+Dark & Gothic Lolita+

Johanna Bonger

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view post Posted on 14/11/2019, 19:31
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Credits: Google, Wikipedia. By Darky.

Johanna Gezina van Gogh-Bonger (Amsterdam, 4 ottobre 1862 – Laren, 2 settembre 1925) è stata la moglie di Theodorus van Gogh e cognata del pittore Vincent van Gogh e figura chiave nell'affermazione della fama del pittore dopo il suo suicidio.

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Johanna Bonger, in un ritratto di Johan Cohen Gosschalk, 1905


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Johanna era la quinta di sette figli, figlia di un broker assicurativo. La famiglia aveva una vita in cui la musica rivestiva un ruolo importante, visto che a casa loro si tenevano spettacoli serali di quartetti, e Johanna iniziò presto a suonare il pianoforte. A differenza delle sue sorelle maggiori, che si occupavano delle faccende domestiche, Johanna, una "bambina allegra e vivace", poté proseguire la sua formazione studiando inglese e ottenendo l'equivalente di una laurea. Rimase alcuni mesi a Londra, lavorando nella biblioteca del British Museum.

Dall'età di diciassette anni mantenne un diario dettagliato, che divenne una fonte di molte informazioni su Vincent van Gogh. In questo periodo subì l'influenza dello scrittore anticonformista Multatuli. All'età di ventidue anni divenne insegnante di inglese in una scuola per ragazze a Elburg, e successivamente presso la Scuola Superiore per ragazze a Utrecht. Fu in questo periodo, mentre si trovava ad Amsterdam, che venne presentata, dal fratello Andries, a Theo van Gogh, fratello di Vincent. Una delle sorelle di Van Gogh la descrisse come "intelligente e tenera".

Theo fu colpito da Johanna, e l'anno seguente le fece visita ad Amsterdam per dichiararle il suo amore. Sorpresa e infastidita dal fatto che un uomo al quale lei minimamente pensava, desiderasse sposarla, lo respinse. Tuttavia, accettò la sua proposta l'anno successivo, e i due si sposarono ad Amsterdam il 17 aprile 1889. Dopo la morte di Theo, come esito di una infezione di sifilide nel mese di gennaio 1891, Johanna rimase vedova con il figlio neonato Vincent Willem da sostenere.

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Ereditò solo un appartamento a Parigi pieno di alcuni elementi di arredo e di circa 200 opere, senza alcun valore, di suo cognato Vincent. Benché le fosse stato consigliato di distruggere i quadri, Johanna tornò in Olanda, dove aprì una pensione a Bussum, un villaggio a 25 km da Amsterdam, e iniziò a riallacciare i suoi contatti artistici. Non aveva tenuto il suo diario durante il matrimonio, ma riprese ad usarlo con l'intenzione di farlo leggere un giorno a suo figlio. Per guadagnare un reddito supplementare tradusse racconti dal francese e dall'inglese in olandese. Nel 1905, con la disapprovazione evidente della sua famiglia, fu uno dei membri fondatori del movimento socialista delle donne, ma non permise che questo interferisse con la crescita di suo figlio.

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Nell'agosto 1901, sposò Johan Cohen Gosschalk (1873–1912), un pittore olandese nato ad Amsterdam. Rimase nuovamente vedova nel 1912. Nel 1914, fece traslare le spoglie di Theo da Utrecht a Auvers-sur-Oise, facendole interrare accanto alla tomba di Vincent. Un rametto di edera preso dal giardino del dottor Paul-Ferdinand Gachet ricopre entrambe le tombe da quel giorno.

Visse a New York dal 1915 al 1919, ritornando poi ad Amsterdam. Quando morì, nel 1925, era ancora occupata a tradurre le lettere di Vincent in inglese. Theo e Johanna ebbero un figlio, Vincent Willem, e Johanna ebbe quattro nipoti.

