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Le origini di San Valentino fra miti,leggende e lati oscuri .

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Le origini di San Valentino fra miti,leggende e lati oscuri .

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Il 14 Febbraio è il giorno dedicato a San Valentino festa degli innamorati.
Dal canto mio non ho mai dato importanza a questo tipo di festività, ma ho piuttosto voluto scoprirne le radici e ciò che si nasconde dietro,traducendo questo interessante articolo ed aggiungendovi alcune mie personali ricerche...



Credits: google, wikipedia.
thevintagenews.com
www.funweek.it/
Traduzioni by Valene.


San Valentino è una moderna celebrazione dell'amore e del commercio, in cui le coppie si scambiano regali e cartoline per dimostrare quanto si amino.
Rose rosse, cioccolatini e peluche con messaggi romantici riempiono i negozi e illuminano l'oscurità dell'inverno , quando si avvicina il 14 febbraio.

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Tuttavia, le antiche origini di San Valentino hanno ben poca somiglianza con questo moderno festival di amore e affetto.
Sebbene San Valentino sia legato al culto paleocristiano del santo martire, Valentinus, ci sono un numero significativo di teorie diverse su come questo antico martire divenne simbolo di amore e affetto.

Secondo alcuni studi, il nostro contemporaneo San Valentino potrebbe in realtà essere collegato a un violento festival romano chiamato Lupercalia.

La cerimonia di Lupercalia.

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Ogni anno, dal 13 al 15 febbraio, le strade di Roma esplodevano in una festa sfrenata e frenetica.
Gli uomini della città iniziavano sacrificando capre e cani, come parte di un rituale destinato a purificare la società dagli spiriti malvagi.

Si pensava anche che questa sorta di purificazione avrebbe aumentato la fertilità tra le donne della città.
Dopo il sacrificio rituale e il banchetto che ne seguiva, gli uomini tagliavano lunghe strisce dalle pelli degli animali sacrificati e percorrevano le strade di Roma, in senso antiorario attorno al Palatino.
Le donne uscivano per le strade, tendendo le mani dritte dinnanzi a loro mentre gli uomini le frustavano con le strisce di pelle, nella speranza che ciò li avrebbe aiutati a concepire.

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Lupercalia molto probabilmente deriva dalla parola lupus che significa lupo.

Lupercalia era una celebrazione pagana violenta, alimentata dall'alcol.
Molto più tardi - nel V secolo - papa Gelasio I scrisse una critica feroce del festival, bandendolo completamente dalla città.

Era preoccupato per la continua celebrazione delle feste pagane nella città cristiana e voleva abolire qualsiasi festività che non fosse esplicitamente associata alla nuova religione cristiana e per ottenere ciò, Gelasio sostituì il festival di Lupercalia con la festa cristiana di San Valentino.

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Il Lupercalian Festival a Roma (1578-1610 circa), disegnato dalla cerchia di Adam Elsheimer.

Questo giorno di festa liturgica è stato scelto per onorare uno, o forse due, giovani uomini di nome Valentinus che furono uccisi dalle autorità romane nel 3 ° secolo, dopo che avevano rifiutato di rinunciare alla loro fede cristiana.

Collegando Lupercalia a Valentino, si ritiene che Gelasio abbia originato il legame tra il martire cristiano primitivo e le idee di amore, matrimonio e fertilità.
Tuttavia, l'idea che Gelasio abbia sostituito Lupercalia con la festa di San Valentino è un malinteso popolare.
Infatti, anche se il Papa mise fuori legge i Lupercalia, non ci sono prove che suggeriscano un collegamento con la santa festa del martirio di San Valentino.

Approfondiamo un po' l'argomento del Lupercalia...

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Retro del cosiddetto "Altare di Marte e Venere", ara romana di epoca traianea, riutilizzata in epoca adrianea (nel 124 d.C.) come base per una statua del dio Silvano. Il rilievo mostra Romolo e Remo con la lupa capitolina. Proviene da un sacello del Piazzale delle Corporazioni, ad Ostia Antica, ed è oggi esibito nel Museo di Palazzo Massimo alle Terme a Roma.

I Lupercàli (in latino: Lupercalia) erano una festività romana che si celebrava nei giorni nefasti di febbraio, mese purificatorio (dal 13 fino al 15 febbraio), in onore del dio Fauno nella sua accezione di Luperco (in latino Lupercus), cioè protettore del bestiame ovino e caprino dall'attacco dei lupi. Secondo Plutarco sembra fossero dei riti di purificazione.

