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La figura del vampiro nel folklore mondiale

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view post Posted on 2/6/2011, 13:37
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La figura del vampiro nel folklore mondiale

GQSb3JK
Philip Burne-Jones, Il vampiro, 1897

Se ne era accennato in passato in alcuni dei vecchi topic, ma dopo un po' di lavoro e ricerche ho pensato fosse meglio approfondire questo argomento con un topic tutto suo...quindi x chi e' interessato all'argomento credo sia utile riunire tutte le info qui^^

Verranno trattati i seguenti argomenti:

Il vampiro nel folklore europeo
Il vampiro nel folklore africano
Il vampiro nel folklore mediorientale
Il vampiro nel folklore orientale
Il vampiro nel folklore dell'Oceania
Il vampiro nel folklore americano



CREDITS: Google, wikipedia


Il vampiro nel folklore europeo

Il vampiro è una figura mitologica mostruosa comune a molti paesi del mondo. È quasi sempre un morto che per varie ragioni ritorna dalla tomba per tormentare e uccidere i vivi, molto spesso succhiando loro il sangue o scatenando terribili epidemie. La sua presenza malefica è ampiamente presente nel folklore europeo.

Europa del sud


In Grecia

Dopo essere stata, con Roma, la culla più importante del mito originario dei vampiri, nella Grecia moderna e in Macedonia le leggende vampiriche sono soprattutto di origine slava. Il vampiro più diffuso è il vrykolaka, o brucolaca: è un non-morto che gira per i villaggi chiamando per nome le vittime designate o bussando alle porte delle case. Egli può entrare nelle abitazioni solo se invitato espressamente da chi vi si trova all'interno e solo in questo modo può fare vittime tra i vivi. Tra l'altro fino all'inizio del XX secolo erano ancora diffusi nell'isola di Andros le spedizioni anti-vampiri: sovente, infatti, i preti locali scoperchiavano le tombe dei sospetti vampiri e procedevano all'impalazione e alla decapitazione del cadavere.

In Germania

La Germania presenta una folta varietà di vampiri e succhiasangue:

l'alp: vampiro demone di genere Incubus, entra in casa sotto le sembianze di una farfalla e si posa sul petto di chi dorme;
il Blutsauger: varietà abbastanza normale di succhiasangue (che è poi il significato del nome), ma il suo corpo è interamente coperto di peli e non presenta alcun osso; le sue vittime diventano succhiasangue anch'esse quando mangiano la terra della sepoltura del Blutsauger loro cacciatore;
la mara o mora, presente anche nei paesi slavi, è in realtà un puro spirito in grado di assumere varie forme, quindi, scelta la sua preda, la costringe a dormire per poi soffocarla nel sonno e succhiarle il sangue dal petto;
infine il Nachzehrer, il masticatore di sudari, il più noto vampiro germanico. È un mostro abbastanza atipico, una sorta di Ghoul (mangiatore di cadaveri) che spesso non abbandona nemmeno il cimitero nel quale è sepolto. Principalmente divora i cadaveri delle tombe vicine ed a volte arriva anche a divorare i suoi stessi resti; oltre ciò ha anche una influenza sui vivi, che iniziano a perdere progressivamente energia fino a che, raccolta abbastanza essenza vitale, il Nachzehrer esce dalla sua tomba per camminare nel mondo degli uomini, diffondendovi la peste

Paesi Slavi

Sui Balcani

L'uccisore di vampiri per eccellenza, però, è il dampyr. Nato dalla tradizione zingara (serba o bosniaca), il dampyr nasce dall'unione di una donna umana con un vampir maschio, l'unico vampiro della tradizione popolare a non essere sterile. Il vampir è anche un vampiro invisibile e l'unico che può vederlo, attraverso una particolare vista interiore, è proprio il dampyr. Altro suo avversario è il lampir, vampiro bosniaco portatore di pestilenze, e sconfitto dal dampyr attraverso complicati riti sciamanici.

A conferma, poi, della vicinanza delle due figure del vampiro e del lupo mannaro, ci sono poi una serie di vampiri come il serbo vukodlak, lo sloveno volkodlak, il farkaskoldoi d'Ungheria, il kozlak della Dalmazia e il vukodlak istriano.

