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ANTICA CELLENO -borgo abbandonato

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view post Posted on 14/5/2012, 19:41
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ANTICA CELLENO -borgo abbandonato

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Nella foto, Antica Celleno - salita alla Porta del Borgo, al crepuscolo.

credits:Google,www.lazioturismo.it
www.lazionascosto.it
BY DARKSHADOW

SCHEDA


Accesso: su strada

Comune: Celleno

Tipologia attuale: borgo lesionato

Origine: etrusca

Età di fondazione: VII sec a.C.

Età di abbandono: XIX sec d. C.

Motivo dell’abbandono: scosse sismiche

Modalità di visita: ingresso libero

L'accesso al sito

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Per chi giunge da Viterbo la via più comoda per raggiungere Celleno è percorrere la S. Tiberina in direzione Celleno. A chi percorre invece l’autostrada A1si consiglia di uscire al casello di Orte e prendere la superstrada in direzione Viterbo, quindi seguire la Statale Tiberina per Celleno. Giunti a Celleno Nuovo si attraversa il paese sulla strada principale. Superate le ultime case, dopo circa un chilometro e mezzo, si passa a fianco al Convento di San Rocco e si giunge ad una piazza (Piazza San Rocco) ove si può parcheggiare. Il borgo di Celleno antica, con il Castello Orsini è davanti ai nostri occhi.

Il luogo e la posizione

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Celleno antica sorge a 350 metri di altezza e a circa 1,5 km dal nuovo centro. Abbarbicata su uno sperone di tufo, si erge tra due torrenti che gradatamente sfociano verso il Fiume Tevere. Il basamento di tufo ove poggia il borgo è purtroppo soggetto ad una lenta e progressiva erosione che sta mettendo in serio pericolo la sua stessa stabilità. Purtroppo la conformazione morfologica di tutta la zona fa presagire per Celleno la stessa sorte capitata ad altri borghi della Tuscia quali Civita di Bagnoregio, fortunatamente sottratta al disfacimento per merito di una grande opera di puntellamento. Oltre a quanto detto, il territorio di Celleno, stretto tra il Lago di Bolsena a ovest e la media valle del Tevere ad est, è di aspetto tipicamente rurale e presenta colture miste proprie dell’area della Tuscia. Così, le colture arboree come il ciliegio, la vite e l’olivo si integrano alla perfezione con quelle erbacee quali i cereali e i prati adibiti al pascolo. Questo diversità colturale disegna in tutta la zona un bellissimo paesaggio particolarmente suggestivo nel periodo della fioritura dei ciliegi di cui il territorio cellenese ne è particolarmente ricco.

Le vicende storiche

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Ricercare le origini di Celleno può risultare un’impresa alquanto ardua soprattutto se si vuol risalire alla data esatta della sua fondazione. Nonostante questa premessa, un dato sulle origini di questo antico insediamento ci viene dato da Dioniso d’Alicarnasso. Nei suoi scritti Dioniso sostiene che la città fu fondata da Italo in memoria di sua figlia Cilenia molti anni prima della fondazione di Roma. Certo, non è un dato da prendere alla lettera ma possiamo benissimo supporre la presenza di un primitivo nucleo nel territorio cellenese prima dell’avvento di Roma. Per trovare dati certi sulla nascita di Celleno bisogna affidarsi ad alcuni ritrovamenti che testimoniano la presenza di un piccolo centro abitato sul colle a partire dal VII secolo a.C. Nel periodo etrusco il borgo fungeva da importante via di comunicazione tra i Volsini (Orvieto) e Ferento trovandosi proprio sull’asse che collegava questi due importanti centri. Come tutte le città etrusche anche Celleno subì la sorte di essere sottomessa ai romani. Alla fine di lunghe e sanguinose battaglie per contrastare l’avanzata del potente dominio di Roma, la città cadde in mano nemica nel 264 a.C. Nonostante i saccheggi la struttura della città venne risparmiata dato che i romani la consideravano un importante nodo di comunicazione e punto strategico usato come base per le future conquiste. Così, i nuovi dominatori ampliarono la rete viaria intorno alla città che divenne ben presto un’importante direttrice per i traffici che provenivano dalla media valle del Tevere diretti verso Montefiascone e la stessa Roma. Du-rante il periodo in cui l’Impero Roma-no cadeva sotto le pressioni delle in-vasioni germaniche Celleno fu teatro di innumerevoli scorrerie da parte dei Goti e soprattutto dei Longobardi che la saccheggiarono a più riprese. Una data importante per la città è il 774 d. C. quando Carlo Magno sconfisse i Longobardi e la riconsegnò alla giurisdizione della Chiesa. Ma per i cellenesi il periodo di pace era ancora lontano da venire; infatti, affidata dalla Camera Apostolica ai Monaldeschi della Cervara, la città venne più volte presa di mira nelle lotte tra Guelfi e Ghibellini nella lunga contesa che vedeva opposte Orvieto e Viterbo. Al fianco di Viterbo in diverse guerre, Celleno visse finalmente un periodo di pace dopo l’acquisizione del feudo da parte del cardinale Orsini Franciotto passando di nuovo sotto l’ala protettrice della Santa Sede. Con Gregorio XIII inizia così il periodo in cui la città è di fatto un possedimento papale. Nel 1457 vi regnò papa Callisto III e nel 1572 papa Innocenzo XI. Ormai in ombra e non più grande centro di traffici come in età etrusca e romana, Celleno subì nel 1696 un devastante terremoto che danneggiò seriamente le strutture sia pubbliche che civili. Con molta probabilità la valle che si trova alle porte del borgo antico, e che ancora oggi possiamo notare, si formò proprio durante questo terribile terremoto che lasciò isolato il centro di Celleno dal territorio circostante. Quasi un secolo dopo Celleno pagò un forte tributo di sangue durante la dominazione francese quando nel 1789 perse durante una cruenta battaglia più di cento uomini. Ma le disavventure per questo martoriato borgo non finiscono con questo episodio. Tra il 1832 e il 1833 un’epidemia di febbre petecchiale provocò circa 40 morti e, un ventennio dopo, precisamente nel 1855, un’altra forte scossa di terremoto, seguita da altre 54, come si legge dagli archivi, diede il colpo di grazia alla popolazione costretta ad abbandonare il paese per spostarsi a circa un chilometro e costruire, in località Le Poggette, la nuova Celleno.

