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Rodolfo Valentino

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view post Posted on 19/12/2011, 14:33
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Rodolfo Valentino

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Puo' sembrare strano citare un attore di questo livello e di un epoca ormai lontana e sconosciuta ai piu' giovani.
Ma da piccolina ho potuto vedere alcuni film del cinema muto, e conoscere le sue icone come Charlie Chaplin, e molti altri per questo ho deciso di dare un po' di spazio anche a questi attori che seppur non proferissero parola con la loro mimica facciale hanno saputo stregare per il fascino e la loro bravura.
E in un mondo che sta diventando sempre piu' ipertecnologico e' anche bello ricordare queste pietre miliari della storia del cinema...soprattutto se hanno sangue italiano nelle vene come LUI.

CREDITS: GOOGLE, WIKIPEDIA,
Approfondimenti e traduzioni by Valene.

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Rodolfo Valentino, o Rudolph Valentino, o semplicemente Rudy, pseudonimo di Rodolfo Pietro Filiberto Raffaello Guglielmi (poi di Valentina D'Antonguella) (Castellaneta, 6 maggio 1895 – New York, 23 agosto 1926[1]), è stato un attore e ballerino italiano.
Fu uno dei più grandi divi del cinema muto della sua epoca, noto anche per esser stato il sex symbol di quegli anni, tanto che gli fu dato l'appellativo di "Latin Lover"[2].
Il suo stile recitativo fu ammirato da altri grandi, tra cui Charlie Chaplin.[1][3]

Biografia

Famiglia

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Casa natale Rodolfo Valentino - Castellaneta

Terzo di quattro figli (Beatrice, Alberto e Maria erano i suoi fratelli), era nato a Castellaneta, in provincia di Taranto, da padre italiano, Giovanni Guglielmi, un veterinario ex capitano di cavalleria, originario di Martina Franca, appassionato d'araldica (i suoi studi lo convinsero ad essere imparentato a certi nobili papalini e decise, di conseguenza, di aggiungere al proprio cognome il titolo "di Valentina D'Antonguella"), e da madre francese, ma di origine torinese, Marie Gabrielle Bardin (Bardini poi francesizzato in Bardin), dama di compagnia della marchesa del posto.

Studi

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A Castellaneta frequentò le classi elementari, per proseguire gli studi dapprima (1904) a Taranto, dove si trasferì con la sua famiglia in un appartamento sito in via Massari 16, casa del suo migliore amico Vincenzo Albano, e poi (1906) a Perugia, anche in seguito alla difficile situazione che si ebbe dopo la prematura morte del padre, presso l'ONAOSI (Opera Nazionale Assistenza Orfani Sanitari Italiani), dove rimase tre anni.

Il caso vuole che in collegio fu ricordato come "bruttarello" e fu spesso preso in giro per l'accentuata forma a punta delle sue orecchie.
Dal collegio fu radiato a causa della sua indisciplina.
Nel 1909 tentò di entrare all'Istituto Nautico di Venezia, ma fu scartato per problemi fisici e di vista.
Si diplomò a Genova in agraria, nell'Istituto "Bernardo Marsano" di Sant'Ilario, e infine tornò a Taranto.

L'esperienza a Parigi e l'emigrazione in America

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Dopo qualche mese a Taranto partì in vacanza per Parigi.
Qui si diede alla vita frivola; ben presto rimase senza denaro e fu costretto a chiedere aiuto economico alla famiglia per poter tornare a casa.
Questa esperienza non fu poi così negativa, poiché affinò le sue doti di ballerino.
Ritornato a Taranto, decise di partire per l'America per avverare il suo sogno.
Ad aumentare il fascino dell'America su Rodolfo contribuirono anche i racconti dei successi del musicista tarantino Domenico Savino che, anni addietro, era partito per l'America.
I Guglielmi conoscevano bene la famiglia Savino e la sorella di Domenico talvolta raccontava a Rodolfo della fama del fratello.

