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Vincenzo Peruggia colui che rubò la Monna Lisa

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view post Posted on 7/6/2019, 15:46
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Vincenzo Peruggia colui che rubò la Monna Lisa.

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Come Vincenzo Peruggia rese la Monna Lisa il dipinto più famoso del mondo.... rubandolo dal Louvre.

Detto così potrebbe sembrare una storia inventata, magari per i più giovani, o coloro che conoscono poco la storia dell'arte, ma vi assicuro che si tratta di una storia vera, a noi molto legata ma che forse non tutti conoscono o non ricordano, io stessa l'ho sentita raccontare in un solo documentario, ed essendo il 2019 il 500° anniversario della morte del grande Leonardo Da Vinci mi sembrava giusto ricordare questo fatto di storia...che tutt'oggi fa molto discutere.


Credits: Google, wikipedia.
thevintagenews.com
Traduzioni by Valene.


Non bisogna essere uno storico dell'arte per avere familiarità con la Monna Lisa. È il dipinto più famoso al mondo.
Ma perché questo dipinto è così popolare? Forse perché è stato dipinto da Leonardo da Vinci e forse a causa del suo misterioso sorriso?.

Fu dipinto all'inizio del XVI secolo ma fu reso famoso in tutto il mondo grazie ad un audace furto con scasso avvenuto più di 100 anni fa.
Vincenzo Peruggia è stato il responsabile di cio' che la Monna Lisa è divenuta oggi.

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Vincenzo Pietro Peruggia (Dumenza, 8 ottobre 1881 – Saint-Maur-des-Fossés, 8 ottobre 1925) è stato un decoratore italiano, divenuto famoso per aver trafugato la Gioconda dal Museo del Louvre nel 1911.
Non avrebbe mai pensato che questo suo gesto avrebbe reso il dipinto il più riconoscibile del pianeta.

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Ma come accadde questo fatto?
Venne assunto dal Louvre per realizzare delle custodie di vetro protettive per alcune delle sue opere più famose, tra cui la Gioconda.
Una volta ritrovatasi alla presenza del quadro ricordò che Napoleone aveva rubato il dipinto dall'Italia un secolo prima, e come un vero patriota italiano, voleva riportarlo in Italia alla quale "apparteneva".
(In realtà, Leonardo da Vinci vendette il dipinto a Francesco I quando si trasferì in Francia per diventare un pittore di corte.)

Dopo essersi nascosto in un armadio per una notte, Vincenzo Peruggia prese il dipinto e lo nascose sotto il grembiule.
Era pronto a lasciare il Louvre quando scoprì che la porta era chiusa a chiave.
Peruggia cercò di rimuovere la maniglia, ma non fu in grado di aprire la porta finché un idraulico che stava passando da quella parte aprì la porta con la chiave.
Ci vollero più di 24 ore prima che qualcuno si accorgesse che mancava la Gioconda. A quel tempo non c'erano allarmi e solo 200 guardie sorvegliavano le 400 stanze del Louvre.

Il giorno dopo gli impiegati pensarono in un primo tempo che il quadro l'avesse con sé il fotografo ufficiale, ma poi dovettero informare la polizia, che immediatamente cercò senza esito all'interno del museo, impiegando un certo tempo data la sua vastità. Poi la notizia del furto si diffuse e i giornali francesi si scatenarono in merito alle ipotesi sulla scomparsa del quadro. Venne anche scritto fosse opera di un collezionista statunitense e che le sue intenzioni fossero di copiare il quadro, tenendo l'originale e mettendo nel museo una copia.

Dopo che fu scoperto che il dipinto era scomparso, la polizia si mise al lavoro e il museo fu chiuso per una settimana ritrovandosi in mezzo ad uno scandalo.
Prima che Peruggia rubasse il dipinto, la Monna Lisa era solo uno dei tanti famosi dipinti del mondo, ma in seguito la Monna Lisa lasciò i suoi concorrenti molto, molto indietro.
Il dipinto finì sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo.

Il New York Times riportò: "PARIGI, 23 agosto. Per tutto il giorno le folle ansiose hanno stazionato di fronte al Louvre, sperando invano di sentire che la" Gioconda "di Leonardo da Vinci era stata trovata nascosta da qualche parte nel museo. Non si sa nulla su dove si trova l'immagine, e il sentimento pubblico è passato dall'incredulità alla massima indignazione. "
È stato anche detto che "60 detective cercano la Mona Lisa rubata".