Tra tutti questi, spicca però il kudlak, una particolare specie di vampiro-strega dotato di poteri magici tra cui il dono di mutare forma ed assumere il sembiante di un animale, con la limitazione, però, di avere sempre e comunque il manto nero, simbolo del Male assoluto e delle forze delle Tenebre cui appartiene. Suo naturale avversario è il kresnik, rappresentante del Bene e delle forze della Luce: anch'esso ha il potere di tramutarsi in animale, ma dal manto di colore bianco.

In Ungheria, poi, i vampir o liderc nadaly hanno nel talbó il loro implacabile cacciatore, che per ucciderli pianta loro un chiodo nella tempia.

Altro vampiro cambiaforma è il mullo della tradizione zingara. Dall'aspetto umano, a parte qualche impercettibile deformità, non ha scheletro: questa caratteristica gli consente di cambiare facilmente forma, anche se il suo aspetto prediletto è quello di un grosso lupo nero. È, comunque, un vampiro molto particolare: sia il maschio che la femmina del mullo è spinto da un forte desiderio sessuale, accoppiandosi frequentemente con i vivi e portando il proprio partner a morte per sfinimento. La donna che sopravvive ad un tale tour de force, dà alla luce anch'essa un dampyr, unico in grado di uccidere il mullo, che comunque è destinato a vita breve. Infatti, a causa del terribile stress cui sottopone il suo corpo privo di ossa, egli è destinato, nell'arco di un anno, a sciogliersi in una melma ripugnante

Romania: terra di vampiri

Pur se la Romania è diventata, nell'immaginario popolare, la terra dei vampiri per eccellenza proprio grazie al romanzo di Stoker, in effetti essa conta, al pari di molti altri paesi europei, un buon numero di vampiri e leggende vampiriche.

Il viaggio tra i vampiri rumeni inizia con i moroii, vampiri viventi come le strie italiane: in realtà streghe e stregoni che sottraggono il sangue agli altri esseri viventi attraverso particolari rituali magici. Dopo la morte, essi diventano strigoi: hanno capelli rosso sangue, occhi blu pallido e ben due cuori nel petto, rendendo così difficile la tradizionale uccisione per mezzo del paletto conficcato.

I murony, poi, sono una variazione sul tema degli strigoii tipica della Valacchia: sono dei cambiaforma, che possono tramutarsi in gatti neri o enormi ragni velenosi. Sempre in Valacchia ci si può imbattere nei priculić, che di notte assumono il sembiante di enormi e minacciosi cani neri, mentre di giorno si nascondono dietro le forme di forti e affascinanti giovani.

Come i priculić, anche i varcolaci hanno la possibilità di assumere forma umana. Questa figura molto antica del folclore rumeno, la più antica a dire il vero, ha però un aspetto molto più magro e spettrale, con la pelle secca e raggrinzita; inoltre, le loro mutazioni sanno essere ben più orribili e spaventose (ad esempio sono in grado di tramutarsi in mostri dalle molte bocche, o in draghi minacciosi). Sono anche molto radicati nei miti locali: le eclissi, infatti, si ritiene siano provocate dai varcolaci, che, sonnambuli, si arrampicano sui raggi delle stelle e li divorano, placando la loro insaziabile fame.

Il più celebre vampiro rumeno è, però, il nosferatu, o nosferat: immortalato nel film di Friedrich Wilhelm Murnau (che però era una versione del romanzo di Stoker), è un non-morto di genere incubus di aspetto bellissimo e con una grande attrazione per le donne belle: tormenta il sonno dei viventi e può anche ingravidare una donna e il frutto di tale concepimento è una creatura come lui ma più debole. Il vampiro più conosciuto è il padre di tutti i vampiri, Dracula, la cui moglie si è suicidata prima che lui tornasse dalla guerra, secondo l'adattamento di Francis Ford Coppola Bram Stoker's Dracula. Il dolore di questa perdita fu così grande che lui negò Dio e si trasformò in una creatura umana d'aspetto ma molto malvagia, assetata di sangue e con poteri inumani.