Nel 1913 si imbarcò sul mercantile ''Cleveland'' e raggiunse New York il 23 dicembre dello stesso anno.
Nuovamente Rodolfo rimase in breve tempo al verde e quindi iniziò ad intraprendere mestieri di fortuna, come il cameriere e il giardiniere.
Grazie all'amico Domenico Savino, che gli regalò un tight, si presentò al Night-Club Maxim, dove riuscì a fare una buona impressione e venne immediatamente assunto come taxi dancer (partner a pagamento per balli di coppia).
Con le mance cospicue ricevute dalle signore riuscì a superare il periodo di crisi economica nel quale era incappato.
Nel frattempo ebbe dapprima una relazione con la nota ballerina Bonnie Glass, che si era appena separata dal compagno Clifton Webb.
Da questa relazione Rodolfo ebbe anche vantaggi economici, poiché fu ingaggiato dalla stessa per 50 dollari alla settimana.

In seguito Valentino fece coppia con un'altra ballerina, Joan Sawyer, con la quale lavorò per sei mesi.
Valentino, dopo queste esperienze, si trasferì sulla costa occidentale degli Stati Uniti, a San Francisco, dove venne ingaggiato da una compagnia teatrale di operetta.
Qui incontrò Norman Kerry, vecchia conoscenza newyorkese che lo convinse a trasferirsi a Hollywood.

Qui girò una serie di film di secondo piano da comparsa, prima di interpretare I quattro cavalieri dell'Apocalisse (The Four Horsemen of the Apocalypse, 1921), il film che gli diede il successo a lungo sognato.

Al successo arrivò anche e soprattutto grazie alla sua bellezza e al magnetismo che la sua figura sprigionava; fu forse uno dei primi sex symbol maschili portati alla ribalta dal cinema; divenne in breve – forse anche in conseguenza della sua morte precoce – un'icona destinata ad entrare nella memoria collettiva.

Valentino (come lo chiamavano le sue fan in delirio) recitava e dettava la moda (gli abiti alla Valentino, i capelli alla Valentino, gli stivali alla Valentino e, soprattutto, lo sguardo alla Valentino).

Fu il primo "divo" – o, meglio, "iperdivo" maschile del cinema degli albori. Altri suoi film importanti furono Lo sceicco (The Sheik, 1921), Sangue e arena (Blood and Sand, 1922), Aquila nera (The Eagle, 1925) e Il figlio dello sceicco (The Son of the Sheik, 1926), in cui impersonava l'eroe romantico e mascalzone, che col suo fascino magnetico ipnotizzava l'attraente protagonista.

La sua casa


Arrivato al culmine del suo successo, un anno prima della morte Rodolfo Valentino comprò una sfarzosa villa sulla collina di Beverly Hills e la battezzò "Nido del falco".
Secondo le poche fotografie scattate, essa era arredata sfarzosamente con lampadari di cristallo e tappeti di valore.
La villa era circondata da un parco di circa sei ettari dove Valentino andava a cavallo, coltivando la sua passione, e aveva le sue tenute.
Poté viverci solo un anno, fino alla sua morte.

Successivamente fu messa all'asta assieme al suo mobilio per pagare i debiti di Rudy, che ammontavano al triplo dei suoi possedimenti.
Dopo di questo, il "Nido del falco" cambiò molti proprietari fino al 2006, anno della sua demolizione.
Ora di Rodolfo Valentino rimangono solo foto, testimonianze e alcuni film, tra cui Non desiderare la donna altrui, I 4 Cavalieri dell'apocalisse, Sangue e arena, Cobra, Lo sceicco e Il figlio dello sceicco, che uscì nel 1926 subito dopo la sua morte.