Secondo un'altra ipotesi, avanzata da Dionisio di Alicarnasso , i Lupercalia ricordano il miracoloso allattamento dei due gemelli Romolo e Remo da parte di una lupa che da poco aveva partorito; Plutarco dà una descrizione minuziosa dei Lupercalia nelle sue Vite parallele.
I Lupercalia venivano celebrati nella grotta chiamata appunto Lupercale, sul colle romano del Palatino dove, secondo la leggenda, i fondatori di Roma, Romolo e Remo, sarebbero cresciuti allattati da una lupa.
Properzio accennò al culto di Luperco nella prima elegia del quarto libro delle Elegie, descrivendone in un verso l'origine, risalente a suo dire agli albori dell'Urbe.

La festività si svolgeva a metà febbraio, con il suo culmine il 15 febbraio, perché questo mese era il culmine del periodo invernale nel quale i lupi, affamati, si avvicinavano agli ovili minacciando le greggi. Era quindi situata quasi alla fine dell'anno, considerando che i Romani festeggiavano il nuovo anno il 1º marzo.

Storia

Le origini della festa sono avvolte nella leggenda: secondo Dionisio di Alicarnasso e Plutarco, i Lupercali potrebbero essere stati istituiti da Evandro ( che è una figura della mitologia romana. Era figlio del dio Mercurio e della ninfa Carmenta.) , che aveva recuperato un rito arcade. Tale rito consisteva in una corsa a piedi degli abitanti del Palatino (allora chiamato Pallanzio, dalla città dell'Arcadia di Pallanteo), senza abiti e con le pudenda coperte dalle pelli degli animali sacrificati, tutto in onore di Pan Liceo ("dei lupi").

Secondo una leggenda narrata da Ovidio , al tempo di re Romolo vi sarebbe stato un prolungato periodo di sterilità nelle donne. Uomini e donne si recarono perciò in processione fino al bosco sacro di Giunone, ai piedi dell'Esquilino, e qui si prostrarono in atteggiamento di supplica. Attraverso lo stormire delle fronde, la dea rispose, sgomentando le donne, che le donne dovevano essere penetrate (inito, che rimanda a Inuus, altro nome di Fauno) da un sacro caprone, ma un augure etrusco interpretò l'oracolo nel giusto senso, sacrificando un capro e tagliando dalla sua pelle delle strisce con cui colpì la schiena delle donne e dopo dieci mesi lunari le donne partorirono.

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I Lupercalia hanno alcuni elementi comuni con il culto falisco di Hirpi Sorani ("Lupi di Soranus", dalla lingua Sabina hirpus = "lupo") praticato sul Monte Soratte.

I Lupercalia furono una delle ultime feste romane ad essere abolite dai cristiani.
In una lettera di papa Gelasio I si riferisce che a Roma durante il suo pontificato (quindi negli anni fra il 492 e il 496) si tenevano ancora i Lupercali, sebbene ormai la popolazione fosse da tempo, almeno nominalmente, cristiana. Nel 495 Gelasio scrisse questa lettera (in realtà un vero e proprio trattato confutatorio) ad Andromaco, l'allora princeps Senatus, rimproverandolo della partecipazione dei cristiani alla festa.
Si ignora se la festa sia stata abolita quell'anno, come riteneva il cardinale Cesare Baronio , o se sia sopravvissuta per qualche tempo ancora. William Green riteneva che probabilmente il significato religioso della festa fosse andato perduto (del resto era già trascorso un secolo dalla proibizione dei culti romani decretata per legge da Teodosio I) e che ormai avesse un carattere puramente folklorico.
Più tardi, nel VII secolo, venne istituita la festa della Candelora e collocata al 2 febbraio.

Tra le cerimonie pagane romane che Giacomo Boni mise in programma per il primo anniversario della marcia su Roma, ci fu anche il ripristino delle corse dei Lupercalia, inaugurate con l'esplorazione dell'antro celeberrimo, scrive Boni .

Celebrazione

La festa era celebrata da giovani sacerdoti chiamati Luperci, seminudi con le membra spalmate di grasso e una maschera di fango sulla faccia; soltanto intorno alle anche portavano una pelle di capra ricavata dalle vittime sacrificate nel Lupercale.