La visita a Celleno Antico

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Il Castello Orsini, posto all’ingresso della Celleno antico, è sicuramente la costruzione più bella e suggestiva da visitare all’interno del borgo. Circondato da un fossato, il castello è munito di un imponente fortilizio e di una grande torre di guardia. Dalla piazza sotto il castello (Piazza del Mercato), denominata “il Torracchio” si accede alla piazza principale (Piazza del Comune) salendo una scalinata (Via del Ponte). Dalla Piazza del Comune si può salire al castello superando un ponte in muratura ad arcata unica. Alla fine del ponte si trova un bel portale, oltrepassato il quale si trova l’accesso agli ambienti, non tutti visitabili a causa di alcune parti frananti. Proprio nei settori non visitabili si trova una serie di cunicoli che mettono in comunicazione un vano con l’altro. Questi cunicoli, di cui è difficile stabilirne il numero e l’esatta posizione a causa delle varie demolizioni nel corso dei secoli, risultano il più delle volte di difficile acceso. Infatti, interpretare i vari percorsi e le vie che accedevano ai camminamenti, è impresa piuttosto difficile. Il castello, restaurato recentemente per opera del pittore Enrico Castellani, fu confiscato dal comune di Celleno ed utilizzato come ufficio per l’amministrazione, come ambulatorio e come scuola fino a quando non si costruirono gli edifici nel paese nuovo. Nel muraglione che si innalza dalla piazza inferiore del castello si possono notare due pietre bianche: nel corso della seconda guerra mondiale queste due pietre sorreggevano una targa marmorea con su scritte le sanzioni che venivano applicate all’Italia dagli invasori. Sempre in Piazza del Comune si innalza il bel campanile dell’ex parrocchia, a pianta quadrangolare con tre ordini costruiti con materiale tufaceo. A sinistra della torre troviamo un edificio che si presenta allo stato di nude mura, caratteristica di molte altre costruzioni all’interno del borgo. A sinistra del castello sorge la Chiesa di San Carlo di cui restano solo le mura mentre, nelle vicinanze della piazza, troviamo la Chiesa di San Donato. Questa chiesa, risalente all’anno mille e quindi in stile romanico, è abbellita da un bel portale d’ingresso in pietra basaltica. Un bel colpo d’occhio del portale si può avere dalla piazzetta antistante la chiesa stessa. Nel visitare il borgo della Celleno antica, quello che colpisce di più è la presenza di case costruite in tufo rosso e senza intonaco che formano il nucleo centrale del paese. Così, percorrendo le anguste viuzze, troviamo case ristrutturate che si presentano nella loro struttura originale e case completamente diroccate, che rendono il paesaggio particolarmente suggestivo. Attualmente il borgo di Celleno antica è in via di ristrutturazione e il passaggio è momentaneamente interdetto. Per non trovarsi quindi nella condizione, una volta giunti in loco, di dover rinunciare alla visita, è consigliabile contattare preventivamente il comune per avere maggiori informazioni sulle condizioni di accessibilità.

