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I violini recuperati di Auschwitz.

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view post Posted on 4/11/2018, 15:06
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Credits: google, wikipedia.
www.rainews.it/
https://acantini.altervista.org/violino-de...eva-maria-levi/ Modificato by Darky


Seguo da sempre il programma condotto da Alberto Angela, Ulisse il piacere della scoperta, e proprio durante una delle puntate andate in onda lo scorso ottobre ed intitolata "Viaggio senza ritorno" dedicata all'orrore del rastrellamento del ghetto di Roma e della Shoah ho sentito parlare dei "violini di Auschwitz".
Amando tantissimo questo strumento, ed essendo a conoscenza dell'orrore vissuto dai deportati, ho voluto rendere loro omaggio cercando piu' informazioni possibili sugli strumenti sopravvissuti a questo olocausto.
Strumenti che nonostante l'orrore che regnava attorno ad essi hanno potuto aiutare ed alleviare le pene dei prigionieri, e le cui voci, il cui suono e' stato recuperato e restaurato, come simbolo eterno per non dimenticare mai l'orrore di quelle pagine della nostra storia.

Un pensiero a tutti coloro che hanno perduto un proprio caro in questa tragedia creata e voluta dagli stessi esseri umani.

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L'orchestra maschile di Auschwitz

"L'orchestrina doveva accompagnare musicalmente ogni giorno l'uscita e il rientro dei detenuti che lavoravano fuori dal lager, ma doveva anche suonare regolarmente per il personale delle SS."
L'orchestra era incaricata anche di suonare in infermeria, per i prigionieri ricoverati, oppure in occasione dei nuovi arrivi o delle selezioni.

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l violino di Auschwitz è uno strumento musicale fabbricato dal liutaio Collin Mezin e venduto a Torino a Edgardo Levy, che lo acquistò per donarlo alla figlia Eva Maria poco prima del 1938. Il violino è conosciuto per essere uno strumento della Shoah, in quanto è stato portato ad Auschwitz e qui fu tra quelli utilizzati nell'orchestra del campo.

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La famiglia Levy, subito dopo l'emanazione delle leggi razziali decide di fuggire in Svizzera. La fuga verso la Svizzera comporta un periodo di sosta a Tradate, luogo di passaggio verso lo stato elvetico. La sosta è necessaria per trovare persone che aiutino a passare di nascosto il confine (i cosiddetti spalloni o passatori) e sarà ospitata dalla famiglia Sternfeld nella Villa Truffini .
Qui, i componenti della famiglia Levy saranno arrestati il 12 novembre 1943.

Al momento dell'arrivo della Gestapo in casa ci sono la signora Egle Segrè in Levy, Eva Maria ed Enzo. Il 6 dicembre del 1943 dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano parte il primo convoglio carico di Ebrei destinato al campo di Auschwitz sul quale ci sono anche i tre membri della famiglia Levy. Una volta giunti in Polonia, i tre componenti della famiglia affrontano destini diversi: Enzo viene trasferito a Monovitz, sottocampo di Auschwitz dove c'è una fabbrica di gomma gestita dai nazisti e in cui lavorano gli ebrei prigionieri del campo. La madre viene gassata all'arrivo.

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Eva Maria Levy Segre prima della deportazione

Eva Maria, che ha portato con sé il suo violino, viene messa a suonare con altri detenuti nell'orchestra del campo di Auschwitz per il diletto dei guardiani.

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A causa dei diversi spostamenti della famiglia Levy, il violino, acquistato a Torino, giungerà nel campo di Auschwitz nel dicembre del '43.

Un giorno, per cause non note, il violino si rompe e rimane fino al 27 gennaio 1945 nella baracca dove sono conservati gli oggetti appartenuti ai deportati. Sopravvissuto al campo e tornato a Torino, Enzo, che ha recuperato lo strumento musicale, porterà il violino da un liutaio per farlo sistemare, ma non tornerà mai più a riprenderlo.

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Il collezionista Carlo Alberto Carutti con il Violino della Shoah, appartenuto a Eva Maria Levi Segre morta ad Auschwitz

Carlo Alberto Carutti, collezionista di strumenti musicali d'epoca, lo trova presso un antiquario di Torino nel 2014. Carutti comprende che si tratta di un Collin-Mezin e decide di acquistarlo, scoprendo solo in seguito tutta la storia dello strumento e rinvenendo al suo interno il cartiglio con la scritta «Der musik macht frei» che Enzo aveva mandato alla sorella..
Quel motto, con la rappresentazione di alcune note musicali e del numero 168007 che indicava la matricola di Enzo, aiutò l’ingegnere a ricostruirne la storia.
Oggi il violino è conservato al Museo del violino, Fondazione Stradivari di Cremona, dal quale viene fatto periodicamente uscire per concerti autorizzati dalla proprietà.

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Dodici violini e un violoncello, in uso durante la persecuzione degli ebrei e sopravvissuti alla Shoah, sono tornati a suonare insieme all'Auditorium Parco della Musica di Roma il 27 Gennaio 2014.
Gli strumenti sono stati recuperati e restaurati dal liutaio israeliano Amnon Weinstein di Tel Aviv da venti anni colleziona e restaura i violini della Shoah.

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Tra di loro c'erano anche il violino che faceva parte di una delle orchestrine di Auschwitz che accompagnavano i deportati nelle camere a gas, quello che fu gettato da un treno in viaggio verso i lager, e venne raccolto e conservato da un contadino polacco, i violini dei musicisti ebrei che nel ’36 lasciarono la Germania per andare a formare l’Orchestra Filarmonica della Palestina (poi di Israele) voluta fortemente da Toscanini e Huberman per salvarli dalla deportazione; i violini decorati con la Magen David (la Stella di David) che accompagnavano i suonatori ambulanti di musica klezmer.