I Luperci, diretti da un unico magister, erano divisi in due schiere di dodici membri ciascuna chiamate Luperci Fabiani ("dei Fabii") e Luperci Quinziali (Quinctiales, "dei Quinctii"), ai quali per un breve periodo Gaio Giulio Cesare aggiunse una terza schiera chiamata Luperci Iulii, in onore di sé stesso. Secondo Dumézil è probabile che in origine le due schiere fossero formate dai membri delle gentes dalle quali prendono il nome (cioè i Fabii e i Quinctii). Secondo Mommsen un indizio potrebbe essere il fatto che il nome Kaeso si trova soltanto tra i membri di quelle due gentes e sarebbe collegato al februis caedere, cioè al tagliare (caedere) le strisce (februa) dalla pelle delle capre sacrificate.

Sulla base di alcuni passi di Livio , si è ritenuto generalmente che i luperci Fabiani fossero originari del Quirinale e i Quinziali del Palatino, ma ciò è contestata da Dumézil, per il quale non ci sono sufficienti motivi per trarre questa deduzione, anche perché i riti dei Lupercalia sono strettamente legati soltanto al colle Palatino e non anche al Quirinale.

In età repubblicana i Luperci erano scelti fra i giovani patrizi ma da Augusto in poi la cosa fu ritenuta sconveniente per loro e ne fecero parte solo giovani appartenenti all'ordine equestre .

Plutarco riferisce nella vita di Romolo che il giorno dei Lupercalia, venivano iniziati due nuovi luperci (uno per i Luperci Fabiani e uno per i Luperci Quinziali) nella grotta del Lupercale; dopo il sacrificio di capre (si ignora se una o più di una, se di genere maschile o femminile: secondo Quilici un capro) e, pare, di un cane (che per Dumézil è cosa normale se i Luperci sono "quelli che cacciano i lupi"), i due nuovi adepti venivano segnati sulla fronte intingendo il coltello sacrificale nel sangue delle capre appena sacrificate. Il sangue veniva quindi asciugato con lana bianca intinta nel latte di capra, al che i due ragazzi dovevano ridere.

Questa cerimonia è stata interpretata come un atto di morte e rinascita rituale, nel quale la "segnatura" con il coltello insanguinato rappresenta la morte della precedente condizione "profana", mentre la pulitura con il latte (nutrimento del neonato) e la risata rappresentano invece la rinascita alla nuova condizione sacerdotale.

Venivano poi fatte loro indossare le pelli delle capre sacrificate, dalle quali venivano tagliate delle strisce, le februa o amiculum Iunonis, da usare come fruste.
Dopo un pasto abbondante, tutti i luperci, compresi i due nuovi iniziati, dovevano poi correre intorno al colle saltando e colpendo con queste fruste sia il suolo per favorirne la fertilità sia chiunque incontrassero, ed in particolare le donne, le quali per ottenere la fecondità in origine offrivano volontariamente il ventre, ma al tempo di Giovenale ai colpi di frusta tendevano semplicemente le palme delle mani.

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In questa seconda parte della festa i luperci erano essi stessi contemporaneamente capri e lupi: erano capri quando infondevano la fertilità dell'animale (considerato sessualmente potente) alla terra e alle donne attraverso la frusta, mentre erano lupi nel loro percorso intorno al Palatino.
Secondo Quilici, la corsa intorno al colle doveva essere intesa come un invisibile recinto magico creato dagli scongiuri dei pastori primitivi a protezione delle loro greggi dall'attacco dei lupi; la stessa offerta del capro avrebbe dovuto placare la fame dei lupi assalitori.
Tale pratica inoltre non doveva essere stata limitata al solo Palatino ma in epoca preurbana doveva essere stata comune a tutte le località della zona, ovunque si fosse praticato l'allevamento ovino.

