Il Disastro della Bovisa
Tipo incendio industriale
Data 10 novembre 1916 ore 11:00
Luogo Via Stefano Siccoli, 23, Bovisa
Infrastruttura Stabilimento Boston Blacking Company
Stato Italia
Provincia Milano
Circondario Milano
Mandamento Milano
Comune Milano
Causa fuoriuscita di carburante
Conseguenze
Morti 7
Beni distrutti edificio, carro ferroviario
Non conoscevo la storia di questo tragico evento, ma girovagando nel web mi è capitato di imbattermi nella foto della tomba di una delle vitti e grazie ad un caro amico che ha segnalato il link(Il caro Marco Meucci il Sagrestano della Sagrestia degli Inferi) ho scoperto di questa tragedia ed ho voluto approfondire e dedicare un piccolo articolo da condividere con voi anche se non si trova molto materiale.
CREDITS: Google, wikipedia, Marco Meucci IG www.instagram.com/lasagrestiadeglinferi/
Disastro della Bovisa fu l'espressione con cui la stampa definì un grave incidente occorso il 10 novembre 1916 presso lo stabilimento della Boston Blacking Company nelle vicinanze della stazione ferroviaria della Bovisa, alla periferia nord di Milano.
Durante il trasferimento di una grande quantità di combustibile altamente infiammabile da un vagone ferroviario ai sotterranei dello stabilimento, una scintilla fece esplodere alcuni locali della fabbrica, poi interamente distrutti da un incendio che coinvolse anche il carro ferroviario.
Le vittime furono sette.
*Dinamica dell'incidente
I binari della Bovisa con il raccordo verso lo stabilimento
Teatro del disastro del 1916 fu lo stabilimento milanese della ditta americana Boston Blacking Company, oggi nota come produttrice dei collanti Bostik.
Lo stabilimento era situato in via Stefano Siccoli n. 23, a lato della ferrovia Milano-Saronno, ed era servito da un binario di raccordo su cui venivano inoltrati i convogli merci destinati a scaricare materiale per quello e altri stabilimenti limitrofi.
Lo stabilimento era composto da una palazzina a un piano destinata agli uffici direzionali e alla portineria.
Alle spalle della palazzina si trovava un cortile oltre al quale sorgeva la fabbrica dove lavoravano gli operai.
Alle 11 del mattino del 10 novembre un carro cisterna requisito alle ferrovie austriache veniva trainato da una locomotiva sul binario di raccordo dello stabilimento con un carico proveniente da Savona di 15 000 litri di xilene, un derivato del benzene, che doveva essere scaricato in uno dei due grandi serbatoi interrati posti sotto il cortile che divideva gli uffici dallo stabilimento; i due serbatoi erano collegati all'esterno da due tubi metallici che, passando attraverso la cantina degli uffici, affioravano di fronte alla palazzina di fianco al binario morto; da lì un tubo di gomma avvitato ai bocchettoni dei tubi permetteva il travaso dello xilene nei serbatoi.
Al momento della tragedia un tubo di gomma era avvitato al bocchettone e il liquido scorreva dal carro cisterna ai serbatoi.
Il bambino della portinaia, di nove anni, che sorvegliava lo scarico controllando che nessuno calpestasse il tubo di gomma, vide delle lingue di fuoco scaturire dal tubo e, dando l'allarme, fuggì scampando allo scoppio che avvenne nelle cantine immediatamente dopo e che distrusse l'intero fabbricato degli uffici e della portineria.
L'esplosione e il conseguente incendio uccisero sette persone: il direttore statunitense Hopking, il cassiere Emilio Torreggiani, Adele Cambieri, Ada Ranzini, la portinaia Margherita Mammoli maritata Bicchi e la figlia Maddalena di dodici anni, la signorina Stlatter.
Il fuoco avvolse anche il carro cisterna che prese fuoco senza esplodere.
I cadaveri delle vittime furono trasportati al Cimitero Monumentale dove, tuttora, è visibile la tomba di Ada Ranzini di diciotto anni.
