2004, i GLAY pubblicarono il loro 30esimo singolo, ‘Tenshi no Wakemae/PEAK Hateshinaku SOUL Kagirinaku’ (天使のわけまえ/ピーク果てしなく ソウル限りなく), che fece guadagnare al gruppo un’altra prima posizione in classifica.
La B-side del 31esimo singolo, ‘Nantou Kaze ~PEACEFUL SESSION~’ (南東風~PEACEFUL SESSION~) fu usato come brano per la campagna estiva di WOWOW.

Nel loro decimo anniversario ufficiale nel 2005, i GLAY iniziarono un Dome Tour a Febbraio per promuovere la loro prima collection di ballads, White Road.
A Luglio la band ha fatto la storia del J-pop collaborando con gli EXILE per “SCREAM”.
Il singolo, lungo oltre sette minuti, ed il video erano marcati dalle orecchiabili melodie pop-rock dei GLAY e dai ritmi hip hop ballabili degli EXILE.
Questa collaborazione fece da ponte fra due gruppi radicalmente diversi, invitando i fan degli EXILE ad ascoltare i GLAY e viceversa.

Anche dopo quasi diciotto anni di esistenza, i GLAY non mostrano segni di cedimento.
Con oltre trenta singoli, otto album di inediti (ed un nono in vista), e contribuendo a molti tribute album (incluso PARADE dedicato ai Buck-Tick), questo gruppo difficilmente rappresenta il suo omonimo colore.

Dalle loro umili origini come progetto di Takuro e Tero fuori dal liceo fino alla migliore squadra musicale che è oggi, i GLAY sono l’incarnazione del successo musicale.

Curiosità:

Il nome deriva dalla romanizzazione della parola giapponese "gurei" (grigio). Per i giapponesi non c'è differenza tra la "R" e "L", e Takuro volle dare un tocco particolare al loro gruppo a simboleggiare l'intenzione che la loro musica non fosse niente di predefinito, né propriamente rock né pop, niente che si potesse esprimere a parole.

I membri della band hanno anche iniziato dei progetti solisti nel tempo.
Al 2023 la band risulta ancora attiva.
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Edited by Valene - 24/2/2023, 17:32
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