In Russia

Il vampiro russo per eccellenza è l'upyr: originario dell'Ucraina, ma diffuso in tutta la Russia europea, ha un aspetto particolarmente disgustoso, con lunghe zanne che ricordano quelle della preistorica tigre dai denti a sciabola, e anche più resistenti, se possibile. Usciti dalla tomba, iniziano ad attaccare le famiglie che vivono in fattorie isolate, una alla volta. La prima notte si nutrono dei bambini, quindi il resto della famiglia in ordine d'età fino ad arrivare ai componenti più anziani e allo sterminio della famiglia o degli abitanti dei dintorni. Temuto soprattutto in inverno, quando l'isolamento delle comunità della steppa era ancor più accentuato, se possibile, era attivo soprattutto nelle ore che vanno da mezzogiorno a mezzanotte, sopportando benissimo la luce del Sole, proprio come la maggior parte dei vampiri della tradizione popolare (tra cui l'upier polacco, molto simile all'upyr russo per caratteristiche).

Ucciderlo non è cosa semplice. Il provetto cacciatore deve affrontarlo dopo la mezzanotte, quando si trova nel luogo del suo riposo, cospargere di acqua benedetta la tomba ed i suoi dintorni, quindi, piantargli un paletto nel cuore e decapitarlo, facendo attenzione a spaccargli il cuore in due con un solo colpo, perché un secondo gli consentirebbe di tornare in vita e attaccare, senza possibilità di salvezza, lo sventurato cacciatore.

L'upyr bielorusso, anche noto come upor, possiede anche il potere di mutare forma, tipico dei licantropi della tradizione greco-romana.

Infine il leggendario e romantico vurdalak, protagonista di molte fiabe nere, spesso rappresentato come una giovane affascinante ma letale.


Europa del nord

Sulle rive del Baltico

Le popolazioni che vivono sulle sponde del Mar Baltico hanno tra le loro figure leggendarie il wieszcz, una sorta di vampiro-strega: infatti, si ritiene che streghe e stregoni, una volta morti, si tramutano in wieszczy (plur. di wieszcz). Sono riconoscibili per la faccia rossa e l'occhio sinistro spalancato.

Dapprima il wiescz si nutre del suo stesso corpo, quindi, riacquistate magicamente le forze, l'essere mostruoso stermina dapprima il bestiame, quindi, la propria famiglia ed, infine, tutti gli abitanti della regione succhiando loro il sangue dal cuore. Per evitare queste stragi, i congiunti del sospetto vampiro seppelliscono il suo corpo con un mattone sotto il mento, in modo da tenergli bloccata la mascella.

Simile al wiescz è l'erestun o eretica: è una donna che ha venduto l'anima al diavolo e che torna dopo la morte sotto forma di vampira, dall'aspetto di una vecchia povera e male in arnese. Di origine russa, questo tipo di vampiri si riuniscono in luoghi isolati per celebrare i loro sabba e vanno in letargo durante l'inverno. Sono in grado di uccidere i vivi solo guardandoli in faccia con il loro occhio malvagio: la stessa sorte capita a chi, sventurato, finisce nel luogo dove stanno in letargo.

C'è poi l'ustrel bulgaro, sempre appartenente alla famiglia del wieszcz, è però inoffensivo per gli esseri umani. La sua unica preda, infatti, è il bestiame. Egli è, semplicemente, un neonato morto prima di ricevere il battesimo, e può essere facilmente allontanato utilizzando il fuoco. Una volta isolato nella steppa, egli è destinato a deperire e, quindi, finire preda dei lupi.

Restando in Bulgaria, ci si imbatte nell'ubour, originato dal cadavere di persone decedute di morte violenta. Il loro corpo, dopo il decesso, inizia a gonfiarsi in modo orribile, fino a diventare un'orrenda massa informe e gelatinosa composta prevalentemente da sangue. Quaranta giorni dopo la sepoltura, lo scheletro inizia a riformarsi e quindi, intorno ad esso, si ricompongono le carni, che riprendono l'aspetto che il defunto aveva in vita. Ci sono solo alcune differenze: il naso con una sola narice e la letale lingua retrattile, sulla cui punta è posto un pungiglione acuminato che serve all'ubour per succhiare il sangue delle sue vittime.

