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GILLES DE RAIS

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view post Posted on 1/1/2007, 14:22
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GILLES DE RAIS

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Credits: Google, wikipedia.

Gilles de Montmorency-Laval, conosciuto principalmente con l'appellativo di Gilles de Rais[1] (Champtocé-sur-Loire, non prima del 1405[2] – Nantes, 26 ottobre 1440), Barone di Rais, fu signore di varie località in Bretagna, Angiò e Poitou, capitano dell'esercito francese e compagno d'armi di Giovanna d'Arco.
È conosciuto per il suo coinvolgimento in pratiche alchemiche e occulte in cui torturò, stuprò e uccise almeno 140 bambini e adolescenti.

Dal 1427 al 1435 servì come comandante nell'esercito reale francese e combatté contro gli inglesi durante la guerra dei cent'anni; fu nominato maresciallo di Francia nel 1429.
Accusato di praticare l'occulto, dopo il 1432 venne implicato in una serie di omicidi di bambini.
Nel 1440 una violenta controversia con un religioso aprì un'indagine ecclesiastica che lo portò a essere accusato dei reati sopra citati.
Durante il processo i genitori dei bambini scomparsi e i servi di Gilles testimoniarono contro di lui, facendolo condannare a morte per una vasta serie di reati. Venne impiccato a Nantes il 26 ottobre 1440.

Si pensa che Gilles de Rais abbia ispirato lo scrittore francese Charles Perrault per la fiaba del 1697 Barbablù (Barbe bleue).
La fiaba narra infatti di un crudele signorotto che uccide brutalmente le proprie mogli e ne nasconde i cadaveri in una stanza segreta del proprio castello.

Biografia

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Gilles de Laval, barone di Retz

Di nobile casato (i Montmorency-Laval erano due fra le più potenti famiglie di Francia, imparentate con il connestabile Bertrand du Guesclin[2]), a soli undici anni rimase orfano di entrambi i genitori (la madre morì di malattia ed il padre ucciso da un cinghiale durante una battuta di caccia), e fu allevato dal nonno materno, Jean de Craòn.

Jean de Craòn lo fidanzò a tredici anni con Jeanne Peynel, una ricca ereditiera, poi con Beatrice de Rohan, nipote del duca Giovanni IV di Bretagna.[4]
La morte prematura di entrambe le giovani impedì il matrimonio.
Sposò infine un'altra ereditiera, Catherine de Thouars, il 30 novembre 1420.[4]

Gioventù

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Rais nacque nel 1404 a Machecoul.
Fu un bambino di brillante intelligenza, con spiccate capacità nel latino.

A soli undici anni rimase orfano di entrambi i genitori (la madre morì di malattia ed il padre ucciso da un cinghiale durante una battuta di caccia), e fu affidato al nonno materno, Jean de Craòn.

Nel 1420 visse alla corte del Delfino Carlo, futuro Carlo VII.
Jean de Craòn provò a farlo sposare con Jeanne de Paynol, una ricca ereditiera, ma senza successo; fu un fallimento anche il tentativo di matrimonio con Beatrice de Rohan, nipote del duca di Bretagna.
Infine riuscì nell'intento di accrescere le ricchezze di Gilles facendogli sposare un'altra ereditiera, Catherine de Thouars, dopo averla rapita.

Carriera militare

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Lo stemma di Gilles de Rais.

Nel 1427, agli ordini di Arturo III di Bretagna, entrò al servizio di Carlo VII di Francia combattendo alla testa di un proprio contingente in svariati episodi della guerra dei cent'anni.
Grazie alla parentela con Georges de La Trémoille, gran ciambellano di Francia, entrò nelle grazie del sovrano combattendo poi contro gli inglesi al fianco di Giovanna d'Arco, ad Orléans, a Jargeau, a Meung-sur-Loire e a Beaugency.[3]

Divenuto pari di Francia, consigliere e ciambellano di re Carlo VII, presenziò alla consacrazione di quest'ultimo, avvenuta a Reims il 17 luglio 1429, dopo essere stato elevato al titolo di maresciallo di Francia il precedente 21 aprile.[1][4]
Continuò a combattere prima sulla Loira quindi in Normandia, alla testa di un piccolo esercito personale da lui stesso mantenuto.[2]

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Chateau Tiffauges uno dei castelli appartenuti a De Rais in cui svolgeva i riti di sacrifici al demone per ottenere denaro.


