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Frances Farmer, la triste esistenza di una diva decaduta.

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view post Posted on 18/10/2022, 16:27
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Frances Farmer, la triste esistenza di una diva decaduta.

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Frances Farmer nel Dicembre del 1937

Per i più giovani questo nome sarà sconosciuto, ma per chi ama un certo tipo di film appartenenti all'epoca d'oro di Hollywood di certo saprà a chi mi riferisco.
Questa attrice bellissima, talentuosa e con un brillante futuro ha invece intrapreso un cammino fatto di dolore, perdite, disgrazie e scelte sbagliate.
Dalle luci della ribalta al carcere, passando per manicomi dove ne ha subite veramente tante sino al tentativo di riscattarsi per poi finire nuovamente nell'oblio....
Ma qualcosa ha lasciato come eredità e persino Kurt Cobain l'ha onorata.
Scopriamo assieme la sua triste storia.

Credits: Google, wikipedia.
Approfondimenti e traduzioni by Valene.

Frances Elena Farmer (Seattle, 19 settembre 1913 – Indianapolis, 1º agosto 1970) è stata un'attrice statunitense, la cui vita ispirò tre film e tre libri.

Biografia

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Nata da Ernest Melvin Van Farmer e Lillian Ornum Farmer, a 18 anni (nel 1931), mentre frequentava la West High School, vinse $100 in un concorso di scrittura con il suo controverso saggio Dio muore.

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Frances Farmer nella foto dell'annuario della West Seattle High School

Il primo premio consisteva in un viaggio in Unione Sovietica, che Frances accettò, nonostante la forte opposizione della madre, per frequentare il pionieristico Teatro d'Arte di Mosca[1].
Di ritorno - nell'estate del 1935 - si fermò a New York, con la speranza di avviare una carriera teatrale, ma invece approdò alla Paramount Pictures come starlet.

Per il suo 22º compleanno si trasferì a Hollywood e nel 1936 partecipò al film Rhythm on the Range.

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in Rhythm on the Range (1936)

Durante l'estate dello stesso anno accettò una partecipazione alla Samuel Goldwyn Productions per Ambizione, basato sul romanzo di Edna Ferber.
Questo film ebbe un notevole successo e le sue interpretazioni, sia nella parte della madre sia della figlia, piacquero al pubblico e alla critica[1].
Le recensioni salutarono nella Farmer l'avvento di una nuova stella.

Nella speranza di consolidare la sua fama come attrice lasciò Hollywood per la più intellettuale East Coast.
Attirò l'attenzione del regista Harold Clurman e del drammaturgo Clifford Odets che la invitarono a far parte dell'Actors Studio.
A causa del richiamo esercitato al box office dalla Farmer, il connubio diventò il più grande successo commerciale nella storia del gruppo[1].

Nel 1938, durante una tournée nazionale, i critici sia a Washington sia a Chicago le diedero recensioni ottime[1].

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La Farmer nel 1938

Frances Farmer ebbe una relazione con Odets, già sposato con l'attrice Luise Rainer, e si sentì tradita quando lui improvvisamente tornò dalla moglie. Quando il gruppo scelse un'altra attrice, la cui famiglia aveva finanziato la messa in scena a Londra, concluse che il gruppo aveva sfruttato la sua fama per raggiungere il successo e poi liberarsi di lei[1].
Affranta, tornò a Hollywood e accettò di rimanere con la Paramount per un periodo di 3 mesi ogni anno per girare dei film.
Il resto del suo tempo continuò a dedicarlo al teatro, tuttavia nelle successive due apparizioni a Broadway non ebbe ruoli importanti[1].

Nel 1939 il suo disordinato stile di vita, caratterizzato da una personalità irrequieta e dall'uso di droghe, iniziò a danneggiare la sua reputazione.
Nel 1940 abbandonò improvvisamente una commedia di Ernest Hemingway allestita a Broadway.
A Hollywood era considerata scomoda: spesso veniva data in prestito ad altri Studios, mentre la Paramount le affidava solo ruoli secondari.