Per uccidere gli ubour le popolazioni bulgare chiamano un uccisore professionista, il vampirdzhija. Dapprima riempie la bara dell'ubour con una certa quantità di varie erbe velenose attraverso un foro in cima alla tomba, quindi ne perfora il corpo con un ramo acuminato e raccoglie il gas che da questo fuoriesce in una bottiglia, per poi darvi fuoco. Questo perché si ritiene che tale miasma letale sia, in realtà, l'anima del vampiro.

Europa occidentale

Penisola Iberica

Il tradizionale vampiro portoghese è il bruxa. Dalle sembianze animalesche e particolarmente ghiotto di bambini


Il vampiro nel folklore africano

Il vampiro è una figura mitologica mostruosa presente, sotto le più varie forme, nel folklore di tutti i continenti. È, quasi sempre, un morto che per varie ragioni ritorna dalla tomba per tormentare e uccidere i vivi, molto spesso succhiando loro il sangue.

L'influsso del Vodoo e le creature più diffuse

L'Africa, continente dove è molto forte la tradizione primitiva e tribale, è terra di origine dei riti voodoo e di alcune delle leggende più terribili a noi note.
Questa mitologia lega in maniera stretta il mito del vampiro con i riti sciamanici e stregoneschi: spesso, infatti, gli sciamani africani sono soliti praticare la necrofagia, il cannibalismo e il vampirismo, in un certo senso tutte variazioni dello stesso mito. In queste zone, solitamente, ci si riferisce ai vampiri come ai loro familiari, ovvero quelle creature demoniache che servono gli stregoni e sono i messaggeri che li tengono in contatto con le forze del male. Spesso sono animali, come i gatti o i corvi nella tradizione medioevale, o serpenti e granchi giganteschi, in quella africana, come ad esempio lo nkala. Ci sono poi lo nyalumaya, una scultura in legno magicamente animata, e il khidudwane, un cadavere ambulante agli ordini della strega che gli ha concesso quella simil-vita.

Le streghe-vampiro

Le stesse streghe sono in grado di lanciare in aria il loro corpo astrale con particolari incantesimi. Rubano quindi, durante la notte, l'essenza vitale a vittime ignare: a volte si siedono sul tetto della sua capanna per succhiarne via il cuore. Tra queste streghe troviamo la obayifo, originaria delle tribù Ashanti della Costa d'Oro. È considerato il vampiro più pericoloso di tutti. Prende forma di un globo di luce e succhia il sangue dei bambini, mentre percorre enormi distanze distruggendo i raccolti incontrati nel suo casuale peregrinare. Questa figura prende nomi diversi a seconda delle tribù. La tribù Ewe del sud-est del Ghana e del sud del Togo la conosce come Adze, la strega-lucciola che vaga attaccando i bambini e succhiandogli via il sangue o che depreda le palme dall'olio e il cocco dal suo latte. Adze riprende la sua forma umana se catturata.

Le congreghe di streghe sono solite riunirsi in particolari cerimonie (note nella tradizione europea come sabba). In esse, a turno, bevono il sangue da una grande coppa, la baisea, per aumentare il loro potere attraverso quello racchiuso nel liquido rosso.
Nella regione del Capo queste spesso si servono di spirirti o di zombie che controllano come se fossero loro famigliari. Queste creature vampiresche vengono chiamate Impundulu e possiedono una insaziabile sete di sangue che rubano alle vittime, uccidendole spesso.
L'Impundulu è una proprietà di famiglia e viene ereditato dalla madre alla figlia della famiglia di streghe. Tuttavia non sempre la strega è in grado di controllarlo. Talvolta l'impundulu si presenta alla strega sotto le sembianze di un giovane avvenente, per divenirne l'amante. In realtà, assetato di sangue, costringe la strega ad inviarlo durante la notte ad uccidere per evitare di essere uccisa a sua volta. In questo senso è simile all'incubus.
Se uccide di sua iniziativa, questa creatura viene detta ishologu.