La decadenza e la dissolutezza

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Morto il nonno, nel 1432 ereditò un'immensa fortuna, consistente soprattutto in proprietà terriere in Bretagna, nel Maine e nell'Angiò, cui si aggiungevano le ricchezze dei de Rais e quelle della moglie, ritrovandosi così ad essere uno degli uomini più ricchi del suo tempo.[3]
Grazie a questa fortuna finanziò Carlo VII nelle sue campagne, con denaro che non gli venne mai restituito.

Ritiratosi dal servizio militare (l'ultima azione cui prese parte ebbe luogo nell'estate 1432 a Lagny-sur-Marne, assediata dalle truppe di Giovanni di Lancaster), iniziò a condurre una vita dispendiosa e raffinata, circondandosi di manoscritti preziosi e finanziando sfarzosi spettacoli teatrali.[4]
Si sa che nel corso di una visita ad Orléans il suo seguito di 200 persone occupò tutte le locande della città, e in pochi mesi la spesa arrivò a 80 000 corone d'oro.
Non mancò di interessarsi di religione, costruendo una sfarzosa cappella privata e finanziando opere caritatevoli.[3]

Dissipò così in breve tempo il patrimonio di famiglia, fino ad essere costretto a ricorrere a prestiti e a svendere i propri possedimenti per somme irrisorie.[3][5]
In seguito agli sperperi, fra il 1434 e il 1436 la moglie lo abbandonò, il fratello prese possesso del castello avito di Champtocé e Carlo VII giunse su richiesta della famiglia a emanare nei suoi confronti un atto di interdizione, dichiarando nulle ulteriori vendite.
Giovanni V di Bretagna non rese nota tuttavia l'interdizione nei propri domini e con il vescovo di Nantes Jean de Malestroit, ansiosi entrambi di opporsi alla politica del sovrano e soprattutto interessati all'acquisto dei terreni, nominò de Rais luogotenente generale di Bretagna.[3][4][5]

Fu probabilmente in quel periodo che, per cercare di ritrovare la perduta fortuna, Gilles de Rais cominciò a interessarsi alla creazione della pietra filosofale, motivo per cui affidò al suo cappellano Eustache Blanchet il compito di procacciargli alchimisti.
Fu proprio Blanchet a recarsi in Toscana e a incontrare a Firenze Francesco Prelati, un giovane monaco spretato aretino dedito all'occultismo, che assoldò e portò con sé in Francia nel 1439.[3][4]

Prelati, impegnato nel tentativo di ottenere la pietra filosofale, disse a Rais di avere al proprio servizio un demone personale, di nome "Barron".
Davanti all'inquisizione Prelati dichiarò che, non essendo in grado di soddisfare i desideri del suo mecenate, ogni giorno più bisognoso di denaro, Prelati richiese a nome del demone il sacrificio di un bambino.[3]

Processo e condanna

Il 15 maggio 1440 de Rais riprese armi alla mano il castello di Saint-Étienne de Mermorte, che egli stesso aveva venduto al tesoriere di Bretagna Guillaume Le Ferron (prestanome del Duca).
Ciò facendo non solo violò un contratto, ma infranse anche le leggi della Chiesa entrando in armi in un luogo sacro e prendendo in ostaggio il canonico Jean Le Ferron (fratello del proprietario), che stava celebrando la Messa. Il fatto indusse il vescovo di Nantes, competente sul territorio, ad aprire un'indagine.[4]

Dopo la liberazione di Le Ferron, nel settembre dello stesso anno de Rais fu arrestato insieme a servitori e amici, e il 28 settembre cominciò il processo inquisitoriale di fronte al vescovo e al viceinquisitore di Nantes, Jean Blouyn. Quel giorno deposero otto testimoni a suo carico, seguiti poi da altri due, tutti lamentando la scomparsa di bambini e attribuendone il rapimento a una serva di Gilles de Rais, Perrine Martin soprannominata "la Meffraye", in prigione a Nantes.[3]

Il 13 ottobre il processo riprese; nel frattempo furono stilati 49 capi d'imputazione: de Rais fu accusato di avere, con l'aiuto di complici, rapito numerosi bambini,[7] averli uccisi nei modi più perversi, smembrati, bruciati, averli offerti in sacrificio ai demoni, di aver condotto con Prelati pratiche stregonesche, ecc.[3]