Nel 1942, malgrado la sua performance nel film Il figlio della furia con Tyrone Power fosse stata lodata dalla critica, la Paramount annullò il contratto dell'attrice a causa del suo comportamento sempre più instabile durante la pre-produzione di Segretario a mezzanotte[1].

Nello stesso anno la Farmer divorziò dal primo marito, l'attore Leif Erickson, che aveva sposato nel 1936.

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Farmer & Ericson


Il 19 ottobre 1942 la Farmer fu fermata dalla polizia a Santa Monica per guida con i fari accesi, vietata dalle disposizioni belliche per l'oscuramento. Secondo i testimoni non fu in grado di esibire la patente di guida e si profuse in intemperanze verbali.
Le furono inflitti 500$ di multa e 180 giorni di reclusione con sospensione condizionale della pena.
Pagò immediatamente metà della somma ottenendo la libertà condizionale, ma non versò i restanti 250$ in tempo utile.

Nello stesso periodo una parrucchiera depositò una querela contro la Farmer, accusandola di averle slogato una mascella durante un alterco nei camerini degli studi Monogram[1].
La polizia la rintracciò al Knickerbocker Hotel a Hollywood.
Non avendo risposta, entrò nella sua stanza con un passepartout. All'udienza, la mattina seguente, si comportò in modo concitato.
Sostenne che la polizia aveva violato i suoi diritti civili, chiese un avvocato e gettò un calamaio in faccia al giudice.
La Farmer fu immediatamente condannata a 180 giorni di prigione.
Lei aggredì un poliziotto, corse a un telefono per chiamare il suo avvocato, ma fu immobilizzata dagli agenti.
Il suo arresto fece notizia[1].

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La Farmer in alcune foto ampiamente pubblicizzate durante un'udienza in tribunale del gennaio 1943, che la mostrava in uno stato devastato.

A seguito dell'intervento della sorella, un vice-sceriffo della contea di Los Angeles, la Farmer fu trasferita al reparto psichiatrico della Massachusetts General Hospital.
Le venne somministrata una terapia insulinica, un trattamento psichiatrico con procedura standard, in seguito screditata.
Come effetti collaterali ebbe un'intensa nausea.
La sua famiglia in seguito affermò di non aver dato il consenso al trattamento[1].
Dopo circa 9 mesi di degenza, andò a vivere a casa della sorella Rita a 20 km di distanza.
La coppia chiamò la madre a Seattle per lamentarsi della terapia insulinica. Lillian Farmer arrivò in California e iniziò una lunga battaglia legale perché la tutela della figlia fosse trasferita dallo Stato a lei.
Anche se molti psichiatri testimoniarono che l'attrice necessitava di ulteriori trattamenti, la volontà della madre prevalse.
La Farmer tornò con i genitori, ma non ebbe buoni rapporti con la madre e di lì a sei mesi la aggredì fisicamente.
Riportata d'urgenza in clinica psichiatrica, fu sottoposta a una serie di elettroshock.

Tre mesi più tardi, durante l'estate del 1944, fu definita "completamente guarita" e venne dimessa[1].

Mentre viaggiava con suo padre per visitare la zia in un ranch a Reno, in Nevada, la Farmer fuggì.
Trascorse un periodo con una famiglia, ma fu arrestata per vagabondaggio ad Antioch, in California.
I giornali riportavano i suoi problemi di salute e le sue disavventure giudiziarie, tanto che le giunsero offerte di aiuto da tutto il paese, ma lei le ignorò tutte.
Dopo un lungo soggiorno con la zia in Nevada, la Farmer tornò dai genitori. Su richiesta della madre, la trentaduenne ex diva di Hollywood fu internata nel manicomio del Western State Hospital nel maggio 1945 e vi rimase 5 anni[1], trascorrendo intere giornate in cella di isolamento, stretta in una camicia di forza.

Secondo alcune fonti, smentite dal personale in servizio nella clinica, fu ripetutamente violentata dai guardiani e subì un intervento di lobotomia al cervello[2] che venne poi però negato dalla famiglia e conoscenti.
L'operazione consisteva nel recidere le connessioni della corteccia prefrontale dell'encefalo.
Il risultato auspicato era un totale cambiamento della personalità.

