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La Certosa di Monte Benedetto

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view post Posted on 15/10/2009, 17:46
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La Certosa di Monte Benedetto (Valle di Susa)

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La certosa di Montebenedetto è un'abbazia certosina della valle di Susa, ormai inattiva.

Percorrendo la strada di accesso al parco che sale dal comune di Villarfocchiardo , ci si trova dopo pochi chilometri al cospetto di una imponente costruzione in una cornice di pascoli e boschi.
E’ la Certosa di Monte Benedetto che grazie alla sua storia può sicuramente essere annoverata come uno dei più importanti monumenti della Valle di Susa ed un notevole prestigio per il Parco Orsiera Rocciavrè che la comprende nei propri confini.

Descrizione architettonicadella Certosa di Monte Benedetto

La Certosa di Monte Benedetto riveste un particolare interesse nell’ambito della storia certosina e più largamente nella storia delle strutture monastiche alpine. Appartiene infatti al gruppo delle più antiche fondazioni dell’ordine certosino in Italia ma, a differenza di altre certose è stata abbandonata in età ancora bassomedievale e non ha quindi subito le variazioni organizzative e planimetriche che hanno caratterizzato le altre certose all’epoca della Controriforma. E’ quindi possibile attingere importanti e rare informazioni circa l’organizzazione delle strutture cenobitiche e produttive caratterizzanti la fase iniziale e medievale dell’ordine che, in questa realtà potrebbero essere presenti intatte ed in larga misura sotto la profonda coltre di detriti trasportati durante la piena che nel 1473 distrusse la certosa , mentre altrove tali tracce non sono più reperibili in quanto sepolte sotto nuove strutture.
Nel suo complesso la certosa è vissuta approssimativamente dal 1198 – 1200 epoca in cui si insediarono i certosini provenienti dalla Losa, al 1473 quando fu distrutta dall’alluvione.
Quanto resta dell’attuale certosa è pertanto la struttura “congelata” nel tempo di una costruzione della metà del XV secolo, anche se certamente sono stati attuati su di essa , rimaneggiamenti e opere edilizie aggiunte, tipo il lungo ed alto porticato nella parte sud della manica di fronte alla chiesa ed il piccolo fabbricato appoggiato alla parete nord della stessa.
Come già spiegato, secondo la tipologia certosina, la casa alta era accompagnata dalla correria o casa bassa i cui resti nel caso di Monte Benedetto, sono ben visibili a valle della chiesa lungo il percorso della mulattiera (strada antica) che parte da Villarfocchiardo; l’attuale collocazione è stata dovuta ad un importante evento franoso conseguente all’infiltrazione di acque sotterranee che trasportò la costruzione circa 50 m più a valle dell’ubicazione originale. Rimase in piedi , semi affondata e notevolmente inclinata solo la sua chiesa, mentre i fabbricati che le facevano corona andarono completamente distrutti.; rimane parzialmente visibile oltre la correria un piccolo edificio abitato probabilmente dal converso posto a guardia della via di accesso alla certosa.
Il perno di ogni complesso certosino era dunque la chiesa. Le severe regole Certosine imponevano infatti che nel luogo prescelto per edificare un nuovo complesso abbaziale, doveva essere edificata a priori la “Casa di Dio” dove giornalmente si celebrava la messa.
La chiesa di Monte Benedetto risente degli stili, comuni e coevi alla nascita del movimento di S. Bruno, delle congregazioni di Chalais, di Citeaux e di Grandmont che avevano abbracciato gli ideali di povertà e di semplicità nell’ambito della riforma ecclesiastica del XII secolo e conservava queste caratteristiche anche alla metà del XV secolo.
Nel caso di Monte Benedetto la chiesa è l’unico manufatto del complesso certosino che si è mantenuto interamente. Essa misura 23.70 x 6.90 , è illuminata da tre finestre per lato, a profonda strombatura ed arco a pieno sesto con misura di 1.85 per 0.85 m all’ esterno. Il presbiterio ha l’ abside piatta , caratteristica di tutte le certose, orientata a levante e più stretta della navata (5.78 m); la volta a botte a pieno sesto ha un’altezza di 10 m; lo spessore dei muri è di 1.60 m.; sul lato sinistro dell’altare in pietra si accede alla sacrestia tramite una porta che attraversa un muro di 2 m. di spessore all’interno del quale è stata ricavata una scala elicoidale che permette l’accesso al sottotetto.
Nella facciata si aprono una finestra romanica ed una massiccia porta con gli stipiti in blocchi di pietra e un monolito per architrave; in origine l’ingresso era sovrastato da un portico la cui esistenza è comprovata dalla presenza delle mensole a rostro.
Originariamente nelle pareti nord e sud si aprivano l’una di fronte all’altra due porte poste a circa 11.70 m dalla facciata quindi a metà chiesa. Secondo gli usi certosini i monaci non accedevano al coro tramite la porta di facciata che rivestiva poca importanza (tanto che alla certosa di Banda non era neanche presente). In particolare a Monte Benedetto l’ingresso dei monaci avveniva dal lato nord che comunicava con il chiostro grande. La porta sud non poteva comunque essere utilizzata dai conversi in quanto, per la sua ubicazione, dava anch’essa accesso al coro dei padri che come già specificato, era tassativamente separato tramite un divisorio trasversale ligneo, da quello dei conversi. Questa porta permetteva l’accesso al capitolo posto come d’uso nel piccolo chiostro; attualmente è possibile riconoscere il capitolo, (le cui dimensioni dovevano essere all’incirca di 7 x 5 m.), in quella che viene chiamata “cappelle cimiteriale” contro il lato sud della chiesa, della quale restano la parete di fondo interrata (aperta da una monofora romanica), i ruderi del muro sud e le tracce dell’immorsatura nel fianco della chiesa.
All’interno della chiesa è visibile sulla parete sud, quasi all’angolo della facciata, un’altra porta di circa 2.20 x 1 m. sopraelevata all’interno rispetto al pavimento di 0.50 m. (erano sicuramente presenti un paio di gradini) ; era la porta tramite la quale i conversi accedevano al loro coro. La porta dei conversi conferma la posizione lungo il fianco sud della chiesa del piccolo chiostro (la cui copertura è ancora denunciata dai rostri in pietra), sul quale doveva affacciarsi anche il refettorio.
Punto focale di ogni certosa era il passaggio fra il chiostro grande e la chiesa. I monaci di Monte Benedetto risolsero il problema erigendo un portico sulla facciata nord della chiesa di cui rimangono ancora le mensole. Per quanto concerne il chiostro grande, l’ubicazione delle celle si trovava sicuramente attorno all’area est della chiesa e sul lato nord; ci sono invece incertezze sul lato sud dove la distruzione ad opera della piena fu pressoché totale.
Il numero delle celle poteva essere superiore a tredici prevedendo in certi periodi un soprannumero di monaci. Per quanto concerne le strutture che attualmente vengono classificate come celle, risulta evidente che sono solo parte di esse, in quanto le esigue dimensioni di circa 5 x 4 m. non sarebbero state sufficienti al monaco per espletare i normali compiti quotidiani, cui era chiamato per regola. Si tratta quindi con tutta probabilità di resti di edifici più articolati realizzati in pietra e legno con piano terra e primo piano che precorrevano le tipologie costruttive che divennero comuni in tutte le certose edificate dal 1300 al 1600.
L’intero complesso della casa alta era circondato da un muro di cinta a tratti ancora visibile nella parte nord-ovest; resti sono invece presenti a monte del pianoro sul lato sud del complesso.
In conclusione si possono ipotizzare nel corso dei secoli diverse modifiche alla primaria impostazione della certosa:

Inizio del XII secolo [disegno]. La chiesa era bassa coperta in legno (scandole) e forse già con pavimentazione in cocciopesto su preparazione in pietre: si erigevano il piccolo chiostro con il capitolo ed il locutorium sul lato est, il locale di servizio ad ovest ed il refettorio a sud; l’entrata e le cucine dovevano essere nella zona dell’attuale casa del priore. Più a valle la correria, luogo di servizio e di residenza dei conversi e la foresteria.


Inizio del XIV secolo• La chiesa venne rialzata, le volte erano in muratura rinforzate da archi a sesto acuto in stile gotico (che il mondo certosino adotta piuttosto tardi), le falde del tetto coperte di lastre di pietra. In questa fase il pavimento era sicuramente di cocciopesto ed il grande chiostro strutturato secondo canoni di austerità e utilità. • Veniva nuovamente modificata la copertura della chiesa conferendo al tetto un’inclinazione più dolce.


Dalla metà del XIV secolo .La correria viene abolita e davanti alla chiesa si edifica la foresteria, le cucine ed il refettorio vengono collocate nel piccolo chiostro; si costruisce la casa del priore ed un nuovo portico nella parte occidentale del piccolo chiostro.


XV secolo. La comunità si trasferisce a Banda in seguito ai disastrosi eventi alluvionali. La certosa si muta in tenuta agricola ed a tal fine vengono effettuate le chiusure di tutte le arcate alla ricerca di spazi chiusi. Anche la porta dei conversi e la prima finestra della chiesa vengono chiuse per sviluppare il fabbricato addossato al lato sud della chiesa.

