La famiglia di cannibali più atroce della Scozia

La famiglia di cannibali più atroce della Scozia



credits: Google, wikipedia, curiosone.tv


Ecco la storia della famiglia Bean, un clan di 50 persone che visse per 25 anni in una caverna, depredando e derubando i passanti per poi mangiare i loro corpi!


SCOZIA – Questa vicenda agghiacciante risale a molto, molto tempo fa: è infatti ambientata nella Scozia del XVI, nei pressi di Edimburgo. La storia riguarda Sawney Beane e la sua famiglia, un numerosissimo clan, formato da circa 50 persone, nate da relazioni incestuose e dissolute tra i membri della stessa famiglia. A raccontarla è il Newgate Calendar, un registro dei crimini del tempo, che veniva tenuto al carcere Newgate, di Londra.



Ecco dunque la storia. Sawney proveniva da una famiglia umile, e inizialmente aiutò il padre a lavorare nei campi, potando siepi e scavando fossi.Ma quel lavoro non gli piaceva affatto, e così, ancora molto giovane, decise di spostarsi di città in città mendicando. Durante questo periodo conobbe una donna che era nota per le sue arti di stregoneria, e fra i due si creò da subito un feeling particolare. Infine, la coppia decise di fuggire insieme a Bannane Head, nel Galloway (zona che oggi si chiama Ayrshire meridionale).



I due si spostarono a vivere all’interno di una caverna, decisamente molto isolata dal mondo esterno: durante il giorno la marea bloccava l’ingresso, e così loro poterono sopravvivere nascosti senza farsi mai notare dai locali. Uscivano infatti solo alla sera e alla notte per depredare i viandanti che passavano. Il problema è che la famiglia crebbe a dismisura: a causa delle dissolute e incestuose abitudini sessuali, il gruppo raggiunse i 48 membri. Contava infatti 6 figlie, 8 figli, 14 nipoti femmine e 18 nipoti maschi.



Viene da sé che un gruppo così numeroso necessitava molti beni, soprattutto generi alimentari. Le imboscate ai passanti crebbero enormemente, e per fare fronte alla necessità di cibo, la famiglia decise di uccidere i derubati, per poi portare i cadaveri nella caverna e conservarli in salamoia, mangiandoli quando c’era necessità di cibo. Le sparizioni divennero sempre più frequenti ed inquietanti, e i locali non riuscivano a capire chi fosse il responsabile. Spesso venivano incolpati e giustiziati i locandieri, perché erano gli ultimi che avevano visto in vita le vittime.

Infine, la famiglia attaccò una coppia di passaggio, sgozzando la donna davanti al marito, che però seppe resistere valorosamente, fin quando non sopraggiunsero degli altri passanti. Così, la famiglia aveva avuto un testimone, e la segretezza del clan era in pericolo. Le autorità vennero informate, e le ricerche furono eseguite a tappeto. Non solo, si dice che il re di Scozia Guglielmo I mandò 400 uomini, muniti di cani da caccia, a cercare il nascondiglio del clan.




E infatti i cani, attirati dall’odore dei cadaveri, trovarono la caverna, dove la famiglia tentò invano di resistere. Lo spettacolo di cadaveri umani all’interno della grotta fu rivoltante e raccapricciante. Tutto il clan fu arrestato, trasferito nel carcere di Glasgow o di Leith e infine giustiziato il giorno seguente, senza processo. Gli uomini furono squartati, e le donne bruciate sul rogo. La vicenda lascia da sempre tuttavia gli storici abbastanza dubbiosi.

Come ha potuto un clan di 50 persone sfuggire per 25 anni alle autorità, compiendo così tanti delitti? Come è possibile che nessuno si sia mai accorto di nulla? E soprattutto, se una tale vicenda ha scomodato persino il re di Scozia, come mai le fonti ufficiali non ne hanno parlato più profusamente? In ogni caso, la storia è entrata nel folklore e nelle leggende scozzesi, e continua a suscitare grande interesse nel pubblico, locale e straniero.