Gli zombi

Gli stregoni della Guinea sono in grado di risvegliare i morti, facendoli diventare loro schiavi: detti isithfuntela, sono molto simili agli zombi degli stregoni haitiani e sono in grado di ipnotizzare le loro vittime con il semplice sguardo. Per evitare problemi con il libero arbitrio, gli stregoni piantano nel cervello dei loro schiavi dei chiodi appuntiti.

Sempre nel tema degli zombi, si devono citare i mutala, che altro non sono se non la parte malvagia dell'anima dei morti che non riesce a trovare pace. Vagano nel regno dei vivi trascinandosi al suolo con la forza delle sole braccia, avendo la forma di un cadavere putrefatto senza gambe. Durante la notte si impossessano dell'essenza vitale delle loro vittime strappandogli i capelli.

A volte capita poi che qualcuno non riesca proprio a morire e che, nonostante la sepoltura, egli si rialzi e inizi a girare per le capanne del villaggio. Noto come wusangu, egli è un immortale che non riesce a trovare pace, senza però mai nuocere a nessuno, salvo che per i suoi lamenti e la sua cronica amnesia. Ben più pericoloso è invece il loango, spirito irrequieto di uno stregone defunto, che si aggira senza posa per le foreste alla ricerca di sangue da succhiare da vittime umane o animali, senza troppe distinzioni.


I vampiri degli alberi

Gli asanbosam del Ghana del sud hanno aspetto umanoide, vivono nelle parti più profonde delle foreste e sono dotati di denti durissimi e uncini agli arti inferiori, che utilizzano per ghermire i viandanti e portarli nei loro rifugi in cima agli alberi, dove poi verranno divorati con comodo. La loro figura somiglia all'australiano Yara-ma-yha-who.


Controincantesimi

Bantu, gli Obang e i Keaka ritengono di avere un rimedio contro questi terribili mali: esumano i corpi di coloro che sono stati sospettati di aver praticato in vita la stregoneria per sventrarli in pubblico.
Dalle viscere, o uscirà il suo familiare, sotto forma di uccello nero, ratto o pipistrello, che si cercherà subito di eliminare, o verrà trovata una escrescenza maligna, detta ko'du.

Il corpo del vampiro, invece, viene bruciato in una notte senza luna o inchiodato al suolo


Il vampiro nel folklore mediorientale


Il vampiro è una figura mitologica mostruosa presente, sotto le più varie forme, nel folklore di tutti i continenti. È, quasi sempre, un morto che per varie ragioni ritorna dalla tomba per tormentare e uccidere i vivi, molto spesso succhiando loro il sangue. Nel mondo arabo, considerato il principale punto di transito e scambio tra i miti d'Occidente e quelli d'Oriente, si trovano diverse tradizioni di mitologia vampirica.

Ne Le mille e una notte, ad esempio, troviamo molti racconti in cui mostri, demoni e altre terribili creature infestano i cimiteri e presidiano le strade deserte, assaltando i viandanti solitari per berne il sangue. Tutti questi mostri sono di fatto riconducibili alla categoria dei jinn, cui appartengono anche i dèmoni (shayāṭīn).

Nella Penisola araba, in Turchia, ma anche in Persia, era molto diffusa la paura della gūla, un vero e proprio ghul, piuttosto che un vampiro. È infatti un demone femmina, in grado di volare e che predilige i cimiteri come luogo d'azione: spirito puro, piuttosto che succhiare il sangue delle sue vittime, preferisce spogliarle della loro vita. È interessante notare come le popolazioni islamiche legassero il senso del sangue non solo all'essenza vitale, ma all'anima stessa e abbiano modificato il mito del vampiro che strappa l'anima, e non solo la vita, attraverso il furto del fluido sanguigno.


Il vampiro nel folklore orientale

Il vampiro è una figura mitologica mostruosa comune a tutte le regioni d'Europa. È, quasi sempre, un morto che per varie ragioni ritorna dalla tomba per tormentare e uccidere i vivi, molto spesso succhiando loro il sangue.