Alcuni giorni dopo, il 16 e il 17, furono raccolte le deposizioni dei presunti complici.[8]
Gilles de Rais inizialmente si scagliò con violenza contro i giudici, accusandoli apertamente di volerlo processare per sottrargli le sue ricchezze (de Rais si era già distinto in precedenza per l'atteggiamento polemico o apertamente violento nei confronti del clero); il vescovo e l'inquisitore lo minacciarono di scomunica, e gli diedero 48 ore di tempo per preparare una difesa.[3][4]

Il 15 ottobre Gilles de Rais ricomparve davanti al tribunale: sotto tortura confessò nei giorni successivi una quantità enorme di crimini di incredibile efferatezza.[3]
Il 25 ottobre fu emessa la sentenza: in nome del vescovo e dell'inquisitore Gilles de Rais fu dichiarato colpevole di apostasia e invocazione demoniaca; a nome del solo vescovo fu dichiarato colpevole di sodomia, sacrilegio e violazione dell'immunità della Chiesa.[3]

Il 26 ottobre de Rais, insieme ai due servitori e complici, Henriet Griart e "Poitou", fu giustiziato mediante l'impiccagione e il rogo, ma non prima di ricevere l'assoluzione dai peccati commessi.

Chiese ed ottenne di venire tumulato nella cappella dei Carmelitani di Nantes, luogo di sepoltura dei duchi di Bretagna.[3][9]

La vicenda giudiziaria non si estinse con l'esecuzione: da una lettera di Carlo VII del 1442 si apprende che Gilles de Rais aveva inoltrato appello al re e al Parlamento di Parigi, senza che ciò venisse tenuto in conto dai giudici; poiché i familiari volevano dar seguito alla cosa, Pierre de l'Hôpital, presidente del tribunale di Bretagna, e gli altri giudici, erano chiamati a comparire davanti al Parlamento.
In una seconda lettera del sovrano il Parlamento e i balivi di Maine, Angiò e Turenna vengono chiamati all'apertura di un'inchiesta sulle circostanze della condanna.
Le lettere furono redatte ma mai spedite: si ignora il motivo, tuttavia è significativo il solo fatto - per quel che concerne le accuse a Gilles de Rais - che Carlo VII le abbia scritte.[3]

Discendenza

Dal matrimonio con Catherine de Thouars nacque una figlia, Marie de Laval, sposata con l'ammiraglio Prigent de Coëtivy, e in seconde nozze con il cugino maresciallo André de Lohéac.[1]
La sua vedova, un anno dopo la morte di Gilles, contrasse nuovo matrimonio con Jean de Vendôme.[2]
La famiglia si estinse nel 1502.

Giudizio storico

Per secoli la figura di Gilles de Rais si identificò nell'immaginario popolare con l'archetipo di Barbablù, e la gravità delle accuse a suo carico non fu mai messa in discussione.
Se già Voltaire nel suo Essai sur les mœurs, aveva affermato - in maniera generica - l'innocenza del maresciallo, imputando le accuse alla superstizione e all'ignoranza[10], la storiografia ufficiale ha iniziato ad interrogarsi circa la correttezza del processo e la veridicità delle accuse a cavallo tra XIX e XX secolo, in seguito alla pubblicazione parziale degli atti del processo da parte dell'abate Eugène Bossard[11].

Quattro sono i documenti pervenutici riguardo al processo:[12]

il processo canonico, di cui esiste l'originale in latino, conservato agli Archivi di Nantes
il processo penale, in francese, conservato sempre a Nantes
la sentenza di condanna del tribunale ecclesiastico
il resoconto dell'esecuzione, in francese, aggiunto a copie più recenti del processo
Bossard fece riferimento alle copie più antiche esistenti degli atti processuali, senza dubitare che fossero gli originali, e diede della vicenda un resoconto volutamente a tinte forti; nel complesso l'opera di Bossard è lacunosa in alcuni punti: per l'autocensura che caratterizza gli aspetti più scabrosi, come le testimonianze degli imputati, sgraditi alla pudibonda società di fine Ottocento, e per la mancanza nei documenti utilizzati (antichi dunque ma incompleti) del resoconto dell'esecuzione (presente invece in altre copie degli atti).[12]