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Dopo la morte di Vincent, e a meno di sei mesi di quella di suo marito Theo, si dedicò assiduamente alla pubblicazione della corrispondenza dei due fratelli, producendo il primo volume in olandese nel 1914. Svolse poi un ruolo chiave nell'accrescimento della fama e della reputazione di Vincent attraverso la donazione di sue opere a diverse mostre retrospettive. Scrisse anche una storia della famiglia Van Gogh.

Johanna van Gogh rimase in contatto con l'amico di Vincent, Eugène Boch al quale regalò il dipinto Ritratto di Eugène Boch nel luglio 1891.Rimase in contatto anche con Émile Bernard che la aiutò a promuovere le opere di Vincent van Gogh.

Nel 1892, mentre organizzava una mostra di opere di Vincent, venne aspramente criticata dall'artista Richard Roland Holst:

«La signora Van Gogh è una piccola e affascinante donna, ma mi irrita quando qualcuno fanaticamente si entusiasma su un argomento di cui non sa nulla, e anche se accecata dal sentimentalismo pensa che stia adottando un atteggiamento rigorosamente critico. Si tratta di chiacchiere da ragazzina di scuola, niente di più. Quello che la signora Van Gogh vorrebbe fare è quanto di più enfatico e sentimentale, ciò che fece versare il maggior numero di lacrime; lei dimentica che il suo dolore sta trasformando Vincent in un Dio.»

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L'eredità e la fama di Vincent van Gogh, dell'artista della lunga sofferenza, cominciarono a diffondersi negli anni dopo la sua morte, prima nei Paesi Bassi e in Germania e poi in tutta Europa. La sua amicizia con il fratello minore Theodorus van Gogh è stata documentata in numerose lettere che si scambiarono dall'agosto 1872 in poi. La cognata Van Gogh-Bonger pubblicò le lettere in tre volumi nel 1914.

Inoltre sostenne generosamente la maggior parte delle prime mostre di Van Gogh con prestiti immobiliari dell'artista. Johanna inizialmente lavorò a stretto contatto con i mercanti d'arte tedeschi e gli editori Paul Cassirer e suo cugino Bruno per organizzare mostre di dipinti di Van Gogh a Berlino e nel 1914 per pubblicare il primo volume di Lettere a Theo. La pubblicazione delle lettere contribuì a diffondere la convincente mistica di Vincent van Gogh, il pittore intenso e dedicato che soffrì per la sua arte e morì giovane, in Europa e nel resto del mondo.

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JOHANNA: The Other Van Gogh di William J. Havlicek, Ph.D. and David A. Glen, FRGS

La vedova Van Gogh di Camilo Sanchez, 2012, edito in italia con traduzione di Francesca Conte da Marcos Y marcos, Milano 2016

Credits:www.enciclopediadelledonne.it

“Oltre alla cura del bambino, Theo mi ha lasciato un altro compito, l’opera di Vincent: devo farla apprezzare il più possibile, devo preservare inviolati per il bambino i tesori che Theo e Vincent hanno raccolto. Non mi manca uno scopo nella vita, ma mi sento sola e abbandonata”

Sono le parole che Johanna Bonger Van Gogh scrive nel suo diario il 15 novembre 1891, alla morte del marito Theo, che aveva sposato solo due anni prima. Il bambino, Vincent, non ha che un anno. Deludendo le aspettative dei genitori, che avrebbero voluto ricongiungersi con figlia e nipote, Johanna si stabilisce nel 1891 a Bussen, fuori Amsterdam e vive traducendo brevi racconti dal francese e dall’inglese.
È grazie a lei se conosciamo l’opera di Vincent van Gogh e il prezioso carteggio fra Theo e Vincent.

L’incontro di Johanna con Vincent risaliva al 16 Maggio 1890, quando Theo aveva ospitato il fratello nella loro casa alla Cité Pigalle 8, pochi mesi prima della sua morte.

“Dopo la morte del fratello, Theo discusse con me il progetto di pubblicare le sue lettere, ma purtroppo lui venne a mancare prima che potessimo farlo”, scrive Johanna nella prefazione alla prima edizione olandese del 1914.