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E ancora quelli che viaggiarono con i rifugiati alla volta degli Stati Uniti e furono nascosti nelle soffitte per dimenticare l’orrore.

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Poi c'è quello appartenuto a un ragazzo che suonava nell’orchestra di Auschwitz che dopo la Liberazione, fermò un soldato israeliano e glielo vendette, così arrivò a Weinstein.

Un'altra tristissima storia è quella del violino della "vergogna" ritrovato a Washington, importato da un venditore ebreo ortodosso. Quando il liutaio lo aprì, dentro trovò la firma, la data 1936 e una svastica: «Non parlerà mai. Deve rimanere nel silenzio della vergogna per tutta la vita».

E non possiamo dimenticare la Storia della violinista Alma Rosé, nipote di Gustav Mahler, che ad Auschwitz formò un' orchestra femminile di sessanta strumentiste, che vennero poi uccise dai nazisti.
Conosciamo meglio la sua storia.

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Alma Maria Rosé (Vienna, 3 novembre 1906 – Campo di concentramento di Auschwitz, 5 aprile 1944) è stata una violinista austriaca. Di discendenza ebraica, suo zio era il compositore Gustav Mahler. Fu deportata dai nazisti nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Lì, per 10 mesi, diresse l'Orchestra femminile di Auschwitz, un'orchestra di prigioniere che suonavano per i loro carcerieri per sopravvivere.

Dopo l'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938, Alma e suo padre Arnold, anche lui famoso virtuoso del violino, riuscirono a fuggire a Londra. Andò da sola in Olanda dove pensava di poter riprendere la sua carriera musicale.
Quando i tedeschi occuparono i Paesi Bassi, fu in trappola. Un matrimonio fittizio con un ingegnere olandese di nome August van Leeuwen Boomkamp non la protesse; né il suo status nominale di convertita al cristianesimo. Fuggì in Francia, ma alla fine del 1942, quando tentò di fuggire nella Svizzera neutrale, fu arrestata dalla Gestapo. Dopo diversi mesi nel campo di internamento di Drancy, fu deportata nel luglio del 1943 nel campo di concentramento di Auschwitz.

All'arrivo ad Auschwitz la Rosé fu messa in quarantena e si ammalò gravemente, ma alla fine fu riconosciuta. Assunse la guida della Mädchenorchester von Auschwitz (Orchestra di ragazze di Auschwitz). L'orchestra esisteva anche prima dell'arrivo della Rosé, un progetto preferito del SS-Oberaufseherin ("supervisore capo SS") Maria Mandel.
Il gruppo consisteva principalmente di musicisti dilettanti, con una sezione di archi, ma anche fisarmoniche e un mandolino e mancava una sezione di bassi. La funzione principale dell'orchestra era quella di suonare al cancello principale ogni mattina e sera mentre i prigionieri partivano e tornavano dai loro incarichi di lavoro; l'orchestra teneva anche concerti nel fine settimana per i prigionieri e per le SS ed intratteneva le SS durante le loro funzioni.

Come direttore d'orchestra contribuì a trasformare l'orchestra in un eccellente gruppo, i cui membri sopravvissero durante il suo incarico e dopo la sua morte; tutte tranne due (Lola Kroner e Julie Stroumsa) sarebbero sopravvissute per vedere la fine della guerra.

La Rosé morì a 37 anni di una malattia improvvisa nel campo, forse per avvelenamento da cibo. L'orchestra comprendeva due musiciste professioniste, la violoncellista Anita Lasker-Wallfisch e la cantante e pianista Fania Fénelon, ognuna delle quali scrisse dei ricordi del loro periodo nell'orchestra. Il racconto della Fénelon, Playing for Time, è stato trasformato in un film del 1980 con lo stesso titolo.

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Amnon Weinstein mette a posto uno dei 18 violini della mostra intitolata "I violini della speranza"


Amnon Weinstein ha cercato e collezionato questi strumenti per far in modo che il sacrificio e gli orrori vissuti da tutte quelle persone non andassero mai dimenticati.
E parla anche della storia di un giovane, Shimon, anche lui prigioniero e membro dell'orchestra maschile, che nonostante fosse pelle ed ossa, nonostante gli orrori vissuti aveva riposto nel suo violino ogni speranza.
Quel violino, rovinato dall’umidità e dal freddo dopo circa una decina d’anni arriva nelle mani di un giovanissimo garzone : Amnon Weinstein . Shimon gli mostra il suo strumento che piu' diun relitto è un cimelio, una testimonianza di quel ch’è stato e non deve più essere.

«Il violino era messo veramente male», ricorda ora Amnon Weinstein. E racconta di quello strumento che non è stato mai più suonato dai tempi del campo di concentramento. «Quando l’ho aperto, dentro c’era della cenere, cenere umana» continua Weinstein.
Quel violino causa un forte schoc in Weinstein, che aveva perso in prima persona moltissimi appartenenti della sua famiglia in quel campo di concentramento.

«Non riuscivo a maneggiarlo come avrei dovuto e voluto, non riuscivo proprio ad avere un approccio», ricorda Weinstein.

Quasi quaranta anni dopo inizia la sua ricerca e riesce a ritrovare questi strumenti e riunirli tutti assieme come ricordo e come monito di tutte quelle tragedie che hanno vissuto.

Credo che l'olocausto sia una delle pagine più nere della nostra storia, e ripensare a questi "pezzi di legno accartocciato e dalle corde sfibrate" mi riempie il cuore di tristezza.
Certo è che la loro musica, è stata la voce di tutti coloro che li hanno potuti tenere stretti fra le braccia e suonarli per un'ultima volta.

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Edited by Valene - 14/3/2024, 19:39
 
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