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Il castello di Machecoul


Secondo lo storico Salomon Reinach il duca di Bretagna e il suo cancelliere Jean de Malestroit, vescovo di Nantes, avendo acquistato a condizioni vantaggiose le proprietà di Gilles de Rais, avevano tutto l'interesse ad impedirgli di esercitare il diritto di riscatto.
Jean de Malestroit nutriva nei confronti di Gilles de Rais anche motivi di risentimento personale: nel 1426 Malestroit era stato indicato come responsabile del fallimento dell'assedio a Saint-Jean de Beuvron, nei pressi di Avranches, dove Gilles, all'epoca al servizio di Arturo III di Bretagna, dovette ritirarsi di fronte agli inglesi; Arturo III fece arrestare Malestroit, che recuperata a stento la libertà giurò vendetta contro l'uno e l'altro.[3]

Il processo fu istruito e condotto dallo stesso Malestroit con l'appoggio del duca, quindi de Rais fu accusato, giudicato e giustiziato da persone che avevano tutto l'interesse a rovinarlo.
Le testimonianze a suo carico superarono le cento, ma ben poche si potrebbero oggigiorno definire credibili, e il processo fu condotto con i metodi propri dell'Inquisizione, senza il diritto di difesa e con l'impiego della tortura (o la minaccia di essa).
Gilles de Rais, minacciato di tortura, confessò in effetti crimini efferati con parole ricalcanti esattamente le due più lunghe testimonianze a suo carico, e in parte anche l'atto d'accusa redatto prima dell'audizione dei testimoni, il che lascerebbe supporre una scarsa spontaneità nelle sue dichiarazioni. Reinach vede con diffidenza la trattazione che degli atti fece l'abate Bossard, e la conseguente analisi - a suo giudizio tendenziosa - della vicenda, tenuto anche conto del clima di ostilità fra Stato e Chiesa che si respirava in Francia sul finire del secolo XIX.[3][13]

Nel 1921 gli scrittori Fernand Fleuret e Louis Perceau (sotto lo pseudonimo di Ludovico Hernandez[14]) diedero alle stampe Le procès inquisitorial de Gilles de Rais, Maréchal de France, avec un essai de réhabilitation[4], fornendo la traduzione completa dei processi e del resoconto dell'esecuzione.
Si servirono però di un manoscritto francese del XVII secolo, non degli originali in latino; ebbero tuttavia il merito di redigere la prima rassegna completa dei manoscritti esistenti, inaugurando un approccio storicamente più critico.[12]

Georges Bataille, cui per primo si deve la preoccupazione di ricercare la fonte documentale più affidabile,[12] ritenne di collocare in una diversa luce - anche politica - gli avvenimenti, affermando che Gilles de Rais, pur colpevole, non sarebbe stato inquisito se non avesse voluto riprendere con le armi il castello di Saint-Étienne de Mermorte: in un colpo solo si era attirato quindi l'ostilità del duca di Bretagna e del vescovo di Nantes; non potendo contare più sull'appoggio di tali potenti, de Rais fu arrestato e condotto a Nantes dove venne istruito un processo nei suoi confronti dai suoi stessi ex protettori, processo che mai altrimenti sarebbe stato celebrato dato il rango del personaggio.
Bataille leggeva in definitiva nella vicenda l'eterno arbitrio delle classi superiori sui miserabili.[15]

In mancanza di un'edizione critica degli atti del processo, unico strumento per far piena luce sulla vicenda, il giudizio degli storici moderni non si discosta in genere dal giudizio tradizionale (fatta eccezione per alcuni dichiaratamente "innocentisti"): le incongruenze e le approssimazioni nei resoconti processuali erano all'epoca piuttosto comuni, e perciò in sé non sufficienti per ipotizzare oggigiorno un complotto contro il maresciallo.[12] Un tentativo in tal senso è stato, tuttavia, quello dello scrittore francese Gilbert Proteau, che nel 1992 pubblicò una biografia di de Rais,[16] in cui, analizzando gli atti del processo, esprime un giudizio di non colpevolezza, ritenendo il barone una delle tante vittime dell’inquisizione e, in questo caso, dei forti interessi materiali sulle sue enormi proprietà.

Nella cultura di massa


I crimini efferati di de Rais (come Maresciallo di Retz) sono citati in una delle trattazioni di Dolmancé, personaggio del discusso libro/opera teatrale del marchese de Sade, La filosofia nel boudoir.