C'è incertezza sull'etimologia delle parole Lupercalia, Luperci e Lupercus, anche se la base è sicuramente costituita dalla parola lupus ("lupo"). Secondo Ludwig Preller , Georg Wissowa e Ludwig Deubner si tratterebbe di un composto formato dalle parole lupus e arcere ("cacciare"); secondo Theodor Mommsen, Henri Jordan e Walter Otto , invece, potrebbe essere un derivato sul tipo della parola latina noverca ("matrigna") da suddividere in nou-er-ca, anche perché nella celebrazione dei Lupercalia niente sembra far pensare a qualcosa rivolto contro i lupi.
Émile Benveniste , però, ritiene che la parola noverca vada suddivisa in *nou-er+ca- (cfr. gr. nearós, arm. nor), rendendo più difficoltoso il confronto con lupercus. Secondo Jens S. Th. Hanssen , invece, Lupercalia sarebbe una retroformazione dalla parola luperca, a sua volta diminutivo di lupa, con una possibile influenza del nome di famiglia Mamerci, mentre per Joachim Gruber l'origine si troverebbe in un ipotetico antico composto *lupo-sequos ("che è inseguito dai lupi").

Secondo Karl Kerényi , il carattere dei Luperci farebbe pensare alla sovrapposizione in loro di due rappresentazioni opposte: da una parte quella del lupo che sarebbe originaria e proveniente dal nord Europa, dall'altra il capro, successivo e proveniente dal sud.
Per Andreas Alföldi i Luperci sarebbero un relitto del "Männerbund" che avrebbe fondato Roma.
Secondo Dumézil, invece, i Luperci rappresentavano gli spiriti divini della natura selvaggia subordinati a Fauno.

Nel giorno dei Lupercalia, infatti, l'ordine umano regolato dalle leggi si interrompeva e nella comunità faceva irruzione il caos delle origini, che normalmente risiede nelle selve.

Secondo Dumézil, i Lupercali avrebbero avuto in origine anche la funzione di conferma della regalità adducendo come indizi alcuni passi compiuti da Cesare nel suo piano di restaurazione della monarchia a Roma.
Egli infatti istituì una terza schiera di Luperci che intitolò a sé stesso (i Luperci Iulii) e inscenò un tentativo di incoronazione durante i Lupercali dell'anno 44 a.C., facendosi offrire una corona intrecciata d'alloro da Marco Antonio che era uno dei Luperci; viste le reazioni del pubblico, Cesare rifiutò la corona e la fece portare come offerta al tempio di Giove in Campidoglio . In particolare l'atto di Marco Antonio che esce dal gruppo dei Lupercali e, nudo, balza sui rostri per incoronare Cesare, potrebbe essere, sempre secondo Dumézil, la riproposizione di una scena antica all'epoca ancora viva nella memoria popolare.

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Annibale Carracci, studio dei Lupercalia

Secondo lo storico Henry Ansgar Kelly, l'associazione della festa di San Valentino con l' amore ed il romanticismo è stata un'innovazione molto più tarda, che si è verificata nel tardo Medioevo.

Scrittori come Geoffrey Chaucer collegavano il festival agli ideali di amore e affetto cortese, alimentati da una famosa storia medievale secondo cui San Valentino era stato martirizzato perché stava sposando giovani coppie cristiane in segreto.
Come parte della cerimonia, si dice che abbia tagliato dei cuori da pezzi di pergamena e li abbia dati agli uomini come promemoria dei loro voti nuziali e dell'amore di Dio.

È anche possibile che, durante questo periodo, San Valentino sia stato associato a San Gallo, un santo normanno il cui nome è stato approssimativamente tradotto in "amante delle donne" .

Un'altra leggenda popolare medievale sostiene che mentre era in prigione, San Valentino guarì miracolosamente la figlia cieca del suo carceriere.

Presumibilmente le aveva lasciato un biglietto il giorno della sua esecuzione, firmandolo "il tuo San Valentino", originando così la tradizione della consegna delle cartoline e dei biglietti d'amore nel giorno di San Valentino. Molti di questi miti avevano origini medievali e si inserivano in una più ampia tradizione di amore cortese e poesia romantica.

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Chi era San Valentino?

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Nascita Interamna Nahars, 176
Morte Roma, 14 febbraio 273
Venerato da Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
Santuario principale basilica di San Valentino (Terni)
Ricorrenza 14 febbraio
Attributi bastone pastorale, palma, bambino epilettico
Patrono di Terni e degli epilettici; invocato anche contro i dolori del ventre.