Due anni dopo, Peruggia contattò degli esperti d'arte in Italia per la vendita del dipinto alla Galleria degli Uffizi per qualche milione di lire.
Aveva tenuto nascosto il dipinto per due anni in un tavolo nel suo appartamento.

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“La Joconde est Retrouvée” (“Mona Lisa is Found”), articolo apparso su Le Petit Parisien, 13 Dicembre 1913

Fu arrestato e condannato a sette mesi di prigione.
Affermò che la sua era stata un'azione patriottica e che l'Italia avrebbe saputo valorizzare maggiormente l'opera.

Biografia

Era originario di Trezzino, frazione di Dumenza, un paese del nord della provincia di Varese, vicino al confine con la Svizzera. Il padre Giacomo era muratore mentre la madre Celeste si occupava dei lavori domestici e dei cinque figli: quattro maschi e una femmina. Appreso in giovane età il mestiere di imbianchino e verniciatore, seguì per lavoro il padre a Lione nel 1897. Essendo di costituzione gracile nel 1901 venne riformato dal servizio di leva e nel 1907 emigrò in cerca di lavoro a Parigi, percorso già compiuto da altri emigranti italiani.
Qui si ammalò di saturnismo, malattia dovuta all'intossicazione da piombo, metallo contenuto nelle vernici utilizzate dagli imbianchini. Vista la lontananza dall'Italia egli tenne contatti epistolari con la famiglia alla quale inviava saltuariamente modiche somme di denaro.
Assunto dalla ditta del signor Gobier, venne mandato con altri operai al Museo del Louvre con il compito di pulire quadri e ricoprirli con cristalli e compì il suo furto la mattina del 21 agosto 1911.
Il 5 giugno del 1914 venne processato dal tribunale di Firenze, fu riconosciuto colpevole con le attenuanti e condannato a un anno e quindici giorni di prigione per furto aggravato. Questa pena fu ridotta in appello il 29 luglio a sette mesi e otto giorni di reclusione.
Una volta scarcerato partecipò alla prima guerra mondiale e dopo la battaglia di Caporetto finì in un campo di prigionia austriaco. Dopo la fine della guerra il 26 ottobre del 1921 si sposò con Annunciata di quindici anni più giovane.
Tornò in Francia utilizzando un espediente: sui documenti per l'espatrio sostituì Vincenzo con Pietro, suo secondo nome.
Si stabilì a Saint-Maur-des-Fossés, periferia di Parigi dove il 22 marzo 1924 nacque la sua unica figlia, Celestina, che ricordava come in paese da piccola la chiamassero "Giocondina", deceduta il 10 marzo 2011.
Peruggia morì l'8 ottobre del 1925 a Saint-Maur-des-Fossés a causa di un infarto e fu sepolto nel cimitero Condé.

Il furto della Gioconda

Il furto avvenne verso le sette del mattino di lunedì 21 agosto 1911, giorno di chiusura del Louvre. Peruggia entrò nel museo attraverso la porta Jean Goujon usata di frequente dagli operai e si diresse al Salon Carré senza che alcuna persona si accorgesse della sua presenza.

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Lo spazio vuoto dopo il furto della Gioconda da parte di Vincenzo Peruggia

Dopo aver staccato il quadro dalla parete si diresse verso la scaletta della sala dei Sept Mètres liberandosi della cornice e del vetro. Giunto in un cortile interno poco frequentato si servì della giacca che indossava per avvolgere il quadro. Uscito dal museo senza essere fermato, salì sul primo autobus, ma si accorse di aver sbagliato direzione e così scese e si fece riportare a casa da una vettura, precisamente in rue de l'Hopital Saint-Louis dove nascose la Gioconda. Dovendo tornare al lavoro per giustificare il ritardo disse di essersi ubriacato il giorno precedente e di soffrirne ancora le conseguenze. Poiché la stanza nella quale viveva era molto umida, temendo che l'opera potesse danneggiarsi, Peruggia la affidò al compatriota Vincenzo Lancellotti, che abitava nello stesso stabile. Trascorso un mese, dopo aver realizzato una cassa in legno nella quale custodire il dipinto, lo riprese e lo tenne con sé.