Nella tradizione popolare Gilles de Rais divenne Barbablù, personaggio fissato verso la fine del XVII secolo dallo scrittore Charles Perrault nei suoi Contes de ma mère l'Oye.

La storia di Gilles de Rais è narrata all'inizio del romanzo Angelica la Marchesa degli Angeli.

Gilles e Jeanne, il sesto romanzo dello scrittore francese Michel Tournier, narra la vicenda di Gilles de Rais ed i suoi rapporti con Giovanna d'Arco.

Nel libro I fiori blu di Raymond Queneau, la storia di Gilles de Rais è uno dei cardini dei balzi temporali compiuti dal Duca D'Auge.

Il protagonista del romanzo L'abisso (Là-bas) di Joris-Karl Huysmans del 1891 conduce una ricerca sugli orribili crimini di Gilles de Rais e ne resta morbosamente affascinato.

Citazioni

Nella tradizione popolare Gilles de Rais divenne Barbablù, per via della sua barba nera dai riflessi bluastri, personaggio fissato verso la fine del Seicento dallo scrittore di corte Charles Perrault nei suoi Contes de ma mère l'Oye.

Durtal, protagonista di Là-bas, romanzo di Joris Karl Huysmans, è un esteta ossessionato dalla figura immorale di Gilles de Rais.

Gilles de Rais compare tra i protagonisti del romanzo di Valerio Evangelisti Mater Terribilis, del ciclo di Eymerich.

Gilles de Rais compare tra i personaggi del fumetto Martin Hel pubblicato dalla Eura Editoriale.

Gilles de Rais viene citato anche nel romanzo Les fleurs blues di Raymond Queneau.

Gilles de Rais viene inoltre citato nell'episodio Il segreto di Giovanna d'Arco della serie a fumetti Martin Mystère, della Sergio Bonelli Editore.

Altra opera in cui compare il personaggio di Gilles de Rais è il manga Giovanna d'Arco di Yoshikazu Yasuhiko.

Il 20 ottobre 2008 è uscito Godspeed On The Devil's Thunder, un concept-album dei Cradle of Filth incentrato sulla figura di Gilles de Rais.

Gilles de Rais compare nel film Giovanna d'Arco di Luc Besson del 1999, interpretato dall'attore francese Vincent Cassel.

Gilles de Rais compare nel ruolo del Servant Caster in Fate/Zero, light novel prequel della visual novel Fate/stay night.

Gilles de Rais è il nome di una canzone dei Brodequin, band di Brutal Metal che tratta spesso di tematiche come serial killer, torture e fatti inquietanti del Medioevo.


Letteratura

Durtal, protagonista di Là-bas, romanzo di JORIS KARL HUYSMANS, è un esteta ossessionato dalla figura amorale di Gilles de Rais.


APPROFONDIMENTI:.

Nato nel 1404 a Champtocè, nei pressi di Nantes, era x discendenza destinato a ottenere ruoli importanti nel suo paese.
Il padre, Guy de Laval, era a capo dell'illustre casata dei Laval-Montmorency e la madre, Marie de Craon, apparteneva a una delle famiglie + ricche del regno.
Ma la sorte gli fu avversa. il padre e la madre morirono a poca distanza l'uno dall'altra, lasciando il piccolo con un'immensa fortuna ma privo dell'amore dei genitori: fu affidato alla tutela del nonno materno, Jean de Craon, un uomo eccentrico e originale, che pero' non fu un buon educatore. Con la sua guida Gilles crebbe formandosi una personalita' immorale , avendo spesso l'opportunita' di concedere la massima liberta' alla sua indole perversa.
Giovanissimo si sposo' con la cugina Catherine de Thouars, verso la quale non nutriva alcun affetto,ma che gli fu' imposta dalla ragione e non dai sentimenti: la donna porto' in dote una cospicua fortuna e insieme si trasferirono nel castello di Tiffauges.
Ben presto Gilles trascuro' la moglie dedicandosi all'ozio e ai vizi che spesso riusciva a soddisfare con l'aiuto dei suoi paggi; solo gli impegni di guerra lo allontanavano dalle mollezze della vita al castello, proiettandolo in un mondo dove spesso dava segno di grande coraggio e valore.
Nel 1424, chiamato alla corte di Carlo VII, de Rais giunse a Chinon pochi giorni dopo l'arrivo di Giovanna d'Arco che si era spinta in quel luogo x incontrare il Delfino e condurlo a Reims.
L'incontro tra il perverso cavaliere, sadico e assassino, e la pulzella d'Orlèans ebbe effetto miracoloso: da allora il giovane non abbandono' + la donna,divenendone uno dei compagni piu' valorosi e impegnati.
Con Giovanna partecipo' a numerosi episodi gloriosi della Guerra dei Cent'Anni: fu presente alla presa d'Orlèans e a Reims nei giorni dell'incoronazione,dove fu insignito dal re x i suoi grandi meriti con il titolo di Maresciallo di Francia.
Ma la cattura e la morte di Giovanna d'Arco,seguita a breve distanza da quella di Jean de Craon,lasciarono il neo maresciallo di Francia senza appoggi pratici e spirituali, ma soprattutto quel disastro determino' un repentino ritorno di Gilles alla vita smodata degli anni precedenti.