Prima di incontrare Theo (amico del fratello di Johanna Andries, che viveva come lui a Parigi), Johanna aveva studiato inglese e superato tutti gli esami nei corsi di filologia e letteratura: lo studio l’aveva portata per alcuni mesi a Londra, dove aveva lavorato alla biblioteca del British Museum. A ventidue anni divenne insegnante di inglese in un collegio femminile a Elburg; insegnò più tardi alla Scuola superiore femminile di Utrecht.
Rimasta sola trasferisce il suo mobilio e moltissimi quadri di Vincent, che Theo conservava in galleria a Parigi, nella sua nuova casa. Nonostante le numerose offerte Johanna si rifiuterà per molto tempo di vendere quei quadri.

Li accatasta tutti – circa duecento – in una stanza che serve da dispensa e magazzino, eccetto La Mietitura che appende in sala da pranzo, sopra la credenza.

Ogni volta che guarda quel quadro prova una nuova emozione. Nel colore giallo così acceso e vibrante di pura luce, risente l’energia di Vincent e le parole che lui aveva scritto al fratello: “Che cosa strana è il tocco, il colpo di pennello. All’aria aperta, esposti al vento e al sole, alla curiosità della gente, si lavora come si può, si riempie il quadro alla disperata. Ed è proprio facendo così che si coglie il vero e l’essenziale”.

“Caro fratello”, è così che iniziano tutte le lettere di Vincent a Theo; le parole testimoniano di una relazione profonda in cui non è possibile distinguere l’amore per l’arte e l’amore fraterno, e Johanna intende l’importanza di questo carteggio, fonte indispensabile per conoscere Vincent Van Gogh.

Nell’estate del 1905 decide di affittare alcune gallerie dello Stedelijk Museum ad Amsterdam per una grande esposizione delle opere di Vincent.
È l’inizio del riconoscimento del pittore da parte di un pubblico e la testimonianza del suo devoto amore per Theo.

Nel 1915 Johanna si reca a New York per prendere accordi sulla traduzione delle lettere in inglese. Scrive nella prefazione:

“Quasi ventiquattro anni sono passati dalla morte di Theo prima che fossi in grado di completare la loro pubblicazione. Mi è occorso molto tempo per decifrarle e per ordinarle cronologicamente, prive com’erano quasi tutte di data. Ma anche un’altra ragione mi ha trattenuto dal darle prima alle stampe: sarebbe infatti stato ingiusto nei confronti di Vincent creare un interesse attorno alla sua personalità prima che l’opera a cui aveva dedicato tutta la vita avesse ottenuto quel riconoscimento che meritava. Molti anni sono occorsi affinché Vincent venisse salutato come un grande pittore. Ora è giunto il momento di far conoscere e comprendere anche la sua personalità”.

“Quale stella ci ha fatto incontrare?” dice Johanna a Helen Kröller-Muller, collezionista delle opere di Vincent. Attenta a non separare vita, pittura, scrittura, Johanna, sollevata da ogni affanno e nelle mani sicure di quella collezionista come lei legata ai colori di Vincent, realizzava, nel continuare il progetto di Theo, il suo desiderio.

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«Dietro ogni grande uomo, si cela una donna». Questa famosissima frase, attribuita a Virginia Woolf, descrive una condizione che accomuna molti grandi personaggi storici, alle cui spalle sono sempre state presenti, ma in ombra, donne pazienti, attente e immensamente forti.
Van Gogh però si distinse. Anche il grandissimo artista, noto in tutto il mondo, si appoggiò ad una donna, ma non come tutti gli altri personaggi accomunati dal proverbio qui sopra.

La vedova Van Gogh di Camilo Sanchez (traduzione italiana ad opera di Francesca Conte) evidenzia ed analizza la storia dietro al grande artista tormentato, mettendo in risalto la figura femminile che silenziosamente ha ribaltato la reputazione del maestro dei Girasoli, conferendogli la fama che ancora oggi gli appartiene. Una storia di sopravvivenza, riscatto personale (sia della giovane che del maestro delle pennellate) e di un riconoscimento che non si è smorzato negli anni.