Cenni inerenti i lavori di restaurodal 1987 al 2000


Quando nel 1987 l’Ente Parco diede il via ai lavori per il consolidamento della chiesa essa versava già in condizioni critiche. A quasi 800 anni dalla sua costruzione si evidenziavano evidenti cedimenti strutturali dovuti principalmente alle infiltrazioni d’acqua dal tetto, che avevano interessato seriamente le capriate. Tale danno determinava una eccessiva spinta sui muri perimetrali alterando la verticalità degli stessi; le conseguenze erano ben visibili all’esterno con vistose crepe nella facciata e con lo scivolamento dei conci di pietra della finestra centrale;
un cedimento del terreno aveva contribuito a rendere ancor più problematica la situazione.
Il primo intervento fu mirato al consolidamento della volta. In particolare per contrastare l’enorme spinta che essa esercitava sulle pareti furono installati dei tiranti all’altezza dell’imposta di volta, esercitanti una trazione sui muri nord e sud della chiesa. Alla base del muro nord, ormai al tracollo, furono eseguiti dei rilievi stratigrafici tramite carotaggi, quindi fu rinforzato con una sottofondazione in cemento armato.
Si intervenne poi sulla copertura: il vecchio tetto venne smontato e la volta della chiesa rinforzata con una cappa di cemento armato e cordoli di calcestruzzo. Si passo poi all’orditura del tetto e alla copertura in lose, riutilizzando gran parte di quelle originarie.
Nell’estate del 1990 gli archeologi rilevarono che il pavimento era ancora quello della fondazione pertanto si decise di preservarlo dal calpestio dei visitatori tramite un rivestimento ligneo amovibile.
Negli anni successivi vennero installati i serramenti alle finestre e si realizzò un servizio igienico nei pressi dell’attuale ingresso.
Infine tra il 1999 e il 2000 si provvide al recupero dell’interno della chiesa: l’intonaco di recente fattura fu asportato mettendo in luce i conci di pietra lavorata e le semplici stilature della muratura originaria; si provvide anche alla realizzazione dell’impianto di illuminazione.
Allo stato attuale sono stai spesi per il restauro circa ottocento milioni frutto di contributi erogati dalla CEE, dalla Regione Piemonte, dalla Provincia di Torino, dalla Cassa di Risparmio di Torino e dal Comune di Villarfocchiardo.


Prossimi interventi

Alla fine del 2002 è stato stipulato un comodato gratuito con la proprietà per l’utilizzo sino al 2080 del fabbricato sito di fronte alla chiesa e si è provveduto all’affidamento della progettazione atta ad un recupero a fini ricettivi.
Si prevede infatti nel corso degli anni 2003 e 2004 di dar luogo ai lavori di ristrutturazione di tale edificio ricavandone all’interno alcuni locali di abitazione per il malgaro ed un punto di accoglienza per i turisti comprendente un eventuale locale ristoro e qualche posto letto.
Il costo stimato si aggira sui 215.000//00 euro, somma che presumibilmente verrà erogata in due anni, dal settore Gestione Aree Protette della R.P.

Nel corso del 2003 saranno altresì realizzati alcuni piccoli interventi a completamento del restauro della chiesa quali:

La sistemazione delle pareti e del pavimento della sacrestia;

La realizzazione di un’uscita d’emergenza

Il costo previsto è di circa 38.734//00 euro che sarà erogato dall’Assessorato alla Cultura della R.P.

La Certosa di oggi

Attualmente la certosa di Monte Benedetto, è costituita dai fabbricati descritti e da circa novanta ettari di terreno pascolivo e boschivo.
Durante i mesi estivi viene utilizzata per brevi periodi dal proprietario alloggiante presso la casa del priore, dal malgaro nel periodo dall’inizio primavera al tardo autunno e dall’Ente Parco esclusivamente per la parte inerente la chiesa al fine di promuovere manifestazioni turistico culturali.
A cura dell’Ente è stata inoltre allestita nella chiesa una mostra permanente che illustra il mondo certosino e la storia della certosa, mentre nelle immediate circostanze è stato realizzato un sentiero “autoguidato” con la descrizione dei vari edifici che facevano corona alla chiesa dei quali, come già evidenziato, non rimangono che poche tracce.
Considerando la volontà dell’attuale proprietario ad alienare l’intero comprensorio di Monte Benedetto per un valore stimato di circa 425.000//00 euro, l’eventuale acquisto da parte dell’Ente Parco, seppur oneroso, consentirebbe di avviare un progetto integrato di sviluppo ambientale dell’intera area.


Note: Il presente documento è stato redatto attingendo informazioni dalle seguenti fonti:
Certosini in Val di Susa: strutture conventuali ed economiche da Losa ad Avigliana, XII – XVII secolo (tesi di laurea Federica TURCO e Michela FAVRO); Guida alla Certosa di Montebenedetto
e al Parco dell’Orsiera Rocciavrè (cenni tratti dagli articoli di:Mariamaddalena NEGRO PONZI, Silvio CHIABERTO, Laura MORO).

LA LEGGENDA

Un testimone ha visto due monaci incappucciati vicino alla certosa. Vicino a una cappella, all'interno dei ruderi del castello del conte Verde, vicino a Condove e' apparso piu' volte un sacerdote che dice messa ed esce quasi strisciando attraverso una porta murata. Alcune persone hanno assicurato di aver visto una figura vestita d'azzurro affacciarsi alle finestre piu' alte del castello del Catajo, vicino a Padova: pensano che sia Lucrezia Dondi dell'Orologio, uccisa nella stanza da letto nel 1654 da uno spasimante non corrisposto.

Edited by Valene - 13/8/2017, 18:05
 
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