In pochi anni dilapido' l'immensa fortuna in festini,acquisti incauti e sregolatezze di ogni genere.
Nel suo castello di Tiffauges fu iniziato all'alchimia: pratica a cui si applico' con la speranza di ottenere l'oro dal metallo vile,al fine di contribuire a rimpinguare le casse familiari.
In quei tempi si dedico' anche alla magia nera e firmo' un patto con il demonio il quale gli chiese continui sacrifici umani.
Nel corso delle messe nere Gilles offriva ai demoni il cuore e altre parti del corpo dei bambini che faceva rapire nelle campagne e che quando entravano nel terribile maniero divenivano poveri oggetti x i disegni occulti del tremendo padrone di casa.
Durante il processo a suo carico ebbe a dire che nei suoi castelli il divertimento maggiore era determinato dal " tagliare la gola ai giovinetti, reciderne la testa, asportarne le membra, sventrarle x osservarne le viscere, appenderli ad un gancio di ferro e strangolarli"...

Le autorita' da tempo indagavano su Gilles pero',come abbiamo visto nel caso di Erzsèbet Bathory, vi era una certa cautela nell'accusare personaggi di rango.
Ma nella primavera del 1440 il Maresciallo di Francia tento' di rapire un monaco nella chiesa di Saint'Etienne de Mere Morte, il cui fratello era in lotta con Gilles x alcune questioni patrimoniali.
Quell'azione plateale determino' una forte reazione: il vescovo accuso' Gilles di infanticidio, patto col diavolo, atti contro natura e sacrilegio.

Il 15 settembre 1440 fu arrestato e tradotto nelle carceri del castello di Nantes dove si svolse il processo.
Dopo i primi dibattimenti che videro Gilles sprezzante e indifferente l'accusato confesso' di aver ucciso circa 300 fanciulli e chiese perdono a Dio. Il suo pentimento fu forte e deciso e fu pronunciato il 22 ottobre 1440 nella cattedrale di Nantes davanti ad oltre 400 fedeli.

Gli atti del processo furono redatti x volere del condannato in francese e non in latino, cosi' da consentire a chiunque dei suoi contemporanei di leggerli. Si tratta di testimonianze raccapriccianti, tremende che non sono state mai pubblicate integralmente visto il loro contenuto.
La confessione di Gilles raggiunse momenti di grande intensita', come ad esempio quando affermo' :

" Per mia bramosia e x mia volutta' ho rapito e fatto rapire un numero talmente grande di fanciulli che non saprei stabilirlo con certezza. Li ho uccisi e ho commesso su loro peccati di sodomia prima e dopo ma anche durante la morte".

Il 26 ottobre Gilles de Rais nobile Maresciallo di Francia, alchimista, satanista, assassino e sadico,fu impiccato con due dei suoi + stretti collaboratori; il corpo pero' non vene bruciato ma sepolto " da 4 dame e damigelle di nobile stato, e interrato molto probabilmente nella chiesa del Carmine in detto luogo di Nantes". ( J.Chartiers, Cronaca francese del re Carlo VII).

Come Erzsèbet Bathory anche Gilles de Rais nei suoi rituali ebbe modo di avvalersi di una piccola corte di domestici e collaboratori completamente votati ai malvagi disegni dei loro padroni.
Il sadismo del Maresciallo di Francia fu tale da superare qualunque immaginazione,al punto di far apparire le pratiche vampiresche esperienze di minore entita', forse paradossalmente appartenenti a uno stadio ancora inferiore, + arcaico, meno evoluto.
Tra quel livello estremo espresso dal compagno d'armi di Giovanna d'Arco e il vampiro tout court, possiamo porre la demoniaca contessa Bathory.
In entrambi ricorre il tema della ciclicita' connessa alla sfera sessuale, difficile pero' da enucleare con la dovuta precisione vista la vetusta' delle fonti.