Il 23 marzo 1950, su richiesta dei genitori, la Farmer tornò dalla madre che, ormai anziana, aveva bisogno di assistenza.
L'ex diva era addetta alla lavanderia al Fairmont Olympic Hotel a Seattle, lo stesso albergo in cui aveva alloggiato nel 1936 per il film Ambizione.

Dopo un breve secondo matrimonio con l'operaio Alfred H. Lobley, nel 1954 la Farmer si trasferì a Eureka, sempre in California, dove lavorò come segretaria e contabile per 3 anni in uno studio fotografico.

Nel 1957 a San Francisco sposò Zeland C. Mikesell, che rimase suo marito fino alla morte[1].
L'attrice decaduta lavorava come portinaia in un albergo quando fu rintracciata per caso da un giornalista che pubblicò la sua terribile storia e tentò di rilanciare la sua carriera.

Nel 1958 girò il suo primo film dopo 15 anni e tornò a recitare per il teatro, ma non era più la stessa.

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Frances Farmer circa 1958

In televisione, dopo alcune apparizioni in talk show seguite morbosamente in tutti gli Stati Uniti, lavorò per 5 anni in una TV locale come conduttrice del Frances Farmer Show, che ebbe ottimi indici di gradimento.

Fu licenziata nel 1964, quando il suo alcolismo cronico diventò ingestibile. Negli ultimi anni venne arrestata due volte per guida in stato d'ebbrezza e avviò delle piccole attività commerciali, sempre fallite.

Poco prima di morire di cancro a 56 anni, scrisse l'autobiografia Will there really be a morning? (Ci sarà davvero una mattinata?), in cui raccontò la sua personale discesa nell'inferno dei vivi.
Un percorso di sofferenza, forse esagerato da alcuni biografi e giornalisti, che comunque non ha eguali nella storia del cinema[1].

Nella primavera del 1970, alla Farmer fu diagnosticato un cancro all'esofago, che fu attribuito a una vita di forte fumo.
Fu ricoverata in ospedale per tre settimane prima di essere rimandata a casa per un breve periodo.
Morì di cancro all'Indianapolis Community Hospital il 1 agosto 1970.

È sepolta all'Oaklawn Memorial Gardens Cemetery di Fishers, nell'Indiana.

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Credits: Findagrave.com

Affermazioni sulla lobotomia

Nel 1978, il critico cinematografico di Seattle William Arnold pubblicò Shadowland, che per la prima volta sosteneva che la Farmer fosse stata oggetto di una lobotomia transorbitale.
Scene della Farmer sottoposta a questa procedura di lobotomia sono state descritte nel film del 1982 Frances, che era stato inizialmente progettato come un adattamento di Shadowland, anche se i suoi produttori alla fine hanno rinnegato il loro accordo con Arnold.

Durante un procedimento giudiziario contro i produttori del film, Brooksfilms, Arnold ha rivelato che l'episodio della lobotomia e gran parte della sua biografia erano "immaginati".
Anni dopo, in una traccia di commento in DVD del film, il regista Graeme Clifford disse: "Non volevamo sminuire a morte le persone con i fatti".

La famiglia della Farmer, gli ex amanti e tre ex mariti negarono, o non confermato, che la procedura avesse avuto luogo.
La sorella , Edith, disse che l'ospedale aveva chiesto ai suoi genitori il permesso di eseguire la lobotomia, ma suo padre era "inorridito" dall'idea e minacciò un'azione legale "se avessero tentato una delle loro operazioni da cavia su di lei".

Il Western State ha registrato tutte le lobotomie eseguite durante il periodo in cui la Farmer si trovava lì.
Poiché una lobotomia era considerata una procedura medica rivoluzionaria, l'ospedale non tentò di nascondere il suo lavoro.
Sebbene quasi 300 pazienti abbiano ricevuto la procedura, non è stata trovata alcuna prova che la Farmer fosse tra loro.

Nel 1983, i giornali di Seattle intervistarono gli ex membri del personale ospedaliero, comprese tutte le infermiere del reparto di lobotomia che erano in servizio durante gli anni di ricovero della Farmer al Western State, e dissero tutti che non era mai stata una paziente in quel reparto.