Le sue donne


Si dice che il suo sguardo magnetico incantasse senza possibilità di scampo il pubblico, specialmente quello femminile, che per Valentino stravedeva. Subito dopo la morte della madre (1918), Valentino conobbe la sua prima moglie, Jean Acker, in occasione di una festa danzante organizzata dal suo amico Douglas Gerrard (direttore del Circolo Atletico di Los Angeles).

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Si sposarono il 5 novembre 1919.
Dopo appena un mese i due però si separarono.

Grazie al film La signora delle camelie, Valentino incontrò Natacha Rambova, che sarebbe diventata la sua seconda moglie.

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La Rambova fu molto importante sia per la sua vita sentimentale che per la sua carriera artistica.
A Hollywood era molto apprezzata per gli scenari e i costumi che disegnava. La Rambova era molto ambiziosa e si indignava quando il marito veniva impiegato in ruoli di scarso valore qualitativo.
Valentino sposò la Rambova, ma, otto giorni dopo il matrimonio, fu arrestato con l'accusa di bigamia, per non aver rispettato una legge californiana che obbligava i divorziati a non contrarre matrimonio prima di un anno dalla sentenza di divorzio.
Un anno dopo i due si sposarono definitivamente.
La delusione del film Il giovane Rajah portò alla rottura definitiva di Valentino con la Paramount.
Fu ingaggiato poi dalla United Artists, che vietò per contratto alla Rambova di intervenire sulle scelte artistiche del marito.
Anche per questo motivo i due si separarono.

Nell'ultimo periodo della sua vita Valentino ebbe una relazione con l'attrice Pola Negri.

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La sceneggiatrice June Mathis intuì per prima il fascino che Rodolfo Valentino esercitava sulle donne e fu, in sostanza, l'artefice del suo mito.
La Metro le aveva affidato il compito di sceneggiare I quattro cavalieri dell'Apocalisse di Vicente Blasco Ibáñez, un romanzo di successo, considerato, tuttavia, poco adatto allo schermo, dal quale, contro ogni previsione, riuscì a trarre un'eccellente sceneggiatura.
Richard Rowland, direttore dello Studio, decise allora di ricorrere al suo intuito per la scelta del regista e del protagonista maschile.
June Mathis indicò Rex Ingram per la regia e impose Rodolfo Valentino per il ruolo di Julio, malgrado le resistenze della Metro, riluttante ad affidare il ruolo di protagonista ad uno sconosciuto.

Il 6 marzo 1921 il film uscì nelle sale di New York, riscuotendo un enorme successo.
Rodolfo Valentino entrò a passo di tango nella storia del cinema mondiale e nell'immaginario femminile, consolidando il mito dell'amante latino, del cavaliere senza macchia e senza paura che muore giovane, come tragicamente accadde, a soli trentuno anni, all'apice di un successo per molti versi ancora insuperato.
Nemmeno il genio dissacrante di Ken Russell (Valentino, 1977, interpretato da Rudolph Nureyev) riuscì a scalfire il suo mito.

June Mathis contribuì alla sua folgorante e breve carriera anche dopo il successo dei Quattro cavalieri.
Firmò, infatti, la sceneggiatura di La signora delle camelie, dove Valentino interpretava il ruolo di Armand al fianco di Alla Nazimova, regina della Metro e stella delle scene teatrali.
Valentino, conscio del richiamo commerciale legato al suo nome, decise, malgrado il diverso parere della Mathis, di firmare un contratto con la Famous Players-Lasky (futura Paramount), che gli proponeva un considerevole aumento retributivo per interpretare Lo sceicco, un film che avrebbe immortalato l'immagine esotica dell'attore, connotandolo, tuttavia, in modo non sempre positivo.
L'anno successivo sceneggiò Sangue e arena, un altro romanzo di Vicente Blasco Ibáñez intriso d'amore, di fatalità e di morte.
Il soggetto calzava molto bene con il temperamento di Valentino, che riuscì a trasformarsi realisticamente nel torero Gallardo.
Un'interpretazione che lo confermò attore di talento oltre che divo di successo, agevolato in questo dalla duttile regia di Fred Niblo che assecondò la sua recitazione.