Curiosità su Celleno

Come nasce un nome

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Nel paragrafo dedicato alla storia di questo insediamento si accennava al fatto che Celleno, secondo gli scritti di Dioniso d’Alicarnasso, fu fondata da Italo, discendente di Enotro, in memoria di sua figlia Cilenia. Quindi il nome Celleno potrebbe trovare radici in questa leggenda tramandata dal grande filosofo e storico greco. Rifacendosi sempre alla mitologia greca, Celeno era una delle tre arpie figlie di Elettra e Taumante. Infatti nello stemma comunale appare proprio la figura di un’arpia. Questo potrebbe avvalorare la tesi di chi sostiene che Celleno ha effettivamente origini greche. Un’altra ipotesi sull’etimologia di questo nome la fornisce la morfologia e la conformazione del territorio su cui sorge l’abitato. Essendo di natura tufacea ben si adattava ad accogliere, in tempi remoti, cavità artificiali per diversi scopi. Quindi dalla parola cavità si può risalire a quella di “cella”, intesa come piccola grotta, che con il suffisso –anus andava a comporre l’etimo. Questa teoria è confermata dal dialetto locale: infatti, gli abitanti pronunciano il nome del loro paese “Cellano” anzicchè Celleno.

CELLENO NUOVO
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I numerosi terremoti che coinvolsero l’abitato di celleno, portarono man mano gli abitanti a trasferirsi in un luogo più sicuro a pochissima distanza dal vecchio borgo. La scelta dell’On. Luigi Razza e degli amministratori comunali del tempo ricaddero sulla località Le Poggette dove, oltre alle nuove case, fu costruito il palazzo comunale con la torre, la chiesa parrocchiale, le scuole elementari e medie, l’asilo, l’ambulatorio, la caserma dei carabinieri e l’ufficio postale. Oggi Celleno è un ridente borgo immerso nella campagna della Tuscia tra due grandi centri, Viterbo e Orvieto, che nel bene o nel male ne hanno caratterizzato la storia soprattutto quella medievale. Essendo quindi di recente costruzione il nuovo centro di Celleno non presenta monumenti degni di nota, ma meritano certamente una visita il Convento costruito nel 1610 situato sulla strada che porta al borgo antico e la Chiesa di San Rocco. Situato all’ingresso di Celleno antico, al suo interno è conservato un pregevole crocefisso ligneo, d’autore anonimo, scolpito tra lo XV e lo XVI secolo. Tra il 12 e il 16 settembre d’ogni anno, i cellenesi celebrano la Festa dello SS. Crocefisso per onorare proprio la preziosissima scultura che si trova all’interno della chiesa. Nella valle sottostante il borgo sorge “La Chiesola”, una piccola chiesa dedicata a Santa Maria del Soccorso risalente agli inizi del XVI secolo. Nonostante la sua giovane età Celleno conserva ancora intatte le sue tradizioni e la sua cultura. Prima fra tutte la “Sagra delle Ciliegie” occasione nella quale si possono degustare le ciliegie cellenesi diventate celebri per il loro squisito sapore. Al culmine di questa manifestazione, che si svolge la seconda domenica di giugno, possiamo ammirare la sfilata dei carri allegorici in cui i cittadini si cimentano in una spassosa competizione per la costruzione del carro più bello.


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APPROFONDIMENTI.

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In un sereno angolo della Tuscia (tra il Lago di Bolsena ed il il medio corso del Tevere) quasi appartata in fondo ad una strada secondaria, si erge questa città in disfacimento che solo poderose e improbabili opere di ripristino riusciranno a risvegliare dal suo forzato torpore. Eppure qualcuno abita ancora il palazzo del principe e rimane in vita la graziosa chiesa, quando ormai da un secolo tutti sono scappati altrove a costruire la loro nuova città. Il paesaggio circostante è ampio e ridente e ricco di piante di ciliegio che danno luogo a particolari tradizioni (compresa la produzione di un famoso ‘maraschino’).

