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Oggi parlando con un caro amico ricercatore e' uscito l'argomento "Manoscritto Voynich" di cui ammetto non avevo mai sentito parlare nonostante esista un topic interessantissimo della nostra Bossa!.
Mi permetto, visto che il topic e' interessante di aggiornarlo con qualche news un po' piu' attuale. Ora sul cosa sia si e' gia' detto, ma e' di questi giorni il dibattito sul fatto che sia stao decifrato o meno. Potete scaricare il libro, foto ovviamente, qui: https://brbl-dl.library.yale.edu/vufind/Record/3519597 Cerchiamo di amalizzare un po' tutte le campane. SVILUPPI DEL 2017 Nel 2017 Lo storico e autore televisivo Nicholas Gibbs pubblicò un articolo sulla rivista Times Literary Supplement spiegando il modo in cui aveva decifrato il codice. Sostenne che il manoscritto fosse una sorta di manuale per la salute delle donne, un elenco di abbreviazioni di parole latine che identificavano piante officinali e ricette per preparare medicamenti. Accompagnò le sue affermazioni con due righe di testo per dimostrare di essere riuscito a tradurlo. Altri studiosi si interessarono alle sue affermazioni, concludendo che non stessero in piedi: Gibbs aveva semplicemente messo insieme informazioni già note sul manoscritto Voynich, aggiungendo elementi nuovi non sostenuti da prove. SVILUPPI DEL 2018 La decodifica con l'Intelligenza Artificiale Nel 2011 un gruppo di ricerca dell’Università dell’Arizona ha ricevuto l’autorizzazione per asportarne piccole parti del manoscritto di Voynich e sottoporle alla tecnica del Carbonio-14, il risultato è una datazione compresa tra il 1403 e il 1438; ma non è stato possibile analizzare l’inchiostro e quindi questi risultati sono considerati non del tutto attendibili da molti studiosi. Qualche giorno fa è stato pubblicato un articolo dal professor Greg Kondrak e il suo studente Bradley Hauer dell’Università dell’Alberta in cui annunciano di essere riusciti a decifrare la lingua del manoscritto utilizzando l’intelligenza aritificiale. I due ricercatori canadesi ipotizzano che il testo sia stato codificato utilizzando degli alfagrammi, cioè riordinando le lettere di ogni parola in ordine alfabetico (es. “casa” diventa “aacs”). Hanno utilizzato la “Dichiarazione universale dei diritti umani” scritta in 380 lingue differenti come training, cioè per “insegnare” all’algoritmo di intelligenza artificiale ad abbinare gli anagrammi a parole esistenti nelle lingue odierne. Ottenuto un tasso di successo pari al 97% hanno applicato questo modello al manoscritto ottenendo come risultato che la lingua utilizzata è l’ebraico, per essere precisi l’80% delle parole corrispondono ad un dizionario in questa lingua. I ricercatori, pur avvalendosi della collaborazione di un collega madrelingua ebraico, non sono riusciti a tradurre il testo in inglese. A questo punto la storia assume connotati meno scientifici. Kondrak e Hauer raccontano di aver utilizzato Google Translate per tradurre la prima frase del manoscritto che reciterebbe così: “Ha fatto raccomandazioni al sacerdote, all’uomo di casa, a me e alla gente”, e una sezione di 72 parole, nota come la sezione “botanica”, da cui avrebbero decifrato parole come “contadino”, “luce”, “aria” e “fuoco”. Tradurre quello che potrebbe essere un testo scritto in ebraico medievale con Google Translate non sembra essere stata una scelta felice. Della bontà di questa ricerca si potrà dire in futuro, quando i due ricercatori riusciranno a fornire altri dati a supporto della loro ipotesi. Rimane interessante la strada intrapresa: l’utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale applicati alle discipline umanistiche. SVILUPPI DI MAGGIO 2019 Gerard Cheshire, Research Associate presso l’Università di Bristol: Dalla ricerca emerge che il manoscritto sarebbe un compendio di rimedi erboristici, bagni terapeutici e letture astrologiche riguardanti questioni di cuore, di mente e di riproduzione, secondo le credenze del periodo. "Quando ho realizzato l'entità del risultato, sia in termini di importanza linguistica che di rivelazioni sulle origini e il contenuto del testo mi sono sentito incredulo ed eccitato", ha detto Cheshire. Il documento contiene anche una bellissima mappa che racconta la straordinaria missione di salvataggio via nave, guidata dalla regina Maria, per salvare i sopravvissuti di un'eruzione vulcanica vicino all'isola di Vulcano, nel 1444. Secondo Cheshire, a rendere così affascinante il manoscritto è l'uso di una lingua estinta che ha preceduto le lingue romanze moderne, delle quali fa parte l'italiano, e che era utilizzata nel linguaggio quotidiano, ma non in quello scritto: il suo alfabeto combina simboli familiari ad altri insoliti, usa le lettere come punteggiatura ed è costellato di abbreviazioni di parole latine. Gerard Cheshire ha pubblicato i risultati del suo lavoro sulla rivista Romance Studies, in un articolo intitolato «The Language and Writing