La scoperta del furto

La mattina di martedì 22 agosto 1911 due artisti, Louis Béroud e Frederic Languillerme si diressero al Louvre per imparare dai grandi maestri. Giunti nel salone Carré si accorsero della scomparsa della Gioconda di Leonardo da Vinci, informandone il capo della sicurezza Monsieur Poupardin. In poco tempo nella sala si riunirono il direttore del museo Monsieur Homolle, il sottosegretario di Stato alle Belle Arti, il capo della polizia ed il prefetto di Parigi, Louis Lépine.

Curiosità: Un ritratto di Raffaello prese il posto della Gioconda durante la sua assenza.

Le indagini

Appurato il furto vennero bloccate le uscite, perquisiti i visitatori e si perlustrò l'intero museo. Si ritrovarono la cornice e il vetro della Monna Lisa sulla scaletta della sala dei Sept Mètres e alla fine della rampa si scoprì che la porta a vetri era stata forzata ed era priva di pomello. Essendo quell'uscita frequentata dagli operai la gendarmeria pensò che il ladro si fosse mescolato a loro o fosse egli stesso un lavoratore, pertanto tutto il personale stabile venne interrogato. Nel frattempo fu lanciato un appello ai cittadini di Parigi e a chiunque avesse notato una persona sospetta in quei giorni nei pressi del Louvre. All'appello rispose un impiegato che riferì di aver notato un uomo che si allontanava dal Louvre il lunedì mattina e che gettava un oggetto in un fossato vicino alla strada; lì fu ritrovato il pomello mancante. Mentre fervevano le indagini gli "Amici del Louvre" annunciarono una ricompensa di venticinquemila franchi per chi avesse dato informazioni valide. Intanto il posto lasciato vuoto dalla Gioconda sulla parete del Louvre fu preso momentaneamente da un dipinto di Raffaello, il Ritratto di Baldassarre Castiglione. Furono erroneamente arrestati, come possibili complici, anche due giovani che sarebbero diventati famosi nei campi della scrittura e dell'arte: Guillaume Apollinaire e Pablo Picasso, i quali dimostrarono la loro estraneità ai fatti. Dopo aver escluso dalla responsabilità del furto il personale stabile del museo la gendarmeria si concentrò su muratori, decoratori e il personale assunto per breve periodo o per uno specifico incarico, tutte persone i cui dati erano riportati sul registro delle commesse. Peruggia venne interrogato e la sua modesta stanza fu sottoposta a un'ispezione che ebbe esito negativo poiché la Gioconda era nascosta in un apposito spazio ricavato sotto l'unico tavolo.

Il ritrovamento

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Nell'autunno del 1913 il collezionista d'arte fiorentino Alfredo Geri decise di organizzare una mostra nella sua galleria chiedendo ai privati, tramite un annuncio sui giornali, di prestargli alcune opere. Egli ricevette da Parigi una lettera nella quale veniva proposta la vendita della Gioconda a patto che il capolavoro tornasse in Italia e fosse lì custodito. La lettera inviata da Vincenzo Peruggia era firmata dal fittizio Monsieur Léonard V. Consigliatosi con Giovanni Poggi, direttore della Regia Galleria di Firenze, Geri fissò un incontro con Monsieur Léonard l'11 dicembre 1913 in un albergo di Firenze. Si presentò con il direttore della galleria che dopo aver visto il quadro lo prese in custodia per esaminarlo. Peruggia fu arrestato il giorno seguente dai carabinieri, i quali lo prelevarono direttamente dalla sua stanza d'albergo.

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Motivazioni

Alcuni hanno cercato di indagare le vere ragioni che portarono l'uomo a rubare il dipinto, ipotizzando anche un furto su commissione di un truffatore argentino, il marchese di Valfierno, che ne avrebbe volute vendere sei copie agli statunitensi. In realtà Peruggia affermò sempre di aver compiuto il furto per patriottismo in quanto la visione su un opuscolo del Louvre di quadri italiani portati in Francia da Napoleone Bonaparte provocò in lui un senso di vendetta: voleva restituire all'Italia almeno uno di quei dipinti, non importava quale. Inizialmente aveva pensato alla Bella Giardiniera, ma le dimensioni esagerate del quadro lo avevano dissuaso. In realtà la Gioconda non fece mai parte del bottino di guerra napoleonico: infatti fu portata in Francia dallo stesso Leonardo dove ne è attestata la presenza fra le collezioni reali già dal 1625.