Dopo aver girato L'aquila nel 1925, diretto da Clarence Brown, considerata una delle sue migliori interpretazioni, Valentino ritornò ad interpretare lo “Sceicco”, il ruolo che tanto aveva contribuito alla sua immagine.
Il figlio dello sceicco, amplificato dalla sua scomparsa a soli trentuno anni all'apice del successo, diretto da George Fitzmaurice, con Vilma Bánky come attrice protagonista, uscì nelle sale il 6 settembre 1926, pochi giorni dopo la morte del suo protagonista, scatenando scene d'isteria collettiva che non hanno più avuto uguali nella storia del cinema statunitense.

Le relazioni omosessuali

A Valentino vennero attribuite anche delle relazioni omosessuali.
Si asserisce che i matrimoni lampo con la Acker prima e con la Rambova poi, entrambe vicine al gruppo di donne lesbiche raccolto intorno alla nota attrice Alla Nazimova[4][5], siano stati matrimoni di copertura sia per Valentino che per le rispettive mogli.

D'altra parte Valentino ebbe diverse relazioni di lavoro con uomini che contribuirono al suo successo ad Hollywood.
Tra queste, quella con il regista de I quattro cavalieri dell'Apocalisse Rex Ingram e con i colleghi Paul Ivano e André Daven[6].

Diverse furono anche le voci riguardo all'amicizia intima e duratura di Valentino con uno dei suoi truccatori personali, Giorgio Rea[7].

Ben presto la stampa degli Stati Uniti si accanì contro quella sessualità ambigua di uno "straniero" che ora rubava i cuori di tutte le donne americane.
Accusato di essere un comune dandy effeminato, corruttore dei costumi, nel 1926 venne insultato da un giornalista del Chicago Herald Examiner come "piumino per cipria rosa".

A conferma delle numerose accuse sulla bisessualità di Valentino, nel 1931 venne pubblicato anche un diario privato dell'attore dove le compromettenti annotazioni non lasciavano dubbi.
Il diario verrà reso celebre nel 1959 dal regista e scrittore d'avanguardia statunitense Kenneth Anger, che nella sua Hollywood Babylonia metterà a nudo tutti i retroscena e gli scandali della colonia cinematografica di Hollywood, dagli esordi fino agli anni Cinquanta.

La morte

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Nessun interprete maschile prima di lui era diventato così famoso a livello mondiale grazie alla settima arte.
La sua stella era però destinata a non durare a lungo: si spense infatti all'età di trentuno anni al Polyclinic Hospital di New York, dov'era stato ricoverato per un malore dovuto ad un'ulcera gastrica, di cui soffriva da tempo, e ad un'infiammazione dell'appendice.

Colpito da un attacco di peritonite e sottoposto ad intervento chirurgico, tutto si rivelò inutile e alle 12:10 del 23 agosto 1926 Valentino morì.

Il suo ultimo film, Il figlio dello sceicco, uscì postumo.
All'epoca venne messa in giro la voce che fosse morto avvelenato dal fosforo versato nella sua coppa di champagne da un rivale o una donna gelosa[8].

Due cortei funebri

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Scene di isteria e fanatismo, oltre che una trentina di suicidi – non si sa quanto legati alla sua morte – si registrarono nel giorno dei suoi funerali a New York.

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Nello stesso giorno furono organizzati due cortei funebri, uno appunto a New York, l'altro a Hollywood; quando, il 30 agosto, il corteo funebre attraversò un quartiere di New York, furono decine di migliaia le persone che vi parteciparono.

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Una persona in lutto piange presso la bara di Rodolfo Valentino durante il funerale dell'attore

C'era anche una corona con nastro che si diceva inviata da Mussolini e quindici giovanotti in camicia nera, ma un giornale scoprì che la corona era una trovata del capoufficio stampa delle pompe funebri, il quale aveva anche provveduto a mascherare almeno due dei quindici giovanotti.