San Valentino, detto anche san Valentino da Terni, o san Valentino da Interamna (Terni, 176 circa – Roma, 14 febbraio 273), è stato un vescovo e martire cristiano.
Venerato come santo dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e successivamente dalla Chiesa anglicana, è considerato patrono degli innamorati e protettore degli epilettici.
La più antica notizia di san Valentino è in Martyrologium Hieronymianum, un documento ufficiale della Chiesa dei secc. V-VI dove compare il suo nome e anniversario di morte.
Ancora nel secolo VIII un altro documento, Passio Sancti Valentini, ci narra alcuni particolari del martirio: la tortura, la decapitazione notturna, la sepoltura a Terni ad opera dei discepoli Proculo, Efebo e Apollonio, il successivo martirio di questi e la loro sepoltura.

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San Valentino di Terni e i suoi discepoli

Nato a Interamna Nahars (oggi Terni) in una famiglia patrizia nel 176, fu convertito al cristianesimo e consacrato vescovo di Terni nel 197, a soli 21 anni.

Invitato dall'imperatore Claudio II il Gotico a sospendere la celebrazione religiosa e ad abiurare la propria fede, rifiutò di farlo, tentando anzi di convertire l'imperatore al cristianesimo.
Claudio II lo graziò dall'esecuzione capitale affidandolo a una nobile famiglia.

Valentino venne arrestato una seconda volta sotto Aureliano, succeduto a Claudio II.
L'impero proseguiva nelle sue persecuzioni contro i cristiani e, poiché la popolarità di Valentino stava crescendo, i soldati romani lo catturarono e lo portarono fuori città lungo la via Flaminia per flagellarlo, temendo che la popolazione potesse insorgere in sua difesa.

Fu decapitato il 14 febbraio 273, a 97 anni, per mano del soldato romano Furius Placidus, agli ordini dell'imperatore Aureliano.

Secondo alcune fonti Valentino sarebbe stato giustiziato perché aveva celebrato il matrimonio tra la cristiana Serapia e il legionario romano Sabino, che invece era pagano: la cerimonia avvenne in fretta, perché la giovane era malata; i due sposi morirono, insieme, proprio mentre Valentino li benediceva.
A chiudere il cerchio della tragedia sarebbe poi intervenuto il martirio del celebrante.

Il culto

È commemorato il 14 febbraio nel Martirologio Romano, che lo ricorda solo con la qualifica di martire:

«A Roma sulla via Flaminia presso il ponte Milvio, san Valentino, martire.»


Le Reliquie

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Reliquia di san Valentino nella chiesa di Santa Maria in Cosmedin a Roma.

Le sue spoglie furono sepolte sulla collina di Terni, al LXIII miglio della via Flaminia, nei pressi di una necropoli.
Sul luogo sorse nel IV secolo una basilica nella quale attualmente sono custoditi, racchiusi in una teca, i resti del santo: pare che essi siano stati portati nella città dai tre discepoli del filosofo Cratone, Apollonio, Efebo e Procuro, convertiti dal futuro santo, e che per questo motivo siano stati martirizzati.

Le suddette sono le reliquie del vescovo di Terni.
Poi il Martirologio Romano ha conservato la memoria di un altro santo di nome Valentino, presbitero e martire, le cui reliquie sono conservate in diverse località:

Ala di Trento
Rovereto , presso la Chiesa della Madonna di Loreto
Savona, nella cattedrale di Maria Assunta si conserva un braccio posto nell'altare della cappella in testata alla navata laterale destra;
Sadali in Sardegna, nella chiesa medievale di San Valentino
Vico del Gargano nella chiesa madre, dove viene venerato come protettore della città e degli agrumeti
Altavilla Vicentina (VI), nella chiesa Sant'Urbano "alla rocca"
Monreale in provincia di Palermo, in un reliquiario a muro contenenti spoglie di diversi santi martiri nella chiesa di San Castrense
Abriola, in provincia di Potenza, in cui si racconta che il santo, prima del martirio, fu mandato in esilio.
Poi bisogna considerare le reliquie molto diffuse di San Valentino da corpi santi.