Una parte consistente dei miti vampirici attuali ha origine e influenza nelle terre dell'Europa Orientale.
Tuttavia anche l'Asia e le terre denominate con l'evocativo Oriente hanno avuto un peso fondamentale nella definizione dei miti e delle leggende vampiriche (e non solo) di moda nel mondo moderno, soprattutto per gli aspetti mostruosi e orripilanti, caratteri distintivi dei vampiri d'Oriente.

In Cina

Una delle credenze cinesi più diffuse riguarda la molteplicità dell'anima; si ritiene, infatti, come già nell'Antico Egitto, che ogni essere umano possegga più anime, ognuna delle quali con un differente destino. Una di queste si pensa resti nel cadavere: è il p'o, il livello più basso: se il corpo ospite non viene distrutto completamente e viene anzi a trovarsi esposto ai raggi della Luna, o se entra a contatto con il sangue di un qualche animale, l'essenza vitale del p'o si fortifica, dando origine al chiang-shi. Esso è uno spirito in grado di rianimare cadaveri o di costruirsi egli stesso un corpo partendo da materia putrescente e in decomposizione: ha gli occhi rossi, artigli affilati, una folta peluria e il colorito verdastro tipico dei cadaveri. Può volare, tramutarsi in nebbia, rendersi completamente invisibile. Per distruggerlo bisogna trovare il luogo del suo riposo diurno e dare fuoco al corpo marcescente.

Affiancato al chiang-shi c'è il kuei: questa razza di demoni viene generata dalle anime di coloro che in vita sono stati malvagi. Hanno la particolarità di muoversi sempre in linea retta, ma subitaneamente si voltano indietro non appena incontrano un ostacolo, anche semplice come un paravento di bambù.

Parte di questi miti ci sono giunti anche grazie al gran lavoro di ricerca di Jan Jacob Maria de Groot, trascritto nell'opera The Relìgious System of China: in questa sede, ad esempio, egli traduce il nome del chiang-shi letteralmente come corpo-spettro, riassumendo già nel nome l'essenza di questo mito.

In Tibet, infine, i vampiri sono rappresentati come terribili creature dagli occhi iniettati di sangue e con la bocca verde, divoratori di morti e padroni dei cimiteri.

In Malesia

La Malesia, patria della Tigre di Mompracem e luogo ospite di molti dei capolavori di Emilio Salgari, presenta anche un ricco folclore vampirico.

Si inizia la breve carrellata con le langsuir, donne morte di parto, che divenute vampiri acquistano il sembiante di bellissime e letali fanciulle, in grado di volare, con unghie lunghissime e capelli ancora più lunghi. Esse succhiano il sangue dei bambini grazie ad una fessura che hanno alla base del collo. Per sconfiggerle bisogna tagliar loro le unghie e coprire la fessura succhia-sangue con i loro stessi capelli. Infine, per impedire ad una donna morta di parto di diventare langsuir, le si riempie la bocca con pezzetti di vetro e le si trafiggono con gli aghi le palme delle mani. Lo stesso trattamento avviene al figlio nato morto, onde evitare che esso stesso si tramuti in vampiro, il pontianak, o mati-anak.

Letali sono anche i pennangalan, delle teste volanti con al collo una collana fatta da intestini animali dai quali gronda sangue mortale: per difendersi dai loro attacchi, gli abitanti dei villaggi pongono sulle loro case i rami di una pianta spinosa per far sì che i letali intestini vi restino impigliati.

Di natura sciamanica (molto simile alle bambole voodoo) sono i polong, che vanno creati da uno stregone in coppia con i pelesit. Entrambi sono delle piccole creature, non più grandi della punta del mignolo, il cui compito è quelli di uccidere il nemico designato dallo stregone stesso. Prima interviene il pelesit, che pratica nel corpo della vittima, con la sua coda a succhiello, il buco nel quale andrà a sistemarsi il polong. A questo punto il polong inizia il suo lavoro di succhiare il sangue del corpo ospite. Esso viene creato con un complesso rito sciamanico: viene versato il sangue di una persona assassinata all'interno di un'ampolla dal collo stretto e lungo, quindi si recitano alcune invocazioni. Dopo alcuni giorni, quando dall'ampolla si ode uno strano cinguettare, allora vuol dire che il polong è pronto e bisogna subito dargli del sangue affinché possa crescere sano e forte per la sua missione: generalmente la prima razione gli viene data dallo stregone stesso attraverso un dito della sua mano.