Le sue spoglie furono sepolte nel Mausoleo della Cattedrale all'Hollywood Memorial Park (ora Hollywood Forever Cemetery) di Los Angeles, California.

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La tomba di Rodolfo Valentino

La donna in nero

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Negli anni a seguire dal 1927 al 1960, una misteriosa donna, velata di nero, continuò a portare dei fiori sulla sua tomba ogni anniversario della morte dell'attore.
Nonostante in molte si siano professate come la "donna in nero", nessuna ha poi saputo comprovare la veridicità delle sue parole e questa figura è tuttora avvolta nel mistero.
Alcuni però dicono che fosse una figlia misteriosa.
Il mistero ha lanciato una sorta di tradizione, ancora viva adesso, che vede parecchie figure femminili velate di nero portare fiori sulla tomba di Valentino.

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Primo sex-symbol

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Di una bellezza considerata straordinaria, Rodolfo Valentino era dotato di un fascino magnetico e ambiguo che ne faceva un latin lover e un tombeur de femme quanto mai moderno e differente dai modelli - un po' stereotipati e per certi versi datati - di un Casanova o di un Don Giovanni; sotto questo aspetto fu anche uno dei primi sex symbol, se non addirittura un vero e proprio oggetto del desiderio, destinato al culto di massa.
Questo suo fascino - oltre che gli indubbi meriti di attore, in un'epoca in cui il cinema muoveva ancora tutto sommato i primi passi - lo consegnerà alla leggenda.


Omaggi


Nella sua città natale si trovano il "Museo Rodolfo Valentino" e (posta al termine della passeggiata, nel pieno centro cittadino) una scultura (1961) in maiolica che richiama la sua interpretazione nel film Il figlio dello sceicco, a tinte molto forti, dello scultore Gheno.

Sul prospetto della casa natale è ricordato mediante una targa bronzea donata da un suo fan club di Cincinnati, Ohio.
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Castellaneta - Targa a Rodolfo Valentino

In occasione del centenario della nascita, nel 1995, Castellaneta gli ha dedicato una serie di manifestazioni culturali ed eventi, compreso un annullo postale, sotto la direzione artistica dell'attore pugliese Michele Placido.
Per l'occasione era stata preparata una produzione originale, con musica dal vivo composta e diretta dal compositore jazz Bruno Tommaso e l'intervento dell'orchestra da lui messa insieme per quella particolare data.
Per un problema tecnico dell'organizzazione l'evento non poté essere portato a termine.
Si sarebbe trattato della sonorizzazione dal vivo di due film, tra cui Il figlio dello sceicco, con musiche originali composte proprio per celebrare la ricorrenza.

Alla sua vita è ispirata la commedia musicale di Garinei e Giovannini Ciao Rudy (1966), interpretata da Marcello Mastroianni e musicata da Armando Trovajoli.

Nel 1972 venne istituito da Carlo Apollonio il "Premio Rodolfo Valentino", che venne organizzato in Puglia per i nove anni successivi.
Dal 1982 al 1995 si trasferì a Los Angeles per ritornare l'anno successivo in Europa in varie città, tra cui Parigi, Londra e Berlino.
Il premio vede protagonisti gli attori che come Rodolfo si distinsero nella costruzione del personaggio che è poi, secondo lo spirito del premio, l'anima dell'essere un divo.

La Fondazione Rodolfo Valentino di Castellaneta ha istituito a sua volta il "Premio Rodolfo Valentino Italian Excellence" e il "Premio Città di Rodolfo Valentino".

L'attore è citato nella canzone Manic Monday delle Bangles[9][10].