Note

^ O come Gilles de Retz.
^ (FR) Matei Cazacu, Gilles de Rais, Parigi, Tallandier, 2005, p. 11 ; 23-25.
Cultes, mythes et religions, cit.
Le procès inquisitorial de Gilles de Rais..., cit.
Dictionnaire des Maréchaux de France, cit.
^ La data esatta di nomina non è certa: altra data possibile è il 21 giugno, quando risulta citato con quel titolo in un atto di pagamento, cfr. Père Anselme, Histoire généalogique de la maison royale de la France et des grands officiers de la couronne. Tome 7, Parigi, Compagnie des libraires associez, 1730 [1692], p. 72. URL consultato l'8 dicembre 2011.
^ Il totale fu quantificato in 140 anche se sotto tortura ne ammise che furono 800, probabilmente sperando che un numero così esagerato, avrebbe fatto apparire ridicole le accuse a suo carico.
^ In ciò Reinach vede (Cultes, mythes et religions, cit.) un'ulteriore prova dell'inconsistenza giuridica del processo e della malafede degli accusatori: i particolari dei crimini non sarebbero stati ricavati dalle testimonianze delle prime udienze, perciò sarebbero stati artificiosamente costruiti e inseriti nelle confessioni estorte successivamente ai complici con la tortura.
^ Di nuovo Reinach (Cultes, mythes et religions, cit.) rileva un'anomalia nella vicenda: gli apostati e scomunicati non potevano godere del sacramento dell'assoluzione se prima non compivano abiura, per tacere della sepoltura in terra consacrata.
^ Essai sur les mœurs et l'esprit des nations Cap. XXX.
^ Eugène Bossard, Gilles de Rais maréchal de France dit Barbe-Bleue (1404-1440), Parigi, Champion, 1885.
Le Procès de Gilles de Rais - Preuve juridique et 'exemplum', cit.
^ (FR) Salomon Reinach, Le procès de Gilles de Rais (partie 2), in Comptes-rendus des séances de l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, 49e année, nº 1, 1905, pp. 11-15, DOI:10.3406/crai.1905.71522. URL consultato l'8 dicembre 2011.
^ (FR) Fleuret scrittore "eccentrico"
^ Il processo di Gilles de Rais, cit.
^ Gilbert Proteau, Gilles de Rais ou la gueule du loup, 1992, Du Rocher.



Edited by Valene - 10/1/2024, 15:48
 
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Nalea Erie
view post Posted on 13/11/2007, 20:26




Veramente interessante...
Ma non capisco come i fratelli Grimm abbiano fatto a prelevare il personaggio di Barbablu`...

Egli uccideva giovani fanciulli, mica donne...

 
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†L u c i f e r i a†
view post Posted on 4/1/2008, 22:48




Interssantissimo, sempre un ottimo lavoro Valene!^^
 
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view post Posted on 28/8/2009, 14:09
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Topic Riaggiornato con nuove notizie e foto.

Purtroppo gli atti del processo on line non si trovano o se si trova qualcosa e' tutto in francese o inglese.

ad esempio vi sono qualche libro:

Le procès inquisitorial de Gilles de Rais, maréchal de France di Fleuret, Fernand, 1884-1942


Titolo: Il processo di Gilles de Rais
Autore: Bataille Georges
Traduttore: Guidieri R.
Editore: Guanda
Data di Pubblicazione: 1982
Collana: Biblioteca della Fenice
ISBN: 8877460032
ISBN-13: 9788877460035
Pagine: 312



per il resto non si trova molto...
 
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Kakihara
view post Posted on 31/8/2009, 05:09




Ma perchè sta nella sezione Vampiri??
 
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view post Posted on 31/8/2009, 17:33
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O__o effettivamente ero convinta di aver letto che De Rais bevesse anche il sangue delle sue vittime.... e per questo messo nella sfera dei serial killer vampiri ...devo documentarmi meglio sulle voci e al max sposto nella sez serial killer....
 
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5 replies since 1/1/2007, 14:22   1045 views
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