I registri privati ​​del dottor Walter Freeman non contenevano alcuna menzione sulla Farmer.
Charles Jones, uno psichiatra residente al Western State durante i soggiorni della Farmer, affermò che la Farmer non aveva mai avuto una lobotomia.

Lo scrittore Jeffrey Kauffmann ha pubblicato un ampio saggio online, "Shedding Light on Shadowland", che sfata gran parte del libro di Arnold, incluso il resoconto della lobotomia.

Influenze culturali

Nel 1982 venne girato il film Frances di Graeme Clifford, basato sulla sua vita e interpretato da Jessica Lange, che ottenne una nomination al premio Oscar come migliore attrice protagonista

La band inglese Culture Club le dedicò nel 1984 il singolo The Medal Song, tratto dal loro terzo album Waking Up with the House on Fire

Kurt Cobain, il leader dei Nirvana suo concittadino e suo fan, le dedicò una canzone nell'album In Utero, intitolata Frances Farmer Will Have Her Revenge on Seattle, e chiamò la figlia Frances Bean in suo onore

Nella serie originale Netflix del 2017 Mindhunter, la versione del personaggio di Edmund Kemper afferma che la Farmer è stata lobotomizzata

Filmografia

Too Many Parents, regia di Robert F. McGowan (1936)
Border Flight, regia di Otho Lovering (1936)
Rhythm on the Range, regia di Norman Taurog (1936)
Ambizione (Come and Get It), regia di Howard Hawks e Richard Rosson (1936)
Exclusive, regia di Alexander Hall (1937)
Alla conquista dei dollari (The Toast of New York), regia di Rowland V. Lee (1937)
L'isola delle perle (Ebb Tide), regia di James P. Hogan (1937)
Ride a Crooked Mile, regia di Alfred E. Green (1938)
A sud di Pago Pago (South of Pago Pago), regia di Alfred E. Green (1940)
Flowing Gold, regia di Alfred E. Green (1940)
World Premiere, regia di Ted Tetzlaff (1941)
Odio di sangue (Badlands of Dakota), regia di Alfred E. Green (1941)
Among the Living, regia di Stuart Heisler (1941)
Il figlio della furia (Son of the Fury: The Story of Benjamin Blake), regia di John Cromwell (1942)
I Escaped from the Gestapo, regia di Harold Young (1943)
Playhouse 90 - serie TV (1 episodio, 1958)
Matinee Theatre - serie TV (1 episodio, 1958)
Studio One - serie TV (1 episodio, 1958)
The Party Crashers, regia di Bernard Girard (1958)
Frances Farmer Presents (1958) Serie TV

Doppiatrici italiane
Paola Barbara in Il figlio della furia
Rosetta Calavetta nel doppiaggio originario di Ambizione
Marzia Ubaldi nel ridoppiaggio di Ambizione

Libri
(EN) Frances Frances Will There Really Be a Morning? Allison & Busby, 1973. ISBN 0850311098

Bibliografia
(EN) William Arnold Shadowland, McGraw-Hill Education, dicembre 1978. ISBN 0070023115
(EN) Patrick Agan The Decline and Fall of the Love Goddesses, Pinnacle Books, 1979. ISBN 0523406231
(EN) Edith Farmer Elliot Look Back in Love, Gemaia Press, 1979. ISBN 0960223215
(DE) Brigitte Tast, Hans Jürgen Tast: Frances Farmer. Eine Fotogeschichte. Hildesheim 1979, ISBN 3-88842-010-5.
(DE) Brigitte Tast, Hans Jürgen Tast: Frances Farmer. Kulleraugen-Materialsammlung Nr. 7. Schellerten 1984, ISBN 3-88842-107-1.
Dario Recla Frances Farmer si vendicherà di Seattle: indagine su un'icona tra fiction e verità, ISSUU Digital Publishing, 2013

Note
(EN) Frances Farmer: Shedding Light On Shadowland
^ Sexual abuse in the lives of women diagnosed with serious mental illness (1997) By Maxine Harris, Christine L. Landis p. 146

 
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