La tomba di Ada Ranzini al Monumentale di Milano
Sulla tomba si legge la seguente iscrizione:
«ADA RANZINI / DICIOTTENNE / PERITA IL 10-11-1916 NEL DISASTRO ALLA BOVISA / PIÙ VIVO DELLA FIAMMA / CHE ARSE IL MIO CORPO / È INTORNO A VOI DILETTI / IL MIO SPIRITO CUSTODE/PREGANDO RASSEGNAZIONE »
L' ARTICOLO apparso su Avanti!, Milano, 11 novembre 1916, p. 3:
Grave scoppio di xilolp alla Bovisa
Un fabbricato distrutto - Sette morti
Alla Bovisa, nello stabilimento -Boston • Bloking Company — che lavora in finimenti per calzature è avvenuto ieri mattina un grave disastro, causato
dallo scoppio di una quantità di Xilolo, che ha ucciso sette persone .
Lo stabilimento è composto di una palazzina con pianterreno e un solo piano, e nel quale si trovano gli uffici di direzione e la portineria ; dietro v'è un cortile, al di là del quale è la fabbrica dove lavorano gli operai .
Sul davanti della facciata corre un binario morto .
Verso le ore 11 di ieri mattina , su questo binario era stato inoltrato un
carro cisterna delle ferrovie tedesche ,rimasto in Italia allo scoppio della guerra , carico di xilolo che doveva essere scaricato. (Questa sostanza deriva dal benzolo, come la benzina, della quale ha molte proprietà ).
Il carro era giunto ieri l'altro da Savona e conteneva 15 mila litri del pericoloso liquido .
Ne l mezzo del cortile posto dietro al corpo di fabbrica dove sono gli uffici
di direzione ci sono due serbatoi sotterranei della capacità di 17 mila litri ciascuno. Uno di essi era pieno ; l'altro ,vuoto , doveva essere riempito con lo xilolo contenuto nel carro .
Sotto agli uffici vi è un a cantina attraverso la quale passano due tubi metallici provenienti dai due serbatoi, ed affioranti verso l'esterno.
Nel punto di affioramento sono poste le bocche d'innesto , sulle quali vengono avvitati i tubi di gomma che vanno fino a i carri contenenti i liquidi da scaricare .
Il vagone di cui abbiamo detto era stato avvitato alla bocca d'innesto , ed
il liquido aveva cominciato a scorrere verso la cisterna .
Al punto d'innesto , un bimbo di nove anni, figlio della portinaia, vigilava perchè nessuno calpestasse il tubo di gomma .
In portineria la sua mamma ; Mammoli Margherita maritata Biechi, stava insieme con la figlia Maddalena , dodicenne .
Negli uffici al primo piano erano il direttore A. T. Hopking , cittadino americano, abitante in vi a Ariosto 22, il cassiere Torreggiani Emilio (via Vincenzo Monti 28) e le signorine Adele Cambieri (S. Orsol a 5), Ada Ranzini (via Palermo), Stlatteir (corso Magenta).
Il bimbo della portinaia , a un tratto ha veduto balenare alcune lingue di
fiamma: impressionato, ha dato l'allarme ed è fuggito riuscendo cosi a salvarsi.
Un istante dopo , avveniva un formidabile scoppio.
Tutto il fabbricato anteriore , contenente gli uffici e la portineria , sollevato dall'esplosione , era stato distrutto .
Non restavano che i muri esterni diritti. Un cumulo di macerie rappresentava quanto rimaneva dei pavimenti dei muri divisorii, del tetto .
Tutta la parte interna , sollevata, era ricaduta travolgendo sotto le macerie le persone che abbiamo elencato sopra .
Intanto si era incendiato lo xilolo che stava nel carro ferroviario.
Fortunatamente il « trou d'hommet superior (l'apertura con coperchio de i carri a serbatoio) era aperto , cosicché qui non si è avuta esplosione.
Ma le fiamme si sono levate altissime , impressionanti.