Nel 2015 l'attore apparve come personaggio nella quinta stagione della serie televisiva American Horror Story-HOTEL, interpretato da Finn Wittrock.
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Nel 2016 il fisarmonicista Renzo Ruggieri ha pubblicato un disco jazz, con recitazione dell'attore Umberto Fabi, intitolato "Valentino è Tango".
In questo format disc ha ripercorso il mito di Valentino attraverso musica e parole, con traduzioni delle poesie originali di quest'ultimo[11].

Nel 2019 la Meridio Popular Band, gruppo di musica popolare di Castellaneta gli dedica "Rudytango".

Filmografia

Donna che ama (The Battle of the Sexes), regia di David Wark Griffith - (comparsa, non accreditato) (1914)
My Official Wife, regia di James Young (1914)
La corsara, regia di Maurizio Rava (1916)
The Quest of Life, regia di Ashley Miller (1916)
The Foolish Virgin, regia di Albert Capellani – non accreditato (1916)
Seventeen, regia di Robert G. Vignola – non accreditato (1916)
Il servizio segreto (Patria), regia di Jacques Jaccard, Leopold Wharton, Theodore Wharton - serial (1917)
Alimony , regia di Emmett J. Flynn – non accreditato (1917)
A Society Sensation, regia di Paul Powell (1918)
A letto, ragazzi! (All Night), regia di Paul Powell (1918)
L'avventuriero (The Married Virgin), conosciuto anche come Frivolous Wives, regia di Joseph Maxwell (1918)
The Homebreaker, regia di Victor Schertzinger (1919)
La diva del Tabarin (The Delicious Little Devil), regia di Robert Z. Leonard (1919)
The Big Little Person, regia di Robert Z. Leonard (1919)
Virtuous Sinners, regia di Emmett J. Flynn (1919)
Il ladro di perle (A Rogue's Romance), regia di James Young (1919)
Nobody Home, regia di Elmer Clifton (1919)
Eyes of Youth, regia di Albert Parker (1919)
Passion's Playground, regia di J.A. Barry (1920)
An Adventuress, conosciuto anche come The Isle of Love, regia di Fred J. Balshofer (1920)
The Cheater, regia di Henry Otto non accreditato (1920)
L'amante fatale (Once to Every Woman), regia di Allen Holubar (1920)
The Wonderful Chance, regia di George Archainbaud (1920)
Stolen Moments, regia di James Vincent (1920)
I quattro cavalieri dell'Apocalisse (The Four Horsemen of the Apocalypse), regia di Rex Ingram (1921)
Uncharted Seas, conosciuto anche come Uncharted Sea, regia di Wesley Ruggles (1921)
La commedia umana (The Conquering Power, conosciuto anche come Eugenie Grandet), regia di Rex Ingram (1921)
La signora delle camelie (Camille), regia di Ray C. Smallwood (1921) con Alla Nazimova, Rex Cherryman e Patsy Ruth Miller
Lo sceicco (The Sheik), regia di George Melford (1921)
Il mozzo dell'Albatros (Moran of the Lady Letty), regia di George Melford (1922)
L'età di amare (Beyond the Rocks), regia di Sam Wood (1922)
Sangue e arena (Blood and Sand), regia di Fred Niblo (1922)
Il giovane Rajah (The Young Rajah), regia di Phil Rosen (1922)
Monsieur Beaucaire, regia di Sidney Olcott (1924)
Notte nuziale (A Sainted Devil), regia di Joseph Henabery (1924)
The Hooded Falcon
L'aquila, conosciuto anche come Aquila nera (The Eagle), regia di Clarence Brown (1925)
Cobra, regia di Joseph Henabery (1925)
Il figlio dello sceicco (The Son of the Sheik), regia di George Fitzmaurice (1926)