Già lo stemma cittadino - raffigurando un’arpia - induce un alone di mistero ma, tranquilli, perché tutto viene dalla leggenda che vuole il nome del paese derivante da Cilenia (una delle tre arpie) anche se, più provatamente, esso potrebbe derivare dalla parola ‘cella’ (cavità nel tufo, numerosissime in questa zona).
In una uniforme tonalità rosacea, su un poggio tufaceo della Tuscia (a 350 metri s.l.m.) si trova Celleno Vecchia, borgo dall’aspetto esteriore fiero ed apparentemente intatto, chiuso nella sua fortificazione, come si addice ad una città dalla gloriosa storia che non voglia presentarsi malmessa a chi la scopra oggi, con sorpresa (magari uscendo dall’ultima curva della via provinciale proveniente da Celleno Nuovo).
Percorsa la salita che conduce alla piccola Porta d’accesso al borgo, si accede ad un'ampia piazza, ben tenuta, su cui si affacciano costruzioni dalle facciate ancora dignitose - ma con finestre che sembrano vuote occhiaie - dai pavimenti sprofondati (che hanno trascinato nel crollo anche qualche rustico mobile che nessuno ha avuto il coraggio di recuperare). Stessa situazione nelle stradine laterali che scendono verso quello che era il sistema della mura di difesa, da cui si gode un impareggiabile panorama sulla bella campagna viterbese. Sulla piazza si erge, quasi intatto, il campanile di San Donato che ci propone un’ora improbabile, forse quella dell’ultima scossa fatale che ha determinato l’abbandono di questo luogo. In realtà sulla piazza insistono anche le uniche due costruzioni ancora vive di questo luogo: il piccolo Palazzo nobiliare (Orsini) e la piccola Chiesa di San Carlo.
Le origini di Celleno non sono chiare, ma data la zona in cui ci troviamo e la sua ubicazione – su una rupe che si erge fra due corsi d’acqua – è molto facile ascriverne la fondazione agli Etruschi, anche se in questa zona si sono avute presenze importanti di diversi popoli protoitalici (si pensi alla cultura di Rinaldone - che ebbe il suo fulcro qui vicino, presso Montefiascone - o ai Falisci). E’ comunque certo che in epoca etrusca questo luogo fosse abitato e prospero, dato che si trovava su un importante percorso commerciale dell’epoca, quello che da Volsini (Orvieto) si dirigeva verso l’Etruria più meridionale e la terra dei Falisci.
Dopo aspre lotte, anche questa zona dell’Etruria nel 264 a.C. dovette soccombere ai Romani che profittarono della posizione strategica di questo abitato facendone prima base per nuove conquiste e poi fulcro di traffici provenienti da tutto il circostante territorio nel frattempo annesso e che necessitava di collegamenti anche con Roma ( per cui furono costruite anche nuove strade).
Questa situazione florida si mantenne fino alla caduta dell’Impero, quando iniziarono le insidie dei barbari - in specie Goti e Longobardi - finchè Carlo Magno nel 774 consegnò questa zona al Patrimonio della Chiesa. Questa, a sua volta - affidò i suoi possedimenti a Nobili locali (il Castello di Celleno fu costruito nel 1026 dai Conti di Bagnoregio) e questi centri si trovarono in seguito coinvolti nelle lotte fra i vari potentati parteggianti ora per il Papa ora per l’Imperatore, subendo le conseguenze delle loro alterne fortune. Pare che Celleno sia stata alleata dei Viterbesi quando questi nel 1172 distrussero Ferento (v. rubrica Archeologia). Nel 1521, dopo essere stata degli Orsini, Celleno viene riacquisita dalla Santa Sede vivendo un periodo di relativa tranquillità, finchè a fine seicento apparve (o forse riapparve, perché, data la natura del suolo, non si escludono precedenti problemi geologici) il suo nemico mortale: un terribile terremoto danneggiò molto l’abitato, forse anche approfondendo la valle che circonda il borgo.
Nel 1789, al tempo dell’invasione dei Francesi qui ci fu una cruenta battaglia in cui persero la vita un centinaio di cellenesi. Nel 1854 ci fu l’evento che determinò l’inizio dello sgombero definitivo di questa città; infatti un nuovo violento terremoto ed una quantità innumerevole di scosse minori ridusse tutte le case in grave pericolo o ne determinò il crollo, agendo ancora nello sfaldamento delle fiancate della rupe (erosione che tuttora è, visibilmente, in corso). Gli abitanti andarono via gradualmente e fondarono solo nel 1936 la nuova città - ad un paio di chilometri da qui - in un posto più sicuro; tra i due abitati sorgono, come a segnare un itinerario mistico, due begli esempi di architettura religiosa: la chiesa di San Rocco ed il suggestivo Convento di San Giovanni Battista (dal chiostro affrescato), congiunti dalle stazioni di una artistica Via Crucis che si snoda lungo il percorso.
Nelle vicinanze di Celleno, oltre al capoluogo Viterbo (medioevo, archeologia, fonti termali), si trova l’area del Lago di Bolsena (con Bolsena, Montefiascone, Acquapendente), Bagnoregio (con la città morente di Civita di Bagnoregio) e, da non trascurare, Bomarzo (Villa dei Mostri).


Per informazioni:

Celleno vecchia dista due chilometri dal centro di Celleno nuovo ed è facilmente raggiungibile con auto, che però va parcheggiata nel borgetto sottostante la città antica. La visita è libera ma si raccomanda una grande cautela (non lasciare bambini -e animali -liberi).

Info Comune di Celleno tel 0761 912002
www.comune.celleno.it

Edited by Valene - 11/8/2017, 17:43
 
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