Inoltre vi è il bajang, in genere di sesso maschile, che si presenta sotto forma di gatto. Il bajang è solito assalire i bambini, dato che secondo il mito questo demone proverebbe dal corpo di un bambino nato morto.

In India

Molte teorie vorrebbero l'Egitto come culla della civiltà. Molte altre invece propendono per una nascita asiatica della cultura odierna. In questo caso una delle culle possibili è l'India, che ha certamente una mitologia molto antica e, nel caso dei vampiri, probabilmente la più antica. Molti studiosi, infatti, ritengono che i miti indiani siano quelli originali non solo per quel che riguarda le superstizioni e i credi religiosi, ma anche per il caso specifico del vampiro.

Queste prime figure sono molto simili a demoni, spesso così temuti da dedicare loro la costruzione di templi votivi nei quali offrire loro in sacrificio degli animali per placare la loro fame ed evitare che si accaniscano sui villaggi. È il caso del bhuta, il più noto demone-vampiro indiano, un essere notturno che di giorno ha la possibilità di riposarsi sulle culle appese al soffitto che trova nei templi e nelle cappelle a lui dedicate.

Il più temibile ed antico vampiro indiano è però il rakshasa, le cui prime tracce si possono trovare negli antichi Rig Veda, secondo i quali l'uomo stesso è nato dal sangue di un essere o divinità primigenia denominato Parusa, simile al gigante Ymir della mitologia nordeuropea, che ha invece dato origine al mare. Il rakshasa è, dunque, un mutaforma, in grado di diventare lupo o anche bellissima donna, ma la cui forma originaria è quella di una pallida creatura luminosa con un alone azzurro intorno alla gola ed una cintura di campanelle alla vita, con il corpo perennemente macchiato di sangue. Volano e di notte si rifugiano sugli alberi: in vita erano uomini che sono diventati demoni poiché si sono nutriti del cervello dei loro simili.

Ad essi si aggiungono i baital, o vetala, che riposano appesi agli alberi a testa in giù, sono in grado di animare i cadaveri e camminano tra gli uomini in cerca di prede sotto le spoglie di pellegrini o donne anziane. Considerano se stessi come i re dei vampiri indiani e per questo spesso si presentano con vesti sgargianti ed impugnano una spada scintillante.

Il brahmaparush, invece, attinge il sangue delle vittime attraverso il loro teschio.

Insieme a queste figure, i testi vedici citano anche il divoratore di carne cruda, il kravyad, noto anche come yaksha. Temuto per la rapidità delle sue sortite, questo vampiro, oggi noto come pisacha, ha assunto anche alcune connotazioni benevole: simile ad una divinità capricciosa, esso può concedere favori a chi gli fa offerte di suo gradimento. Quando, infatti, una persona soffre di un male incurabile, ogni notte si reca ad un crocicchio con offerte di cibo nella speranza che compaia il pisacha e gli conceda una facile guarigione. Se, però, le offerte non sono di suo gradimento, egli si ciberà direttamente dal corpo del questuante. (Questa figura leggendaria ricorda la leggenda voodoo di Papa Legba, signore dei crocicchi, anch'esso capriccioso demone che concede i suoi favori o la morte a chi ne richiede i servigi - controllare)

Infine, resta da citare la jigarkhwar, vampiro-strega della regione del Sind, che con le sue arti magiche può arrecare danno agli esseri umani. Per neutralizzarla, bisogna marchiarle a fuoco le tempie, riempirle la bocca di sale e tenerla a testa in giù per quaranta giorni.

Buona parte di queste leggende sono giunte a noi anche grazie all'opera dello scrittore ed esploratore Richard Francis Burton, riunite nella raccolta Vrikam the Vampire.

Va menzionato, infine, che l'India è la terra dei thugs e della dea Kali, la sanguinaria divinità quadrumane che porta in sé tracce di vampirismo e cannibalismo.