A breve distanza vi è l'officina del gas della Bovisa .
A brevissima lo stabilimento Wuhrer per la trinciatura dei legname.
L'incendio si è propagato a un locale di essicamento di quest'ultimo
stabilimento.
Nella fabbrica della ditta Boston Bloking gli operai sono rimasti incolumi, e, dopo il primo momento di panico, sono accorsi sul posto del disastro . L'operaio Angelo Radice (reparto Bovisa 161), malgrado fosse ferito alla
testa , ha avuto la presenza di spirito di scendere nel serbatoio che doveva
essere riempito , e nel quale già c'erano 40 centimetri d'altezza del liquido ; ha dapprima chiuso il tubo d'immissione ,e poi ha chiuso lo sportello di sicurezza del secondo serbatoio, quello pieno di xilolo.
Dal Gazometro , appena avvenuto lo scoppio, è accorso un picchetto di soldati al comando del sergente maggiore Cairoli ; avvisati subito i pompieri, questi accorrevano in numero di trenta , al comando degli ingegneri Villa e Calvino.
Giungevano pure sul posto i pompieri militari comandati dall'ing. Adorni.
L'opera de i militi del fuoco fu dapprima diretta a spegnere, l'incendio nella fabbrica Wuhrei', il che fu fatto rapidamente , impedendo cosi che dall'essiccatoio si propagasse agli altri reparti, pieni di materie infiammabili. Il vagone incendiato fu spinto da una parte , il liquido a poco a poco si consumò senza causare danni , salvo quelli al serbatoio.
Domato il fuoco, l'opera de i pompieri e degli operai si rivolse alla rimozione
delle macerie .
Intanto erano giunti sul posto il delegato Sedelmeyer prima , e poi il generale Druetti, comandante della Divisione di Milano, il sindaco della
Bovisa , Ratti , il segretario comunale Ferrari , carabinieri e cittadini.
Dalle macerie è stato estratto dapprima il cadavere del direttore, orrendamente bruciato e mutilato ; poi quello della signorina Ranzini, poi quello della portinaia e quello del cassiere.
I cadaveri delle altre due signorine e quello della bimba della portinaia fino
a tardissima ora della notte erano ancora sotto le macerie .
Quelle delle due prime , probabilmente , sono sotto alle pesanti casseforti che si trovavano nello studio .
Del personale amministrativo sì è salvato soltanto il procuratore Bollingèr,
il quale , una ventina di minuti prima erasi recato in città presso la sede di
una banca a fare un versamento .
In modo singolar e si è salvata una nipote della portinaia , signorina Mammoli, la qual e si trovava al cesso, ed è fuggita
uscendo dal finestrino.
I cadaveri sono stati trasportati per cura dell'ispettore Larghi al Cimitero
Monumentale coll'apposito automobile .
Lo scoppio è stato udito a molta distanza ; gli opera i degli stabilimenti vicini sono usciti correndo a porgere il loro aiuto .
Sul posto si è recato il giudice istruttore Lamberti, il quale ha iniziato un'inchiesta .
I danni sono di parecchie centinaia di migliaia di lire.
Quali le cause del disastro?
Pare che sul punto in cui il tubo di gomma proveniente dal carro si innestava al tubo di ferro, esistesse una perdita , e che , per conseguenza una
certa quantità di xilolo sia sgocciolata nella cantina sottostante .
I vapori, spandendosi, avrebbero prodotto una miscela detonante ; si pensa che essa abbia esploso venendo a contatto col gas acceso, forse, in portineria , oppure con qualche scintilla eventualmente uscita dal focolare di una macchina ferroviaria che manovrava a breve distanza.
*Bibliografia
Cinque donne e due uomini uccisi alla Bovisa da un formidabile scoppio di benzina, in Corriere della Sera, Milano, 11 novembre 1916, p. 3.
Grave scoppio di xilolo alla Bovisa (PDF), in Avanti!, Milano, 11 novembre 1916, p. 3