Film e documentari dove appare Rodolfo Valentino

Movie Memories, regia di (non accreditato) Ralph Staub - se stesso (1934)
Cieli azzurri (Blue Skies), regia di Stuart Heisler, co-regia (non accreditato) Mark Sandrich - filmati di repertorio (1946)
Rodolfo Valentino (Valentino), film biografia diretto nel 1951 da Lewis Allen e interpretato nel ruolo del titolo da Anthony Dexter con Eleanor Parker, Richard Carlson, Patricia Medina.
Le dee dell'amore (The Love Goddesses) documentario di Saul J. Turell - filmati di repertorio (1965)
Valentino (1977), regia di Ken Russell, film interpretato da Rudolf Nureyev
The Casting Couch, regia di John Sealey - video con filmati di repertorio (1995)
Rodolfo Valentino - La leggenda, miniserie dalla regia di Alessio Inturri - filmati di repertorio (2013) con l'attore Gabriel Garko nel ruolo di Rodolfo Valentino

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Note e bibliografia.

Mito e seduzione, la mostra su Rodolfo Valentino, su bari.repubblica.it, 19 agosto 2016.
^ Ramírez, p. 76.
^ http://www.statoquotidiano.it/04/05/2013/c...-parisi/139296/
^ About Alla Nazimova |
^ Hollywood's golden age of lesbian 'glam' - Atlanta Gay Issues | Examiner.com
^ Leo Pantaleo, Il mistero Valentino, Idea Books 1995
^ Emilia Costantini, Rodolfo Valentino. Voci divulgate inutilmente per il solo scopo di demelire il mito di Valentino. Il romanzo di una vita, Milano, Fivestore edizioni, 2013, p. 76.
^ Administrator, La Morte, su www.fondazionevalentino.it.
^ (EN) The Bangles Lyrics - Manic Monday, su www.azlyrics.com.
^ Bangles - Manic Monday (testo e traduzione) - InfinitiTesti, su www.infinititesti.com.
^ Jazzitalia - Recensioni - Renzo Ruggieri: Valentino è Tango!, su www.jazzitalia.net.

Bibliografia

Kenneth Anger, Hollywood Babilonia, traduzione di Davide Tortorella, vol. 2, 3ª ed., Milano, Adelphi, 1986 [1960], ISBN 88-459-1558-1.
(EN) Ray Stuart Immortals of the Screen, Bonanza Books, New York 1965
Giannino Malosi (a cura di), Latin Lover – A sud della passione, Milano, Editrice Cartha, 1995, ISBN 978-88-8158-048-4.
Charles Ramírez, Latino Images in Film: Stereotypes, Subversion, and Resistance, Austin, University of Texas Press, 2002, ISBN 0-292-70907-2.
Paola Cristalli, GUGLIELMI, Rodolfo Pietro (in arte Rodolfo Valentino), in Dizionario biografico degli italiani, vol. 60, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2003. URL consultato il 25 ottobre 2013.
Melania Gaia Mazzucco, VALENTINO, Rudolph, in Enciclopedia del Cinema, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2004. URL consultato il 25 ottobre 2013.
Domenico Sellitti, Rodolfo Valentino. Danzò e piacque – Consacrazione e dissacrazione di un Mito, Taranto, Editrice Edit@, 2006, ISBN 978-88-97216-05-6.
Tracy Terhune, Valentino the Unforgotten, Bloomington (Indiana), AuthorHouse, 2007, ISBN 978-1-4259-9673-4.
Leonardo Bragaglia, Rodolfo Valentino. L'attore, il divo, il sex simbol, Bologna, Persiani Editore, 2008, ISBN 978–88–902003–3-5.
Roberto Parisi, Amare L'amore. Diario di un perfetto sconosciuto, Foggia, Il Castello, 2012, ISBN 978-88-6572-060-8.
Roberto Parisi, Rodolfo Valentino, Treviso, Edizioni Anordest, 2013, ISBN 978-88-96742-84-6.
Emilia Costantini, Rodolfo Valentino Il romanzo di una vita, 2013, Fivestore Editore.


Edited by Valene - 16/1/2022, 18:05
 
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