In Giappone

In Giappone la figura dei vampiri ha avuto larga diffusione, specie nel genere dei fumetti manga. Tra i più importanti, Batticuore notturno, del 1983, Hellsing, del 1998, Batticuore a mezzanotte, del 2002, e Karin, del 2003; quest'ultimo costituisce un'originale rilettura del mito, in quanto Karin, la vampira protagonista, invece di succhiare sangue lo produce e deve liberarsene iniettandolo negli esseri umani, pena il sopraggiungere di improvvise epistassi.

Il vampiro nel folklore dell'Oceania

Il vampiro è una figura mitologica mostruosa presente, sotto le più varie forme, nel folklore di tutti i continenti. È, quasi sempre, un morto che per varie ragioni ritorna dalla tomba per tormentare e uccidere i vivi, molto spesso succhiando loro il sangue.

Nel folklore dell'Oceania ci si imbatte in diverse figure della tipologia dei vampiri. In Australia si trovano i mrart, vampiri che infestano i deserti. Sono fantasmi, spiriti dei morti o di stranieri. Hanno molto più potere nelle tenebre, quando cercano di strappare altre vittime ai cimiteri. mentre in Nuova Guinea i Papua ritengono estremamente pericoloso perdere anche solo una goccia di sangue, perché essa è già più che sufficiente per consentire ad uno stregone di controllare magicamente il possessore di quel sangue e portarlo anche alla morte. Infine, per impedire il ritorno dei morti dalla tomba, queste popolazioni sono solite spezzare le gambe ai cadaveri o porre sul loro corpo delle pesanti pietre.

Affine alla famiglia dei vampiri è il Talamaur, delle Banks Islands. Il Talamaur può essere maschio o femmina ed è un vivente-vampiro che può parlare con i fantasmi dei morti per assoggettarli al suo volere e fare danno ai nemici vivi. Simile al Talamaus è il Tarunga, che fa uscire la sua anima dal corpo per appropriarsi dell'essenza vitale di chi sia appena morto, alla cui tomba si avvicina con un suono simile a quanto si fa grattando sul una porta di legno.

Un'altra figura spesso presente nella cultura aborigena è il Yara-ma-yha-who, creatura bassa e a metà tra un vampiro e un serpente. Questo tipo di vampiro ricorda l'africano Asasabonsam e si nasconde tra gli alberi di fico per aggredire gli ignari che vi passino sotto.

Il vampiro nel folklore americano


Il vampiro è una figura mitologica mostruosa presente, sotto le più varie forme, nel folklore di tutti i continenti. È, quasi sempre, un morto che per varie ragioni ritorna dalla tomba per tormentare e uccidere i vivi, molto spesso succhiando loro il sangue.

Tra gli amerindi del Nord America, presso cui era molto popolare la figura del vampiro, era diffusa la leggenda del wendigo. Un divoratore di corpi, cervelli ed anime di esseri umani. Spesso era raffigurato con un lungo naso che, introdotto nell'orecchio del malcapitato, serviva per succhiarne via il cervello.

In Messico la mitologia vampirica ha prodotto un'altra figura molto diffusa è la Ciuateteo, una donna morta durante il suo primo parto. Queste creature spesso vengono chiamate Ciuapipiltin, che significa principessa, per placarle con un appellativo nobile. Talvolta sono ritenute lo spettro di un bimbo morto in culla e infestano la notte possedendo i corpi dei bambini cui portano paralisi e altre malattie. Sono sempre pallide, con le braccia tinte di bianco e praticano, come si ritiene facciano tutte le streghe, il vampirismo. Lanciano i loro malefici dai crocicchi, dove vengono lasciate loro offerte di pezzi di pane.

Sempre in Messico ci sono i tlaciques, che si trasformano in palle di fuoco o in tacchini selvatici, e le civitateo, streghe-vampiro, di sicura origine azteca, vestite di stracci, vecchie e scheletriche, che assalgono i bambini agli incroci.

In Cile si teme un vampiro si affiancano il pihuchen, un serpente alato in grado di succhiare il sangue a distanza, e il Chonchon, una testa umana con grandi orecchie che gli servono da ali.



Edited by Valene - 17/11/2019, 20:34
 
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