Qui di seguito un elenco che può avere riscontri sul web:

un vasetto con il sangue di san Valentino si troverebbe anche nella teca di vetro contenente il teschio di Santa Giustina, con probabilità anch'esso un corpo santo, nella chiesa di San Martino a Torre d'Arese (PV)
Belvedere Marittimo (CS), presso il Convento di San Daniele dei Frati Minori Cappuccini
Sassocorvaro (PU), presso l'Oratorio della Santissima Trinità dove giunsero nel 1747 dalla catacomba di Calepodio in Roma
Lurago Marinone (CO), presso la parrocchia San Giorgio
Calasca (VB), presso la parrocchia San Giovanni Battista
Monselice (PD), presso il Santuario delle Sette Chiese
Palmoli (CH)
Roma, presso la chiesa di Santa Maria in Cosmedin
Bientina (PI), presso la parrocchia di S. Maria Assunta
Gandino (BG)
Borgo Pracchiuso di Udine, nella chiesa omonima, dove giunsero nel 1664 dalla catacomba di Ciriaca in Roma
Cavour (TO), presso la parrocchiale San Lorenzo
Torino, presso la parrocchia di San Vito. Di questo culto ne aveva parlato 20-30 anni fa la rivista cattolica edita dai Paolini, Famiglia Cristiana.
Ozieri, centro del Logudoro, dove le avrebbe portate, nel 1838, un monaco benedettino nativo del luogo, che le avrebbe poi sepolte nella cinquecentesca chiesa dedicata ai santi Cosma e Damiano sul colle dei Cappuccini ;

Dublino (Irlanda), presso la chiesa di Whitefriar, molto vicino al centro della città. Le reliquie si dice siano state donate da Papa Gregorio XVI al carmelitano irlandese John Spratt che le portó a Dublino nel 1836 . Questo è il corpo santo di nome Valentino più famoso d'Irlanda.

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Santuario di San Valentino in Whitefriar Street Carmelite Church a Dublino, in Irlanda.

Miracoli

Sono molte le leggende entrate a far parte della cultura popolare, su episodi riguardanti la vita di san Valentino:

Una di esse narra che Valentino, graziato ed "affidato" ad una nobile famiglia, compì il miracolo di ridare la vista alla figlia cieca del suo "carceriere": Valentino, quando stava per essere decapitato, teneramente legato alla giovane, la salutò con un messaggio d'addio che si chiudeva con le parole: « [...] dal tuo Valentino...».

Un'altra, di origine statunitense, narra come un giorno il vescovo, passeggiando, vide due giovani che stavano litigando ed andò loro incontro porgendo una rosa e invitandoli a tenerla unita nelle loro mani: i giovani si allontanarono riconciliati.
Un'altra versione di questa storia narra che il santo sia riuscito ad ispirare amore ai due giovani facendo volare intorno a loro numerose coppie di piccioni che si scambiavano dolci gesti d'affetto; da questo episodio si crede possa derivare anche la diffusione dell'espressione piccioncini.

Secondo un altro racconto, Valentino, già vescovo di Terni, unì in matrimonio la giovane cristiana Serapia e il centurione romano Sabino: l'unione era ostacolata dai genitori di lei ma, vinta la resistenza di questi, si scoprì che la giovane era gravemente malata.
Il centurione chiamò Valentino al capezzale della giovane morente e gli chiese di non essere mai più separato dall'amata: il santo vescovo lo battezzò e quindi lo unì in matrimonio a Serapia, dopo di che morirono entrambi.

La festa di san Valentino

La festa di san Valentino ricorre annualmente il 14 febbraio, ed oggi è conosciuta e festeggiata in tutto il mondo.
È molto probabile che le sue origini affondino nel IV secolo, per sostituire la festa pagana dei Lupercalia, gli antichi riti pagani dedicati al dio della fertilità Luperco: questi riti si celebravano il 15 febbraio e prevedevano festeggiamenti sfrenati ed erano apertamente in contrasto con la morale e l'idea di amore dei cristiani.
In particolare il clou della festa si aveva quando le matrone romane si offrivano, spontaneamente e per strada, alle frustate di un gruppo di giovani spogli, devoti al selvatico Fauno Luperco.
Anche le donne in dolce attesa si sottoponevano volentieri al rituale, convinte che avrebbe fatto bene alla nascita del pargolo.

Per "battezzare" la festa dell'amore, il Papa Gelasio I nel 496 d.C. decise di spostarla al giorno precedente - dedicato a San Valentino - facendolo diventare in un certo modo il protettore degli innamorati.
Tale tradizione fu poi diffusa dai benedettini, primi custodi della basilica dedicata al santo in Terni, attraverso i loro monasteri prima in Italia e quindi in Francia ed in Inghilterra.
Molte tradizioni legate al santo sono riscontrabili nei paesi in cui egli è venerato come patrono.