La condanna

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Vincenzo Peruggia durante il processo per il furto della Gioconda

Il processo si svolse il 4 e 5 giugno 1914 presso il tribunale di Firenze, di fronte alla stampa internazionale e a un pubblico generalmente favorevole a Peruggia per un malinterpretato amor di patria. La pressione popolare e l'invocazione dell'infermità mentale (confermata dall'indovinello postogli dal medico psichiatra del tribunale professor Paolo Amaldi, che assunse l'incarico il 24 maggio del 1914: "Su un albero ci sono due uccelli. Se un cacciatore spara a uno di essi, quanti ne rimangono sull'albero?"; "Uno!", rispose Peruggia. "Deficiente!", tuonò il medico, in quanto la risposta alla domanda era zero, perché l'altro sarebbe scappato) sortirono comunque l'effetto di indurre la corte a concedergli le attenuanti e a comminargli una pena assai mite: un anno e quindici giorni di prigione.

Il 29 luglio la pena fu ridotta a sette mesi e otto giorni, ma appena fu emessa la sentenza Peruggia fu scarcerato. Quando uscì di prigione trovò un gruppo di studenti toscani che gli offrirono il risultato di una colletta a nome di tutti gli italiani: 4.500 lire.

Il ritorno del dipinto in Francia

L'atteggiamento delle autorità italiane venne apprezzato in Francia, poiché i due Paesi coltivavano da circa dieci anni rapporti sempre più amichevoli. Si poté così evitare che Parigi chiedesse una pena esemplare e concordare un lungo periodo di esposizione del dipinto in Italia (prima agli Uffizi a Firenze, poi all'ambasciata di Francia di Palazzo Farnese a Roma, infine alla Galleria Borghese in occasione del Natale), prima del suo definitivo rientro.

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Il direttore degli Uffizi, Giovanni Poggi, osserva la Gioconda


La Monna Lisa arrivò in Francia a Modane su un vagone speciale delle ferrovie italiane e fu accolta in pompa magna dalle autorità francesi, per poi giungere a Parigi dove, nel Salon Carré, l'attendevano il presidente della repubblica francese e tutto il governo.

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Oggi la Gioconda è il dipinto più famoso al mondo e attira ogni anno circa 10 milioni di visitatori al museo di Parigi.

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La Gioconda ora esposta dietro un vetro antiproiettile al Museo del Louvre.

Bibliografia
Carlo Lucarelli e Massimo Picozzi, Il genio criminale, Milano, Mondadori, 2009, ISBN 978-88-04-59732-2.
Jean-Yves Le Naour, Il furto della Gioconda, Bologna, Odoya, 2013, ISBN 978-88-6288-178-4.

Musica
Le Rital degli Ianva è una canzone del 2017 ispirata a Vincenzo Peruggia e contentunta nell'album Canone Europeo.
Ivan Graziani, nel 1978, scrisse la poeticissima “Monna Lisa” per raccontare la vicenda di Peruggia e del furto del Quadro.

Filmografia
Il ratto di Monna Lisa (Der Raub der Mona Lisa), film tedesco diretto da Géza von Bolváry nel 1931.
Il ladro della Gioconda, film italo-francese diretto da Michel Deville nel 1966.
Il furto della Gioconda, sceneggiato Rai interpretato da Enzo Cerusico e diretto da Renato Castellani, trasmesso nel 1978.
L'uomo che rubò la Gioconda, sceneggiato per Canale 5, diretto da Fabrizio Costa, trasmesso nel 2006, con Alessandro Preziosi nel ruolo di Peruggia.
Lovers, Liars and Thieves, con Dustin Hoffman ed Antonio Banderas, di Jeremy Leven, in produzione nel 2009.
The Art of the Steal, con Kurt Russel e Matt Dillon, 2013.

 
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view post Posted on 21/8/2021, 13:17
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Accadde oggi, 110 anni fa......quindi riportiamo in "up" l'articolo in occasione di questo strano anniversario, voi conoscevate questa vicenda?
 
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