System of MS408 (Voynich) Explained». Gerard Cheshire sostiene di avere capito tutto, tra lo scetticismo degli altri esperti. Secondo lui il manoscritto Voynich fu scritto in una “lingua protoromanza” e messo insieme da una suora domenicana, per conto di Maria di Castiglia, regina consorte di Aragona. Cheshire sostiene di essere riuscito a decifrare il tutto in appena un paio di settimane, trovando la giusta chiave di interpretazione cercata senza successo per almeno un secolo da alcuni dei più capaci e dotti linguisti. Nel suo studio, pubblicato sulla rivista Romance Studies, Cheshire sostiene che non vi siano altre tracce di questa oscura “lingua protoromanza” perché raramente veniva utilizzata nei documenti ufficiali, per i quali veniva preferito il latino. Questo vorrebbe quindi dire che il manoscritto Voynich è l’unica testimonianza rimasta di quella lingua. Sono pochissimi gli studiosi che ritengono sia esistito il “protoromanzo”, inteso come una sorta di lingua unitaria tra latino e le successive lingue romanze, tanto da non avere mai avuto un particolare seguito nella comunità scientifica. Cheshire spiega che l’alfabeto in cui è scritto il codice illustrato è un insieme di simboli noti e ignoti, senza punteggiatura autonoma, sostituita da alcuni simboli sulle lettere per indicare accenti e organizzazione delle frasi. Secondo le sue osservazioni, tutte le lettere sono minuscole e non ci sono casi di consonanti doppie nelle parole. Talvolta, si trovano abbreviazioni in latino. Ma non tutti sono d'accordo, come ad esempio Salvatore Luongo, presidente della Società italiana di Filologia Romanza di cui riporto alcuni estratti: In realtà le argomentazioni di Cheshire destano molte perplessità, inerenti oltre che a questioni specifiche al metodo e alla sua applicazione. Nell’articolo non viene fornita alcuna giustificazione dell’ipotesi che il testo sia stato redatto ad Ischia, anzi nel Castello Aragonese dell’isola. Manca inoltre ogni spiegazione sul procedimento utilizzato per l’individuazione del valore fonetico dei grafemi utilizzati dall’anonimo autore, oltretutto facendo confusione tra suoni e loro rappresentazione grafica. Ma ciò che più stupisce è la qualifica di proto-romanzo attribuita alla misteriosa lingua che sarebbe utilizzata nel testo che Cheshire presume di aver decriptato. Quand’anche il proto-romanzo fosse mai esistito, in che modo si sarebbe potuto conservare a Ischia fino al XV secolo, quando le lingue romanze, con tutte le loro diverse caratterizzazioni e specificità si erano ormai affermate da secoli? Il proto-romanzo, dai suoi propugnatori, viene collocato in epoca imperiale o addirittura repubblicana. E anche ammesso che, per assurdo, il proto-romanzo fosse esistito e si fosse conservato, non avrebbe certo i tratti che gli attribuisce Cheshire. La sua ricostruzione propone una caricatura di lingua, che mescola ad libitum parole tratte dalle lingue più disparate, romanze e non romanze, di cui non è assolutamente chiara la struttura morfologica e sintattica. Anche Fagis Davis e' di parere contrario: Come buona parte delle interpretazioni sul manoscritto Voynich, anche questa è circolare e ambiziosa: [Cheshire] inizia teorizzando che cosa potrebbe significare una particolare serie di segni, di solito per via della prossimità di una parola con un’immagine che crede di potere interpretare. Poi consulta il maggior numero possibile di dizionari medievali di lingue romanze fino a quando trova una parola che sembra adattarsi alla sua teoria. In seguito sostiene che la sua teoria è corretta, visto che ha trovato una parola in una lingua romanza che ben si adatta alle sue ipotesi. Le sue “traduzioni” da ciò che è essenzialmente una farneticazione, un amalgama di più lingue, sono ambizioni più che traduzioni vere e proprie. Inoltre, l’argomento di fondo di tutto questo – cioè che ci sia una cosa come una “lingua protoromanza” – è completamente priva di prove e in contrasto con la paleolinguistica. Infine, la sua associazione di particolari segni con determinate lettere dell’alfabeto latino è ugualmente priva di prove. Il suo lavoro non è mai stato analizzato in modo indipendente da altri. Insomma, nonostante le dichiarazioni di Cheshire, quelle precedenti di Gibbs e i titoli su molti giornali degli ultimi giorni, il manoscritto Voynich continua a rimanere un mistero. In futuro ci saranno sicuramente altri studi sul documento e probabilmente sarà nuovamente annunciata la sua decifrazione. Anche per questo Fagin Davis ha consigliato in un tweet cinque criteri che le ricerche sui documenti devono soddisfare, per non farsi ingannare: nozioni primitive solide, riproducibilità da parte di altri, aderenza alla realtà linguistica e codicologica, testo che abbia senso, corrispondenza logica tra testo e illustrazione. “Nessuno ha ancora spuntato tutte e cinque le caselle”. FONTI: Repubblica, Wired, Fontistoriche.org Edited by MacabreNerdGaia - 8/8/2019, 11:57 |