La figura di Valentino come santo patrono degli innamorati viene tuttavia messa in discussione da taluni che la riconducono a quella di un altro sacerdote romano, anch'egli decapitato pressappoco negli stessi anni

Tuttavia, la vera trasformazione di San Valentino nel moderno festival dell'amore avvenne nei secoli XVI e XVII, quando scrittori come Shakespeare ne divulgarono la connessione.

La tradizione di scambiarsi doni e cartoline in questo giorno divenne sempre più popolare e divenne nota come una celebrazione romantica tra coppie.
La commercializzazione delle feste popolari popolari nel XIX e all'inizio del XX secolo ha cementato la tradizione di San Valentino nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti.

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Ora questa tradizione conosciuta come una romantica celebrazione d'amore, in cui le coppie spenderanno i propri soldi per cartoline, regali, cene celebrative e gesti stravaganti per i loro cari.

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Sebbene le origini di San Valentino rimangano in qualche modo oscurate da innumerevoli miti e leggende medievali, una cosa è chiara: questo è un festival che ha sicuramente percorso una lunga strada dalle sue austere, antiche radici.

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E giunti alla fine non potevo non dedicare uno spazio al lato oscuro di San Valentino, eh si perchè forse non tutti lo sanno, ma legati a questa data ricorrono anche degli eventi drammatici.
(se non volete rovinarvi il romanticismo non leggete^^)

La strage di Al Capone.

(Maggiori info: QUIII)

Nel 1929 a Chicago, gli uomini di Al Capone massacrarono la banda del gangster George Bugs Moran. Morirono 7 persone ed è passato alla storia come uno dei regolamenti di conti più cruenti nella storia della malavita americana.

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«Alexandra Hospital Massacre»

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(Maggiori info : QUIII)

1942 – Altro massacro celebre, che questa volta si consuma in Malesia, a rendere infelice la festa degli innamorati.
È noto come «Alexandra Hospital Massacre»: in piena seconda guerra mondiale le truppe giapponesi fanno strage di malati in un ospedale, nonostante la bandiera bianca fatta sventolare dal primario: 300 le vittime.

Nello stesso anno (e nel solito giorno) il generale statunitense Dewitt mandò un memorandum in cui si dava inizio alla detenzione dei giapponesi nei campi di concentramento americani.
Un capitolo poco conosciuto della storia che ha visto i cittadini di origine nipponica subire sorte simile a quella degli ebrei tedeschi.

Il Bombardamento di Dresda-1945

(Maggiori info: QUII)

Durante la seconda guerra mondiale, tra il 13 e il 15 febbraio gli Alleati (ovvero Stati uniti e Regno Unito) bombardarono la città di Dresda. I bombardamenti a tappeto rase al suolo gran parte del centro storico della città e molti furono i civili che persero la vita in questo attacco.

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(Maggiori info: QUII)

1965 – Malcolm X (l'attivista per i diritti degli afroamericani) trascorse un giorno piuttosto insolito, sopravvivendo, assieme alla sua famiglia, a un attentato dinamitardo contro la propria abitazione.
Morì però pochi giorni dopo, ucciso da tre colpi di arma da fuoco.

2003 – 14 febbraio di repressione nello Zimbawe, dove 88 donne sono state arrestate per aver protestato contro le disuguaglianze economiche e sociali a cui sono condannate.
Subito dopo, il loro movimento (Woza) è stato dichiarato illegale.

La pecora Dolly

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(Maggiori info: QUII)

Nel 2003 nel giorno di San Valentino, moriva la pecora Dolly.
Fu il primo mammifero ad essere clonato con successo da una cellula somatica.
Dolly era nata il 5 luglio del 1996.


L' addio al pirata Pantani

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(Maggiori info: QUII)

Chiudiamo il lato oscuro di San Valentino con il ricordo della morte di Marco Pantani.
‘Il pirata’ (questo il suo soprannome) considerato uno dei più grandi scalatori del ciclismo, si spense nel 2004 nella sua casa a Rimini in seguito ad un overdose di cocaina.
Da tempo era caduto in depressione in seguito al processo per frode sportiva.

...In conclusione spero che questo mio articolo vi sia piaciuto e vi abbia dato informazioni che spesso non vengono divulgate.....
Buon San Valentino dunque....

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Edited by Valene - 14/2/2024, 17:54
 
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E' San Valentino quindi uppiamo questo articolo per chi non lo avesse letto.
 
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Articolo rivisto ed aggiornato
 
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