La “grande donna” in questione non è la moglie, l’amante, la sorella o una vecchia amica che diede una mano per dar luce all’opera di di Vincent Van Gogh: la persona che ha reso possibile la fama dei capolavori tanto ambiti oggigiorno non è altri che Johanna Bonger (Amsterdam, 4 ottobre 1862 – Laren, 2 settembre 1925), sì la signora Van Gogh, ma la cognata di Vincent, moglie di Theo, fratello del talentuoso e tormentato artista.

Una figura mai notata o considerata fin quando era in vita l’artista de La notte stellata, ma che ha ottenuto un ruolo fondamentale dopo la sua dipartita, dando finalmente visibilità a quei quadri così a lungo tralasciati e snobbati dai critici, conferendo loro la giusta stima e ammirazione che da così tanto tempo meritavano, dando loro una nuova prospettiva più ricercata, apprezzata e desiderata dalla società di quel tempo fino anche ai nostri giorni.

“La vedova Van Gogh”, come viene chiamata, era dunque una giovane donna che rimase presto sola dopo la scomparsa di Vincent prima e subito dopo del marito Theo.

Ma non è corretto considerarla esclusivamente per questa sua sensibilità artistica, Johanna Bonger ebbe infatti una vita straordinaria prima di diventare “la vedova” nota oggigiorno. Unica, fra le sorelle, ad interessarsi all’arte, alla musica e ad una visione più poetica della vita, fin da giovane volle dare un senso più artistico alla sua esistenza seguendo le sue passioni e distinguendosi per essere una giovane allegra e vivace, interessata allo studio tanto da arrivare ad ottenere una laurea, a differenza delle sorelle dedite alla vita domestica.

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Sempre impegnata a combattere la corrente sociale, in cui una donna aveva sì la possibilità di esprimersi ma non di essere presa sul serio come i colleghi dell’altro sesso, Johanna non accettò subito nemmeno la proposta di matrimonio di Theo Van Gogh, non essendo interessata ad accasarsi con un uomo che non amava, e ne fece una punta di orgoglio, facendo passare un anno prima di acconsentire al matrimonio.

Ma la sua vita coniugale, o meglio la sua fine, fu la causa scatenante della fama di Van Gogh. Dopo la morte del marito, infatti, ereditò un appartamento a Parigi con 200 opere del cognato e da qui iniziò a promuovere e a proporre a gallerie e musei i lavori del defunto artista.

La popolarità di Vincent esplose grazie la pubblicazione nel 1914 della corrispondenza tra i due fratelli Van Gogh, un libricino che Johanna Bonger decise di pubblicare dopo aver perso entrambi gli uomini, e in seguito grazie alla donazione di quadri e dipinti a mostre ed eventi importanti, in modo che i capolavori potessero finalmente venire esposti al grande pubblico.

Nonostante questa “beneficenza artistica”, l’intraprendente donna non fu immune alle critiche. Nel 1892, infatti, mentre organizzava una mostra di opere di Vincent, venne aspramente presa di mira dall’artista Richard Roland Holst: il suo entusiasmo “femminile” venne scambiato per un’emozione puerile, da ragazzina, non competente e informata sull’argomento in questione.

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Ignorate le opinioni negative, la pubblicazione dell’epistolario tra i due fratelli e della storia, scritta da lei, sulla famiglia Van Gogh (Memoir of Vincent van Gogh) contribuì a far conoscere l’arte e la storia che si celava dietro ai quadri di Vincent Van Gogh, rivelando l’animo e la vita difficile dell’artista olandese, dedito ad esprimere la propria anima tramite le pennellate ormai divenute tratto distintivo.

Tutto questo, dunque, è stato reso possibile da Johanna Bonger, colei che decise di andare sempre controcorrente e di dar voce alle proprie decisioni.



Grazie Johanna!



Edited by Valene - 24/2/2024, 19:19
 
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